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Upstream, in Basilicata le royalties “che si vedono”
Tra referendum NO TRIV ed emendamenti del governo per ristabilire il limite delle 12 miglia dalla costa entro i quali sono vietate attività di ricerca e prospezione idrocarburi, un atto della regione Basilicata potrebbe sbaragliare le carte e mettere un po’ di più all’angolo il sentimento “anti trivelle” che in Italia sta avendo tanto seguito.
La regione che viene chiamata “Texas d’Italia”, con il suo presidente Marcello Pittella, ha deciso di investire i soldi delle royalties ricavate dalle attività di ricerca ed esplorazione idrocarburi per pagare un assegno a circa 8mila famiglie prive di entrate economiche. La Giunta ha già approvato il regolamento e sta per pubblicare i bandi per gli aventi diritto. L’iniziativa si rivolge principalmente a due categorie, i lavoratori per i quali scade la cassa integrazione in deroga e le famiglie con un reddito inferiore a una certa soglia. L’iniziativa sarà un buon esempio di politica attiva del lavoro: i comuni della regione presenteranno progetti per lavori di pubblica utilità per i quali impiegheranno i senza lavoro. Il compenso di questi ultimi (circa 500 euro al mese per un periodo di un anno) verrà pagato dalla regione; nel contempo i beneficiari potranno seguire corsi per riaffacciarsi sul mercato del lavoro.
In Italia le royalties sono versate dalle compagnie petrolifere nella misura del 10% sul valore della produzione (solo una parte della fiscalità applicata). Ne sono beneficiari i comuni (15%), le regioni (55%) e lo Stato (30%, segnalando però che le regioni del Sud Italia tra cui la Basilicata, principale produttore italiano di petrolio, anche la quota del 30% dello Stato è assegnata direttamente alle Regioni). Per la regione Basilicata parliamo di un gettito di 158.590.201,84 milioni di euro nel 2014.
L’episodio lascia spazio ad una riflessione sull’utilizzo delle royalties. Perché non spingere per rendere sempre più evidente l’utilizzo che di esse viene fatto, creando un rapporto diretto tra gettito e servizio reso sul territorio? Un po’ come per le tasse: pagarle ottenendo servizi, magari di qualità, ci rende pagatori più fedeli, ma soprattutto consapevoli. Allo stesso modo, i territori dove sono presenti concessioni E&P, vedranno forse con un occhio diverso la presenza di queste ultime, sapendo che quello che viene pagato può servire a mettere in sesto una scuola, o a dare decoro a una periferia.
A chi spetta più di tutti prendere parte a questa sfida è forse il governo: non le regioni e i comuni, che spesso sono a guida di esponenti “anti-trivella” e quindi non potrebbero sostenere politicamente questa sfida; non le compagnie E&P (o almeno, non da sole) che verrebbero presto additate di “voler comprare” le anime degli abitanti e le loro bellissime terre.
La Basilicata, vale la pena ricordarlo, è tra le dieci regioni ad aver promosso i sei referendum regionali contro le norme sullo Sblocca Italia, coordinati dal presidente dell’Assemblea regionale Piero Lacorazza.