Dalle Istituzioni, Parlamento
Se le norme sul lobbying arrivano per Regolamento. I rischi e le opportunità.
Se infine così fosse, ci sarebbe da chiedersi perché non sia stato fatto prima. La Camera si accinge a varare un Regolamento che potrebbe di fatto intervenire su un tema di così fondamentale importanza quale la regolamentazione del rapporto tra istituzioni e portatori di interessi.
Anni di proposte di legge depositate ma nemmeno arrivate al passaggio del voto di una delle due Camere potrebbero così risolversi in un Regolamento interno, senza rimpalli tra Commissioni né emendamenti e lunghi tempi parlamentari.
Si tratta per la verità di un Codice etico che quindi non affronta la questione in termini ampi ma che intanto, se applicata, avrebbe dei risvolti immediati per chi esercita la professione lobbistica.
Il capogruppo del Misto, Pino Pisicchio, ha presentato in Giunta per il Regolamento due testi, uno sul codice etico e l’altro di regolamentazione dell’attività di lobbying all’interno di Montecitorio. Il tema del rapporto con le lobbies è (per fortuna) trattato in un documento a parte, evitando quindi di indulgere in quell’approccio così diffuso e tuttavia errato e mistificante per cui “lobbying uguale corruzione”.
La Camera sta accelerando sull’approvazione e pare che i motivi dietro questa corsa non siano una improvvisa assunzione di consapevolezza della necessità di introdurre misure in questo senso. In aprile l’Italia sarà sottoposta alla verifica del Gruppo di Stati contro la corruzione (Greco), la struttura europea creata per monitorare l’attuazione degli indirizzi del Consiglio d’Europa sul tema dei livelli di corruzione. Uno dei requisiti è relativo proprio alle norme di comportamento dei deputati nel loro rapporto con i rappresentanti di interessi.
Il 24 marzo, secondo quanto è dato sapere, ci sarà una nuova riunione della Giunta e la proposta di Pisicchio è di adottare il testo, direttamente con un voto in Giunta, in via sperimentale, come una sorta di protocollo. Altrimenti una modifica al Regolamento comporterebbe quantomeno una verifica parlamentare in Aula e tempi più lunghi.
Nello specifico, la bozza prevedrebbe l’istituzione di “un registro dell’attività di relazione istituzionale nei confronti dei deputati” pubblicato sul sito internet della Camera. Esso dovrà riportare le attività svolte da “persone, associazioni, enti e società attraverso proposte, richieste, suggerimenti, studi, ricerche, analisi e qualsiasi altra iniziativa o comunicazione” volta a perseguire “interessi leciti propri o di terzi nei confronti dei membri” della Camera. Chiunque intenda svolgere attività di questo tipo dovrà richiedere l’iscrizione nel registro indicando dati anagrafici, domicilio professionale, descrizione dell’attività e i soggetti istituzionali che si intendano contattare.
Alcuni punti rimangono sullo sfondo e a quanto risulta non trovano risposta nella bozza di Regolamento: quali sanzioni – per il deputato e il lobbista – che non dovesse rispettare le regole? Quali regole sul cosiddetto revolving door: da parlamentare a lobbista senza ostacoli quantomeno temporali? Insomma, il rischio che la fretta di scrivere regole crei buchi normativi sembra essere molto alto.