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Tutela costituzionale dell’ambiente: il dibattito a Palazzo Madama
di Sara Tasca
In Commissione Affari Costituzionali del Senato è attualmente in corso l’esame del disegno di legge che mira ad inserire nella nostra Costituzione la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli animali. Il testo base è stato adottato lo scorso marzo, a partire dall’unificazione dei diversi disegni di legge depositati in Senato tra il 2018 e il 2019.
Nel dettaglio, il testo prevede l’aggiunta all’art. 9 di un ulteriore comma che inserirebbe tra i Principi fondamentali della Costituzione la “tutela dell’ambiente e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni, e la protezione della biodiversità e degli animali”. Inoltre, con riferimento all’art. 41 si introduce la previsione che non possa svolgersi “l’iniziativa economica che rechi danno alla salute e all’ambiente” e che “l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata oltre che a fini sociali, anche a fini ambientali”. Mentre, in relazione all’art. 117, si dispone l’attribuzione allo Stato della legislazione esclusiva in materia di tutela degli animali.
L’insediamento del Governo Draghi ha fornito una spinta propulsiva all’iter di approvazione di questa legga di modifica costituzionale. Non solo sul piano dei principi – il premier, nel corso della replica al Senato sulle linee programmatiche, aveva infatti espresso apprezzamento per l’iniziativa – ma anche sul piano politico: l’ampiezza della maggioranza costituisce una condizione estremamente favorevole per dare attuazione ad una legge di revisione costituzionale, data la complessità dell’iter di approvazione di questa tipologia di provvedimento.
Al contempo, la medesima ampiezza della maggioranza implica anche, come per molti temi, la convivenza di sensibilità politiche diverse. Ad esempio, alcuni esponenti della Lega, in polemica con l’impostazione del testo all’esame del Senato, giudicata troppo generica, hanno presentato 246mila emendamenti. Principale pomo della discordia è la parte relativa alla protezione degli animali: per il Carroccio, infatti, sarebbe opportuno evitare formulazioni che possano pregiudicare settori economici come quelli caccia e allevamento.
Dall’altra parte dello spettro politico, Loredana De Pretis (LeU), prima firmataria di uno dei ddl raggruppati, ha definito gravemente ostruzionistico l’atteggiamento della Lega e pretestuose le dichiarazioni sui possibili danni provocati ad alcuni settori produttivi. Provocatoriamente, Gianluca Perilli (M5S) ha affermato a tal proposito che, come già dimostrato in altre occasioni, per il Carroccio “la tutela degli animali continua ad essere un problema”. Alcuni esponenti di Forza Italia hanno ribadito l’approccio favorevole del loro partito verso questa riforma, che allineerebbe il nostro Paese a quanto già previsto nella maggior parte degli stati europei.
In Italia si attribuisce alla giurisprudenza (attraverso la sentenza della Corte Costituzionale n. 210/1987) il merito di avere qualificato la salvaguardia dell’ambiente come un “diritto fondamentale della persona ed interesse fondamentale della collettività”. Dunque, per un lungo periodo di tempo, la lacuna normativa esistente a livello costituzionale è stata colmata da un orientamento giurisprudenziale consolidato. Tuttavia, si argomenta in uno dei DDL presentati, a firma della senatrice M5S Patty L’Abbate, “è proprio l’assenza di una norma costituzionale di principio a disorientare chi oggi si accinge ad affrontare i temi ambientali”: da cui la necessità di riconoscere esplicitamente il diritto all’ambiente quale principio fondamentale del nostro ordinamento.