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Trasporto aereo: è giunto il momento di superare l’Emission Trading Scheme?
di Umberto Garini
Per la prima volta una compagnia aerea compare nella lista delle società europee più inquinanti; l’irlandese Ryanair, secondo il rapporto annuale del think tank Transport & Environment occupa il nono posto nella classifica dei maggiori emettitrici di CO2. Tutte le altre nove società sono centrali a carbone.
In un momento di forte mobilitazione per il contrasto ai cambiamenti climatici, la notizia ha destato non poche polemiche. Infatti, in Europa nel 2018, nel settore dell’aviazione le emissioni di CO2 sono cresciute del 4,9% rispetto all’anno precedente, a differenza degli altri settori dell’ETS europeo, che hanno visto un calo del 3,9%. Scarto ancora più marcato se si considerano gli ultimi 5 anni in cui la quantità di gas serra causata dai voli in Europa è aumentata del 26,3%, superando di gran lunga qualsiasi altra modalità di trasporto (Transport & Environment, 2019).
Per far fronte a questa problematica, la Commissione aveva inserito, a partire dal 2012, il settore dell’aviazione nel programma europeo per lo scambio di emissioni (EU ETS), che prevede l’allocazione di un numero di permessi per società che corrispondono a un ugual numero di emissioni. Se la società avrà meno emissioni potrà vender i permessi in eccesso, viceversa dovrà comprarli sul mercato.
Attualmente il programma ETS si trova nella sua terza fase (2013-2020) di quattro, ed è stato oggetto di revisione, visto il fallimento della fase 1 e 2. Infatti, i primi due stadi prevedevano l’allocazione di permessi gratuiti e così, anche a causa della crisi economica, si è verificata un’offerta eccessiva di permessi sul mercato che ne ha causato il crollo del prezzo. Il costo di emissione di una tonnellata di CO2 risultava quindi minimo e di conseguenza le imprese non erano incentivate a ridurre le proprie emissioni, quanto più a comprare i permessi a basso prezzo.
Dal 1° gennaio 2019 è entrato in vigore il nuovo regolamento per la rendicontazione e il monitoraggio delle emissioni di CO2 per consentire un’armonia con il programma internazionale CORSIA. Acronimo di Carbon Offsetting and Reduction Scheme for International Aviation, CORSIA è lo schema approvato dall’ICAO, l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile, che mira a stabilizzare le emissioni del settore dell’aviazione al 2020, intervenendo sui voli internazionali. A differenza dell’ETS che è uno strumento cap and trade, CORSIA è uno strumento di compensazione; ciò significa che è previsto un prezzo per emissione di CO2 che le compagnie devono pagare. Le compagnie hanno quindi la possibilità di ridurre altrove le emissioni attraverso specifici programmi. CORSIA entrerà in vigore nel 2021 e per le prime due fasi, ossia fino al 2026, la partecipazione è volontaria.
Sono state sollevate delle perplessità sulla possibilità che per le compagnie aeree europee, soggette al CORSIA e all’ETS, si possa verificare un doppio conteggio delle emissioni con una conseguente penalizzazione dei vettori europei rispetto ai concorrenti extracomunitari e un innalzamento dei prezzi per i consumatori, su cui verrebbero scaricati i costi aggiuntivi.
La Commissione ha piuttosto suggerito che non si tratta di un doppio conteggio, in quanto il requisito ETS si aggiungerà al requisito CORSIA; infatti entrambi prevedono che le compagnie aeree controllino e comunichino le loro emissioni, restituendo un certo numero di crediti (in termini di quote o di compensazioni) a seconda dell’aumento delle loro emissioni.
Dall’altro lato, le accuse che vengono mosse alla Commissione europea da più parti sono di non aver adottato provvedimenti utili a un’effettiva riduzione delle emissioni derivanti dal settore dell’aviazione, attaccando di fatto il sistema europeo di commercio delle emissioni. Non solo, il trasporto aereo rimane comunque il meno tassato, non essendo soggetto a Iva e non prevedendo le accise sul carburante. (T&E, 2019)
Allo stato attuale bisogna riconoscere che gli strumenti economici in vigore (ETS, CORSIA) vengono indicati da entrambe le parti come costi accessori inutili (o insufficienti) che non riescono a raggiungere gli obiettivi ambientali prefissati.
Le compagnie aeree, da parte loro, affermano di adottare tecnologie sempre più amiche dell’ambiente, ma chiedono al legislatore di considerare come il traffico aereo sia in constante aumento sia per numero di voli che di passeggeri movimentati. Sono però sempre più i soggetti, mossi da differenti motivazioni, che richiedono all’Unione Europea di sottoporre il trasporto aereo a tassazione dell’Iva e del carburante e di imporre l’adozione di carburanti ecologici, di cui esistono già applicazioni.
In conclusione, sarebbe auspicabile che sia l’Unione europea, sia l’ICAO rivedessero le misure adottate per ottenere uno schema unico e che sia più efficace ed efficiente, volto sia alla tutela della competitività sia al rispetto dell’ambiente.