Dai territori, Idrocarburi, Produzione di Energia, Sostenibilità
Trivellazioni a Ragusa: 300 lavoratori fermi al palo. Il sindaco Piccitto non dice nulla
Trecento lavoratori attendono una firma. Una firma che vale il loro futuro occupazionale. Sono i dipendenti dell’indotto, ‘fermi al palo’ come anche l’autorizzazione per proseguire i lavori di costruzione di tre pozzi petroliferi in c.da Buglia Sottana, in territorio di Ragusa, di proprietà della società Irminio.
Manca solo l’ok del comune ibleo e la firma che si attende è quella dall’architetto Marcello Di Martino, il dirigente alla Pianificazione Urbanistica e Centri Storici . Quest’uomo, in questo momento, è al lavoro per “valutare tutte le componenti che vanno a incidere sulla realizzazione dell’intervento” e dovrà farlo entro e non oltre il 14 giugno. Termine ultimo imposto dal Tribunale Amministrativo Regionale che ha sollecitato il comune a chiarire la sua posizione dopo la sospensiva dell’autorizzazione, decisa dall’ente per avere ulteriori chiarimenti sul progetto. Il comune non ha impugnato la sentenza del Tar ma mentre sta decidendo se rilasciare le autorizzazioni, è in bilico l’occupazione dei dipendenti che rischiano di non lavorare se non viene dato il via alla realizzazione delle opere temporanee per la perforazione di tre pozzi finalizzati all’indagine esplorativa per la ricerca di idrocarburi, con il conseguente ed ingente danno economico. Si sta perdendo tempo. Mentre tutti gli altri enti competenti hanno rilasciato le autorizzazioni, il comune ancora sta “riflettendo”.
Martedì, 9 giugno dalle 9.00, davanti al comune di Ragusa, si svolgerà la manifestazione, indetta dai lavoratori del comparto energia e petrolio, per richiedere al comune il rilascio dell’autorizzazione necessaria per l’avvio dei lavori di “coltivazione e sviluppo”dei giacimenti petroliferi. “I lavoratori saranno bloccati fino al 14, nel senso che dopo il 14 sapranno se si faranno o meno” (i lavori), ha risposto il Dirigente Di Martino.
A lanciare un grido d’allarme, insieme con i sindacati, è il direttore della Pergemine (un colosso del settore che eroga servizi), Pippo Miceli, il quale ha ricordato che la sua società conta 80 dipendenti che sono rimasti fermi e attendono di “acquisire una commessa importante per il proseguo dell’attività estrattiva del territorio ragusano. Intorno ad un solo pozzo di perforazione ci vanno almeno sei società di varia natura”, ha infine spiegato Miceli, con l’aggravante che ad essere fermi sono anche i macchinari che costano milioni di euro.
LA RISPOSTA DEL DIRIGENTE MARCELLO DI MARTINO
“Non c’ è una posizione da parte degli uffici. Noi dobbiamo dare un parere urbanistico ma stiamo valutando anche tutte le componenti che vanno a incidere sulla realizzazione dell’intervento. Stiamo andando avanti, non c’è un provvedimento definitivo”. Così ha risposto alla nostra sollecitazione il Dirigente ma le perplessità rimangono.
Perché se gli altri enti hanno dichiarato fattibile il progetto, il comune non è ancora convinto? Se la legge, in materia di risorse minerarie, è uguale per la Sovrintendenza, per il Genio Civile, per l’Assessorato regionale Territorio ed Ambiente perché non dovrebbe essere anche osservata, allo stesso modo, dal comune? La normativa non s’interpreta. Il dirigente ha spiegato che “c’è una serie di norme che si va incastrare, partendo dalle norme nazionali e finendo a quelle regionali; dunque la questione va valutata anche attentamente”.
Eppure il Tar del Lazio ha respinto il ricorso dei comuni a favore del progetto di trivellazione in mare conosciuto come “Off-shore Ibleo” di ENI ed Edison, che prevede otto pozzi, di cui due “esplorativi”, una piattaforma e vari gasdotti al largo della costa delle province di Caltanissetta, Agrigento e Ragusa. “Effettivamente, ha continuato Di Martino, il Tar devo dire che a livello ambientale ha dato un parere in un’area che è quella di un ecosistema marino, totalmente intatto e assolutamente antropizzato, quindi questa cosa ci deve fare pensare. È una delle cose che si aggiunge alla valutazione che stiamo facendo, sicuramente”, ha garantito. Allora quali sono le perplessità? Secondo quanto ha riferito Di Martino “non essendoci un’espressione normativa ben precisa, si rischia di fare qualcosa che noi vogliamo essere sicuri di quello che facciamo, per questo ci stiamo lavorando sopra”.
In ogni caso tutti gli organi competenti, compresa l’Avvocatura della Regione Siciliana che si è costituita in giudizio con una posizione contraria al Comune di Ragusa, hanno dato l’ok per l’avvio dei lavori attenendosi alla normativa. Quella famosa normativa che ancora vuole studiare il comune.
IL SINDACO FEDERICO PICCITTO
“Non è un atto politico, ma solo tecnico. Sarebbe un’ingerenza”, ha precisato il sindaco di Ragusa, Federico Piccitto. Lo sperano soprattutto i 300 dipendenti dell’indotto perché tra di loro c’è anche chi finisce di prendere la disoccupazione a luglio e dopo può tornarsene a casa. Licenziato. La famiglia di questi operai come campa?
Qualcuno, in maniera provocatoria, direbbe al primo cittadino: “Visto che lei lo stipendio lo prende, magari passo a fine mese e mi sostiene lei”. Una delegazione era già stata ricevuta a Palazzo Ina dal sindaco quando si era presentata ai lavori del consiglio comunale di qualche giorno fa. Nulla ha detto Piccitto ai lavoratori per rassicurarli anche perché lui continua a ribadire: “Non posso dire niente, non so nulla, è una cosa che attiene al dirigente. Non conosco le carte”.
Ma il Tar si. Ha dichiarato infatti infondato il ricorso dei Comuni contro le trivellazioni e Federico Piccitto ne ha preso atto, dichiarando: “Purtroppo i comuni non hanno voce in capitolo in questa vicenda in quanto costretti a subire passivamente quelle che sono le indicazioni dell’art. 38 e le concessioni rilasciate dalla regione. In questo modo i sindaci vengono privati della possibilità di perseguire un modello di sviluppo diverso da quello che Renzi e Crocetta si ostinano a favorire”. Ma non è lo stesso sviluppo che garantiscono le società petrolifere quando erogano al comune di Ragusa le royalties?
Questo articolo di Viviana Sammito è stato pubblicato il 06 giugno 2015 dal sito EssePress
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