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Utility italiane. Una associazione, tante sfide
Nella parola che in questi anni sta caratterizzando i destini delle società municipalizzate, “aggregazione”, non si poteva non cominciare dalla stessa struttura associativa che le raccoglie e le rappresenta. Nasce così, con presentazione ufficiale il 16 giungo, Utilitalia, l’Associazione che riunisce i soggetti operanti nei servizi pubblici dell’Acqua, dell’Ambiente, dell’Energia Elettrica e del Gas. Utilitalia, con nuovo logo e identity, nasce dalla fusione di Federutility (servizi energetici e idrici) e di Federambiente (servizi ambientali). Alla guida Giovanni Valotti, presidente di A2A.
“Questa non è semplicemente un’aggregazione di due federazioni ma è un cambio di passo nel nostro disegno. Noi vogliamo che la nuova federazione si caratterizzi non come luogo di difesa di posizioni acquisite ma come luogo di proposta”, Queste le parole pronunciate da Valotti nel corso della relazione di presentazione agli stakeholder istituzionali. In tempi nei quali le municipalizzate, sono giustamente state messe sotto la lente di ingrandimento della spending review nazionale, Valotti ha voluto segnare un cambio di passo per rendere la fase di evoluzione che le società partecipate stanno vivendo. Una spending che passa dall’associazione stessa, dicevamo, se, come dice lo stesso Valotti “Utilitalia non è la somma dei costi delle due federazioni in termini di costi di gestione. In questo caso uno più uno non fa due ma uno e mezzo’‘.
I dossier di Utilitalia: DDL concorrenza, gestione integrata, gare gas, riforma PA
Utilitalia ha davanti delle sfide importanti da affrontare, e altrettanti dossier legislativi strategici la attendono da qui ai prossimi mesi.
L’associazione ha preso parte alla serie di audizioni in corso questa settimana sul ddl concorrenza che stabilisce la fine progressiva del regime della tutela nel settore della vendita di elettricità. L’associazione, rivolgendosi alle commissioni congiunte Finanze e Attività produttive della Camera, si è detta favorevole al superamento della tutela dal 1° gennaio 2018, esortando però il governo ad una tempestiva fissazione della roadmap in modo da poter dare certezza agli operatori ed evitare confusione ai clienti. Contraria, invece, all’ipotesi delle aste individuata dall’Autorità per l’energia, ovverosia l’idea di proporre contratti standard per lotti di clienti e non per singoli nuclei.
Le altre sfide sul tavolo le individua lo stesso Valotti durante la sua relazione di lancio ufficiale dell’Associazione. Un tassello importante – afferma – è il superamento della frammentazione gestionale, che nei settori dell’acqua e dei rifiuti in particolare, è il principale ostacolo ad uno sviluppo in senso industriale. “L’approdo alla gestione “unica” del servizio idrico introdotto dallo Sblocca Italia (gli enti di governo devono provvedere, per ciascun ambito territoriale, all’affidamento del servizio ad un gestore unico con la conseguente decadenza degli affidamenti non conformi – ndr), – sostiene Valotti – rappresenta certamente un altro passo avanti”.
Ma non manca il dossier “gare gas”, più volte oggetto di confronto e rinvii tra operatori, governo e Regioni. L’Associazione individua rilevanti squilibri tra gli ATEM – ambiti territoriali minimi, fattore che porta alla necessità di un loro ridisegno. Una disomogeneità in particolare tra aree settentrionali e aree meridionali che rende queste ultime meno contendibili anche a causa dei consumi più contenuti. Ma una disomogeneità pure in termini di scadenze delle gare per cui quelle più vicine sono concentrate nelle regioni del Nord e del Centro (dal 2015 al 2016), mentre tra le ultime – meno appetibili – rientrano quelle delle aree del mezzogiorno (fino al 2018).
Un impulso decisivo al consolidamento dovrebbe poi giungere dalla razionalizzazione delle partecipazioni pubbliche, avviato con la Legge di Stabilità 2015, ma che attraverserà una fase cruciale con l’approvazione del disegno di legge delega sulla Pubblica Amministrazione (il cosiddetto DDL Madia) e i successivi decreti legislativi di attuazione. Il provvedimento, già approvato al Senato e ora in esame in Commissione Affari costituzionali alla Camera, prevede deleghe al governo per il riordino della disciplina dei servizi pubblici locali.
Un passaggio fondamentale e che, una volta superato, porterà probabilmente ad un importante ridisegnamento della geografia delle partecipate pubbliche, con possibili e auspicabili espansioni nel business, fusioni, accorpamenti.
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