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Sicilia, gli scenari post-voto e le priorità del Governatore Renato Schifani
di Emanuele Rosa
In contemporanea con le elezioni politiche, i cittadini siciliani si sono recati alle urne per eleggere il nuovo Presidente e per rinnovare l’Assemblea Regionale Siciliana. L’appuntamento elettorale si è reso necessario alla luce delle dimissioni del governatore uscente Nello Musumeci, candidato (e poi eletto) al Senato in quota Fratelli d’Italia.
Il risultato elettorale ha visto l’affermazione di Renato Schifani, ex presidente del Senato e candidato della coalizione di Centrodestra, sostenuto da Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, Democrazia Cristiana e Popolari e Autonomisti. Renato Schifani ha vinto con il 42% dei voti staccando di 12 punti Cateno De Luca, candidato indipendente ed ex sindaco di Messina. In terza posizione la parlamentare europea Caterina Chinnici, sostenuta dalla coalizione di centrosinistra (Partito democratico e dalla Lista Cento Passi). Segue il candidato del Movimento 5 Stelle Nuccio Di Paola nonché capogruppo uscente all’Assemblea regionale con il 15,2%. Chiude al quinto posto l’ex Vicepresidente della Regione il professore Gaetano Armao, candidato per il Terzo Polo.
Se De Luca mastica amaro, Di Paola definisce il Movimento 5 Stelle come “unico argine in Sicilia al centrodestra”. Dal Partito democratico il segretario regionale Anthony Barbagallo si augura che il neo governatore “avvii un sano confronto con il Parlamento siciliano” in discontinuità con il suo predecessore, mentre Caterina Chinnici dichiara “il grande dispiacere per l’impatto che il venir meno del campo largo ha avuto su queste elezioni regionali, fino a quel momento una partita aperta e da quel momento in poi, invece, una salita molto ripida”
Una vittoria, quella di Schifani, in parte preannunciata ma che può permetterci comunque di analizzare alcune questioni che meritano certamente attenzione.
Il primo dato è quello dell’affluenza alle urne (48,62%) superiore a quello di cinque anni fa quando era stata del 46,75% ma comunque sotto la soglia del 50%. Da segnalare in particolare la scarsa affluenza nelle circoscrizioni di Enna, Caltanissetta e Agrigento poco sopra il 40%. Il tema dell’astensionismo continua pertanto a mantenere il suo carattere patologico.
Il secondo dato riguarda Forza Italia, che pur realizzando un risultato decisamente superiore a quanto ottenuto a livello nazionale (alle regionali ottiene il 14,7%) cede a Fratelli d’Italia lo scettro di primo partito nella Regione (15,1%). Ma è alle politiche che il partito di Silvio Berlusconi fa registrare nell’Isola il peggior risultato di sempre. Forza Italia al Senato è quinta alle spalle del Movimento 5 Stelle (primo partito), Fratelli d’Italia, Sud chiama Nord di Cateno De Luca e Partito democratico. Alla Camera invece è il quarto partito con un solo punto percentuale di distanza dalla lista Sud chiama Nord. Sono pertanto destinati a cambiare i rapporti di forza all’interno del Consiglio regionale e in primis nella coalizione di centrodestra?
Il coordinatore regionale azzurro Gianfranco Miccichè eletto sia all’Assemblea Regione Siciliana che al Senato si ritiene comunque soddisfatto ma i malumori all’interno del partito non tardano a venire a galla. L’ assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone, coordinatore provinciale del partito a Catania e uno degli uomini-chiave del governo di Nello Musumeci, ritiene opportuno “aprire una riflessione interna sulla gestione del partito“.
Il terzo dato riguarda le liste elettorali, sono otto quelle che hanno superato lo sbarramento del 5%, previsto dalla legge regionale, e che quindi eleggono deputati all’Assemblea siciliana. Sono settanta i consiglieri regionali così ripartiti: 62 attribuiti con il sistema proporzionale puro (16 a Palermo, 13 a Catania, 8 a Messina, 6 ad Agrigento, 5 a Siracusa e a Trapani, 4 a Ragusa, 3 a Caltanissetta e 2 a Enna); 1 seggio al candidato alla Presidenza della Regione eletto e 1 seggio al candidato governatore arrivato secondo nelle preferenze. Infine, 6 seggi vengono assegnati all’interno della lista regionale del candidato presidente (cosiddetto listino, lista bloccata che funziona da premio di maggioranza).
Ma quali saranno le priorità dell’ex presidente del Senato? Lavoro, investimenti, infrastrutture e last but not least l’energia ormai tema imprescindibile nelle agende di ogni istituzione nazionale e locale.
Commentando la vittoria in sala stampa Schifani ha affermato che la questione in assoluto più rilevante è “dare lavoro ai giovani attraendo investimenti che vanno facilitati con procedure burocratiche snelle”.
Il Governatore guarda poi al Piano nazionale di ripresa e resilienza “con grande interesse. Qualcuno ha paventato infiltrazioni con un governo di centrodestra. Ma questo non accadrà perché istituirò una conferenza di servizi, un comitato ristrettissimo di ex magistrati ed ex componenti di forze dell’ordine che monitori l’attuazione del Pnrr”.
In campagna elettorale al capitolo energia il Governatore Schifani ha dedicato ampio spazio concentrando l’attenzione in particolare al tema dell’indipendenza energetica. Schifani ha affermato di avere redatto insieme al suo staff “un piano che ci porterà, entro la legislatura, all’autonomia energetica. I nostri mari sono pieni di gas. Il progetto Cassiopea, è in fase avanzata di realizzazione. Con questo progetto Eni produrrà tale quantità di gas da soddisfare il 40% del fabbisogno siciliano. Io lavorerò perché le procedure si accelerino quanto più possibile”.
Schifani ha poi posto l’accento anche sulle rinnovabili e al loro sviluppo concentrandosi in particolare sul fotovoltaico ritenuto “importante e che va incentivato e agevolato” mentre per l’eolico si è mostrato più cauto. Prioritario per il Presidente accelerare il processo autorizzativo, una Regione “bloccata anche da queste lungaggini che hanno scoraggiato gli investitori. Per questo mi impegnerò moltissimo sulla semplificazione delle procedure e su una burocrazia che comunque si assuma le proprie responsabilità in tempi brevi”.
Non resta quindi che augurarci che la Sicilia sappia cogliere le importanti e decisive sfide dei prossimi mesi non solo per se stessa ma anche per l’intero Paese, considerato il ruolo strategico che riveste nel Mediterraneo.