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Revisione Certificati bianchi: cosa ne pensano gli stakeholder
La revisione del sistema dei Certificati Bianchi, attesa da diverso tempo dagli operatori del settore energetico, si sta finalmente avviando a realizzazione. Il Ministero dello Sviluppo Economico, come già anticipato da PowerZine, aveva pubblicato quest’estate il documento di consultazione “Proposte per il potenziamento e la qualifica del meccanismo dei Certificati Bianchi” redatto con il supporto di ENEA, RSE e GSE.
Ad inizio settembre è stato poi deferito alla Commissione 10a Industria del Senato l’affare n. 611 circa l’aggiornamento delle linee guida in materia di certificati bianchi, ed è iniziato un intenso ciclo di audizioni dei soggetti interessati. L’ascolto delle parti si è da poco concluso e si attende a breve una risoluzione finale da parte della Commissione.
Il documento di consultazione del MISE, partendo da un’analisi delle criticità riscontrate nel sistema dei Certificati Bianchi, propone una serie di interventi volti a dare soluzione alle problematiche individuate. Di seguito si riportano le principali categorie di interventi proposte dal ministero e le posizioni dei principali stakeholder auditi in Commissione al Senato.
Nella tabella di nostra elaborazione, si trova una rappresentazione sintetica delle posizioni dei principali stakeholder sul dco del MISE per singolo argomento
Interventi sui soggetti ammissibili e sulle modalità di accesso
La proposta consiste nella possibilità, o alternativamente nell’obbligo, per le imprese e gli Enti pubblici ove esista un Energy manager di presentare direttamente le domande e comunque nell’obbligo di controfirmare le proposte presentate da società di servizi. Tale proposta ha l’obiettivo di individuare con chiarezza, anche ai fini delle successive verifiche, i soggetti responsabili delle informazioni contenute nelle domande.
La posizione di Confindustria e Assoesco appare più marcatamente critica verso la proposta del Mise. In particolare, secondo le associazioni, “l’obbligo di presentazione delle PPPM (proposta di progetto e programma di misura, ndr) solo da parte dell’energy manager rischia di scardinare il motore propulsivo principale che ha caratterizzato in questi anni il successo del meccanismo dei certificati bianchi, ovvero il ruolo di scouting delle ESCo”.
Inoltre sarebbe “opportuno lasciare all’utente finale destinatario degli interventi la possibilità di scelta in merito al consentire alle ESCo di esercitare un ruolo pro-attivo nella presentazione delle proposte”. Libera scelta condivisa anche dall’Autorità per l’Energia.
Confindustria in particolare propone che “il titolare del progetto possa essere il titolare dell’impianto oppure un soggetto terzo (ESCo) che possiede requisiti di solidità patrimoniale tali da poter essere affidabile controparte verso il GSE”.
Mentre anche Federesco accoglie positivamente l’introduzione della corresponsabilità tra operatori e clienti finali, non ritiene condivisibile discriminare l’operato delle Esco sulla base della loro patrimonializzazione e, pertanto, propone alternative al fine di dare le opportune garanzie al GSE (il rilascio dei TEE in quote differenti in funzione del livello di qualificazione e la creazione di un apposito fondo di garanzia alimentato da una quota, non superiore al 3%, dei titoli complessivamente rilasciati dal GSE e preventivamente trattenuti a fondo perduto).
Revisione delle modalità di riconoscimento dei certificati bianchi
In merito a questo punto il documento di consultazione del MISE espone due proposte alternative per limitare le disfunzioni originate dall’introduzione del fattore di durabilità o coefficiente τ, e quindi le differenze tra contabilità fisica (Tep risparmiati) e contabilità economica (TEE rilasciati).
- La prima consiste nella riduzione della vita tecnica a massimo 15 anni e allungamento della vita utile (il periodo in cui vengono emessi i Tee) allo stesso valore;
- la seconda consiste nel mantenimento della vita utile di 5 anni e introduzione di un fattore di premialità compreso fra 1,5 e 2 da applicare ai risparmi effettivamente conseguiti per gli interventi a maggiore vita tecnica e maggiori ricadute in termini ambientali e di innovazione.
Per Confindustria entrambe le soluzioni proposte al fine di eliminare il coefficiente di durabilità rischierebbero di “ostacolare la ripresa degli investimenti di efficienza energetica riducendo la bancabilità dei progetti”. La drastica diminuzione che si verificherebbe (in alcuni casi stimabile fino al 40-50%) renderebbe il meccanismo dei Certificati Bianchi meno attrattivo per il mondo dell’industria che necessita spesso di tempi di ritorno non troppo estesi. L’associazione degli industriali propone di “mantenere in vita l’attuale formula del tau, andando tuttavia ad inserire un fattore di decadimento che assume valori crescenti con il trascorrere dei 5 anni di riconoscimento dei titoli”.
Rileva molte criticità anche Rete Imprese Italia in quanto se “l’incentivo venisse riconosciuto su un periodo decennale o addirittura ultradecennale esso perderebbe di interesse per la gran parte degli operatori, soprattutto per quelli più piccoli che hanno maggiori difficoltà nell’accesso al credito. Inoltre si perderebbe gran parte dell’effetto addizionale dell’incentivo, il cui compito è appunto quello di accorciare il Tempo di Rientro degli interventi sotto i 5 anni”.
AssoEsco ritiene “prioritario evitare casi di sovrastima del risparmio o di conteggio per risparmi futuri o solo potenziali”, quindi condivide la prima soluzione del documento di consultazione, “purché vengano definite vite tecniche realistiche e adeguate delle varie tipologie di intervento”. Dello stesso avviso pure ANCE.
Per l’Agenzia Nazionale Efficienza energetica “sebbene sia chiaro il rischio che l’eliminazione del coefficiente τ determini una riduzione della disponibilità dei TEE sul mercato e quindi un effetto sui prezzi, è evidente la necessità di un tale intervento” e condivide l’ipotesi del MISE “resa anche più radicale in termini di vita tecnica e vita utile riconoscibile”.
Addizionalità
Il documento di consultazione propone che sia il soggetto richiedente a fornire una “baseline” sulla base di dati aggiornati e riferiti in primo luogo al mercato nazionale; inoltre viene proposto che sia dichiarato il costo dell’investimento sostenuto per non incentivare interventi che risultino già economicamente convenienti.
Tutti i soggetti auditi nutrono forti perplessità circa la soluzione prospettata dal MISE. Per Confindustria “si prefigura infatti un meccanismo che, inevitabilmente, si rivelerà molto più oneroso per gli operatori che dovranno eseguire studi e analisi molto complessi e che comunque potrebbero risultare non risolutivi e definitivi nella definizione della baseline”.
ENEA sulla stessa linea ritiene che “mentre appare condivisibile l’obbligo da parte dei richiedenti di fornire tutti gli elementi a loro disposizione utili alla valutazione dell’addizionalità dell’intervento (fermo restando che la determinazione della “baseline” deve rimanere nella responsabilità del soggetto valutatore, che deve basarsi in primo luogo sulle proprie competenze), non appare congruente con la natura del meccanismo dei CB l’esclusione degli interventi sulla base dell’eventuale convenienza degli investimenti”.
Ambiti di applicazione
Le proposte riguardano:
- L’introduzione di ulteriori categorie di intervento con particolare riferimento al settore idrico, all’ICT e ai trasporti;
- L’esclusione dai Certificati Bianchi degli interventi di piccola taglia nel settore civile già compresi in altri strumenti di incentivazione quali il Conto termico, le detrazioni fiscali o gli incentivi alla produzione di energia rinnovabile o cogenerativa;
- La limitazione dell’ammissibilità delle fonti rinnovabili alla sola eventuale componente di efficienza energetica.
Per ANCE come per RETE Impresa Italia la seconda proposta non è assolutamente condivisibile. Inoltre per l’associazione dei costruttori edili, “al fine di potenziare la diffusione dei TEE nel settore civile, sarebbe opportuno introdurre un nuovo sistema di riconoscimento dei TEE basato sull’Attestato di Prestazione Energetica e sulla Relazione Tecnica di Progetto”. La proposta sarebbe quella di “riconoscere i TEE per quegli edifici di nuova costruzione caratterizzati dall’offrire una prestazione energetica migliore di quella minima richiesta dalla normativa in vigore. Analogo riconoscimento andrebbe fatto per gli interventi di riqualificazione energetica ‘importanti’”.
Confindustria nell’ambito della terza proposta propone di “prevedere la doppia possibilità, limitatamente all’ambito industriale, di premiare sia la componente di efficienza energetica nell’ambito del rinnovabile che il risparmio di energia fossile”. L’associazione fa notare poi che molte tecnologie non sono interessate dal documento di consultazione benché abbiano importanti possibilità di sviluppo (in primis il teleriscaldamento) e che dovrebbe poter anch’esse accedere al meccanismo dei TEE.