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Royalties, odi et amo. In Sicilia è polemica sul loro utilizzo
Si parla di “scippo” delle royalties a Ragusa. Nell’articolo 8 della Finanziaria in discussione a palazzo dei Normanni è stato approvato in commissione bilancio un emendamento presentato dal consigliere Ars Nello Dipasquale (PD) relativo alla ripartizione delle royalties destinate ai comuni siciliani. Esso stabilisce che i 30 milioni di royalties per le estrazioni di idrocarburi raccolti dalle attività E&P nel territorio ragusano vadano a finanziare per 5 milioni la legge speciale per Ibla, per la quale non sono stati identificati altri fondi disponibili (come invece è stato fatto per Agrigento e Siracusa). Non solo, si prevede che il 30% dell’incasso da royalties venga spalmato sugli altri comuni della provincia di Ragusa (in questo senso, certamente una strategia del consenso per Dipasquale, anch’egli ragusano, che ha già ricevuto un plauso da parte dei comuni montani, chiaramente favorevoli all´emendamento).
Da Ragusa la giunta grillina guidata da Federico Piccitto grida allo “scippo”, vedendosi sfilare un ricco bottino da destinare ai comuni limitrofi per attività estrattive che impattano l’area della città di Ragusa.
L’emendamento deve ancora passare in Aula e il destino di questo tentativo di intervento non è affatto certo. Se ne contesta la correttezza dal punto di vista legale ed ha già mietuto le prime “vittime politiche”, poiché Giovanni Iacono, alleato del Movimento 5Stelle a Ragusa, si è dimesso dalla carica di presidente del consiglio comunale della città stessa, affermando di non poter ricoprire con serenità il proprio ruolo istituzionale. Sarebbe tutto riconducibile alla classica diatriba “centro-periferia”, nella quale i Comuni devono lottare con Regioni e queste, a loro volta, con le casse centrali, per garantirsi bilanci ed entrate corrispondenti ai servizi che intendono espletare. Il paradosso però è che quella ragusana è una giunta NoTriv che guida la battaglia per cancellare ogni attività di estrazione fossile. Una campagna che vede gli esponenti nazionali e locali in prima linea per fare sì che la propria “terra sia liberata dalle trivelle”. Le stesse trivelle che però garantiscono somme ingenti ai Comuni, i quali non hanno proprio in mente di vedersele “scippare”. E allora ci si chiede: nel momento in cui riuscissero nel loro obbiettivo “trivella zero”, con chi se la prenderebbero per le casse comunali all’asciutto?