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Rinnovabili, quanto correrà la Commissione Tecnica PNRR-PNIEC?
di Mattia Fadda per R.E.gions2030
La domanda che molti operatori oggi si pongono è quanto saranno veloci le procedure per le valutazioni ambientali per gli impianti FER così come riformate dal nuovo decreto Semplificazioni. Ci si chiede addirittura se possa valere la pena ritirare l’istanza autorizzativa regionale per il progetto fotovoltaico sopra i 10 MW per ripresentarla al MiTE visto che ora c’è la Commissione PNRR-PNIEC dedicata specificamente al vaglio di questi progetti.
Dato che le nuove norme che dovrebbero semplificare e accelerare prevedono che alla nuova commissione possano essere assegnati progetti fotovoltaici presentati dopo il 31 luglio 2021, esiste persino la possibilità di ritirare l’istanza per quelli depositati in periferia – magari da poco ma prima del 1° agosto 2021- per riproporla al centro. Essendo nota la velocità (o, ahinoi, la lentezza) dell’iter di valutazione ambientale e poi la concessione del titolo autorizzativo delle singole Regioni sui progetti in essere, ci si domanda quanto correrà (se mai lo farà) il MiTE e la nuova Commissione statale “speciale”.
Il percorso autorizzativo delle rinnovabili come noto è tortuoso e accidentato al punto che negli ultimi due anni sono stati due gli interventi normativi di semplificazione volti ad accelerarlo (Legge 11 settembre 2020, n. 120, di conversione in legge del Decreto Semplificazioni, e Legge n. 108 del 29 luglio 2021 di conversione del c.d. Semplificazioni bis).
I pochi progetti FER autorizzati hanno impiegato in media cinque anni e mezzo per ottenere il titolo autorizzativo. Non si contano invece i progetti rigettati o fermi. Se per la pubblica opinione rileva, crediamo, conoscere i tempi medi nazionali, per l’operatore conta ovviamente osservare tanto gli esiti quanto il timing regione per regione. Sono però troppo pochi gli esiti favorevoli dalle regioni per identificare un tempo medio per l’ottenimento della sola VIA e trarne qualche inferenza oltre al canonico grido d’allarme.
La Commissione Tecnica PNRR-PNIEC di cui all’articolo 8, comma 2-bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 è posta alle dipendenze funzionali del MITE e durerà in carica 5 anni (fino alla scadenza del piano e salvo proroghe), opererà attraverso assemblea plenaria, sottocommissioni (una PNRR e una PNIEC) e gruppi istruttori. Conterà fino a 40 membri (ex art. 17 DL Semplificazioni), attualmente ne sono stati nominati 29 tecnici (da ENEA, ISPRA, CNR e ISS), molto qualificati e impiegati a tempo pieno, cioè distaccati dalle rispettive amministrazioni. Per arrivare a 40 si attendono i commissari universitari. Proprio in questi giorni il MiTE ha pubblicato l’interpello per la selezione degli accademici. La Commissione sarà poi integrata in relazione al singolo affare con un rappresentante del Ministero della Cultura e con esperti designati da ognuna delle Regioni e dalle Province Autonome territorialmente competenti. Ancora non è stato individuato il Presidente che ha compiti importanti e che potrà persino essere lo stesso della Commissione VIA-VAS.
Il ministro Cingolani e i vertici della struttura del ministero hanno dichiarato di fare forte affidamento alla Commissione per accelerare i destini delle rinnovabili italiane (fotovoltaico sopra i 10 MW, eolico sopra i 30 MW ma non solo). La speranza è che levando dalla disponibilità delle regioni una delle cause dei rallentamenti (appunto la VIA regionale) e allocando risorse e staff dedicati alla sfida della transizione, allora gli obiettivi al 2030 non saranno più una chimera. Pensiamo però che le misure ad oggi previste e le risorse allocate non siano ancora sufficienti.
Il problema è che se agli investimenti (e le relative procedure e istruttorie del PNRR) si sommano tutti i progetti fotovoltaici che sarebbero andati a VIA regionale probabilmente ci troveremo presto in un nuovo collo di bottiglia.
La taglia media dei progetti fotovoltaici presentati nel 2020 infatti è di 26,6 MW. E se guardiamo agli ultimi tre anni conclusi (2018, 2019 e 2020) gli impianti per cui è stata presentata istanza superiori a 10 MW sono stati rispettivamente 11, 120 e 276. Secondo gli analisti la domanda valutazioni ambientali per impianti di questa taglia rimarrà alta e comparabile a quella del 2019 e del 2020. Se anzi l’appetito degli investitori dovesse, come pare, confermarsi e ad esso dovesse aggiungersi la rinnovata fiducia nella capacità del sistema di rispondere finalmente alle domande poste dal mercato e dalla pubblica opinione, allora sul tavolo della Commissione “speciale” potrebbero giungere solo di fotovoltaico più di 200 progetti l’anno.
Ai progetti fotovoltaici si unirebbero le moltissime istanze per progetti eolici superiori ai 30 MW (la taglia media dei progetti presentati fra 2018 e 2020 è 60,9 MW) e tutte le istanze per le opere indicate nell’allegato I-bis all’art.17 del Decreto-Legge 31 maggio 2021, n. 77 del 2021. Si tratta, per sommi capi, di tutte le opere riferibili a progetti utili al phase-out dal carbone, alle biomasse e dunque anche al biogas, alla produzione di carburanti sostenibili, ai combustibili alternativi (ricarica elettrica, GNL, etc..,), infrastrutture per la cattura, il trasporto e lo stoccaggio della CO2. Poi il capitolo dell’efficienza e la riqualificazione energetica di aree industriali, poi le reti di teleriscaldamento e agli impianti di cogenerazione ad alto rendimento. Anche le opere e gli interventi per il decommissioning delle piattaforme e la riconversione delle raffinerie esistenti vengono citate nell’allegato insieme a molte altre voci che qui non citiamo solo per ragioni di spazio.
Insomma, in attesa della revisione del PNIEC da parte di MITE ci troviamo di fronte ad un nuovo organismo a cui correttamente sono assegnate competenze speciali ma con una dotazione di risorse che, nonostante lo sforzo, sono forse ancora inadeguate alla sfida.
Mentre su altri fronti dell’implementazione del PNRR si alzano numerose grida d’allarme, non da ultima quella dei commissari straordinari alle grandi opere secondo cui le procedure speciali non decollano e le strutture dedicate ancora latitano, lato Rinnovabili temiamo che presto ci troveremo a constatare che il problema delle rinnovabili sia stato spostato dalle periferie al centro. A meno che oltre a nuove semplificazioni si aggiungano anche nuove risorse da dedicare alla commissione tecnica PNRR-PNIEC.
Articolo scritto nell’ambito del progetto R.E.gions2030.