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Servizio Idrico Integrato, il DDL Acqua inizia la sua corsa
Dopo lo Sblocca Italia, il Collegato ambientale e la legge delega sulla Pubblica Amministrazione che tocca aspetti di governance delle società a partecipazione pubblica, un altro provvedimento mira ad intervenire sul settore idrico e in maniera davvero estensa.
Il titolo del disegno di legge in esame presso la commissione Ambiente della Camera la dice lunga in merito agli obbiettivi: Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico, nonché delega al Governo per l’adozione di tributi destinati al suo finanziamento. La prima firmataria è la deputata Federica Daga dei 5stelle. La finalità del provvedimento è quindi quella di individuare i principi con i quali deve essere utilizzato, gestito e governato il patrimonio idrico nazionale, nonché quella di favorire la definizione di un governo pubblico e partecipativo del ciclo integrato dell’acqua, in grado di garantirne un uso sostenibile e solidale.
I principi cardine relativi alla gestione del servizio idrico sono definiti nell’articolo 4. Si qualifica il servizio idrico integrato quale servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, la cui gestione quindi è sottratta al principio della libera concorrenza e realizzata senza fini di lucro.
Un DDL che, come molti, potrebbe giacere per mesi o anni tra le stanze parlamentari per poi di colpo accelerare e diventare legge (come è successo con la legge sulla Green Economy). Per ora si sta entrando nel vivo del dibattito, visto che il presidente di commissione, l’on. Realacci, ha stabilito per lo scorso 4 febbraio la scadenza per depositare emendamenti. E il Partito democratico non si è fatto attendere, sia per intestarsi un intervento ritenuto comunque “necessario”, sia per arginare le criticità di un testo che per molti aspetti promette di vendicare il “tradito” responso referendario del 2011, andando addirittura oltre lo stesso negli obbiettivi
La proposta di legge prevede infatti l’affidamento esclusivo a enti di diritto pubblico e in conseguenza di tali disposizioni le norme in esame vietano l’acquisizione di quote azionarie da parte di società di gestione del servizio idrico integrato. Viene inoltre regolata la fase transitoria per il passaggio al nuovo assetto di gestione esclusivamente pubblica, prevedendo in particolare la decadenza immediata di tutte le forme di gestione del servizio idrico affidate in concessione a terzi (e anche il dossier predisposto dalla Camera fa sommessamente notare che bisognerebbe quantomeno meglio precisare le modalità di cessazione dei rapporti di concessione attualmente in essere, per i quali la disposizione prevede la “decadenza”).
È lo stesso deputato Enrico Borghi, capogruppo PD in commissione, a ricordare che il referendum del giugno del 2011 ha disposto l’abrogazione dell’articolo 23-bis del cosiddetto «decreto Ronchi» e la soppressione della norma di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006 (il Codice dell’Ambiente n.d.r.) relativa all’adeguata remunerazione del capitale investito, eliminando già la possibilità per il gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa. Sarà pertanto necessario chiarire le conseguenti implicazioni derivanti dalla ripubblicizzazione del servizio idrico sui soggetti titolari della gestione.