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To regulate or not to regulate? Gli sforzi comunitari e nazionali per stare al passo con gli sviluppi dell’intelligenza artificiale.
di Martina Molino
L’Unione Europea e l’AI Act: un passo avanti nella regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale.
Il 13 marzo, durante una sessione plenaria a Strasburgo, il Parlamento europeo ha adottato con una vasta maggioranza il regolamento sull’intelligenza artificiale, il cosiddetto “AI Act”. L’ atto , primo del suo genere a livello mondiale, mira a combattere la discriminazione digitale e a prevenire l’uso nefasto di tecnologie come i deep fakes. Brando Benifei, relatore all’Eurocamera per l’AI Act e capodelegazione del Partito Democratico al Parlamento europeo, ha definito l’approvazione della legge di importanza storica, evidenziando la necessità di concentrarsi sull’attuazione, sugli investimenti e sulla collaborazione internazionale per generare un modello di sviluppo dell’IA che ponga l’essere umano al centro.
Tra le principali disposizioni dell’AI Act vi è il divieto di utilizzare sistemi di intelligenza artificiale per la sorveglianza biometrica nei luoghi pubblici, per la polizia predittiva e per il riconoscimento delle emozioni. Inoltre, la legislazione prevede regolamenti specifici per i sistemi di intelligenza artificiale, tra cui ChatGPT, che dovranno chiaramente indicare che il contenuto è stato generato da un’intelligenza artificiale.
Come riportato nella posizione comune relativa alla normativa sull’intelligenza artificiale adottata dal Consiglio nel dicembre 2022, l’AI Act nasce dall’esigenza di assicurare che i sistemi di IA immessi sul mercato Ue “siano sicuri e rispettino la normativa vigente in materia di diritti fondamentali e i valori dell’Unione”. Se da una parte la regolamentazione appare essenziale per tutelare la sicurezza dei cittadini europei, c’è poi chi evidenzia che potrebbe d’altra parte disincentivare gli investimenti sull’intelligenza artificiale nei Paesi membri e limitare così la competitività delle aziende. Sul punto, Cecilia Bonefeld-Dahl, responsabile dell’organizzazione Digital Europe, ha enfatizzato l’importanza di garantire l’accesso delle imprese europee al mercato globale dell’IA.
Una delle innovazioni più significative dell’AI Act è la classificazione dei sistemi di machine learning (basati cioè sull’intelligenza artificiale) in quattro categorie principali in base al rischio che rappresentano per la società (risk based approach). Ciò garantirà che i sistemi ad alto rischio siano soggetti a rigide normative prima di essere introdotti sul mercato dell’UE. La supervisione sarà affidata alle autorità nazionali, con il supporto dell’ufficio dedicato della Commissione europea. Il provvedimento ,inoltre, prevede che gli Stati membri istituiscano agenzie di controllo nazionali entro un anno.
Il regolamento deve essere ancora formalmente approvato dal Consiglio e dovrebbe essere adottato definitivamente prima della fine della legislatura, entro fine aprile 2024. Avrà piena efficacia venti giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE e inizierà ad applicarsi 24 mesi dopo l’entrata in vigore.
Parallelamente agli sforzi regolatori europei, l’Italia si è mossa per definire l’approccio nazionale all’intelligenza artificiale, che guarda soprattutto alle implicazioni per le imprese italiane.
Già a novembre 2021, il Consiglio dei Ministri ha approvato il “Il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale (IA) 2022-2024”, allineato alla Strategia Europea. Il Programma mirava a promuovere la creazione e il consolidamento delle competenze, la ricerca, i programmi di sviluppo e le applicazioni dell’IA e si componeva di ventiquattro politiche da attuare nei successivi tre anni, finanziate attraverso fonti di investimento sia europee che nazionali.
Alla luce degli enormi passi avanti dell’intelligenza artificiale negli ultimi mesi, e i conseguenti sviluppi normativi comunitari, con l’approvazione dell’AI Act, si è reso necessario un aggiornamento della strategia italiana, in quanto il panorama tecnologico, rispetto al 2021 è radicalmente cambiato.
A livello parlamentare il deputato leghista Alberto Gusmeroli, presidente della Commissione Attività Produttive della Camera, ha promosso l’avvio di un’indagine conoscitiva sull’intelligenza artificiale lo scorso 19 settembre 2023. L’obiettivo principale dell’ iniziativa è quello di acquisire le conoscenze necessarie per la stesura di una legge che promuova l’innovazione e massimizzi i benefici per le imprese italiane, sulla falsariga di quanto già avvenuto per il Made in Italy. Lo stesso Gusmeroli ha sottolineato che “l’intelligenza artificiale offre importanti opportunità per il sistema produttivo italiano, ma è necessario comprendere e gestire i potenziali rischi connessi.” Dal canto suo, il Governo italiano – come indicato dalla Premier Giorgia Meloni il 12 marzo in un videomessaggio in occasione dell’evento “L’Intelligenza Artificiale per l’Italia”, organizzato dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri e AgID – “sta elaborando un provvedimento di legge che mira a stabilire principi e regole complementari al regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, oltre a individuare misure efficaci per stimolare il tessuto produttivo nazionale” sulla base dell’imminente aggiornamento della Strategia nazionale per l’intelligenza artificiale.