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Quale target per le rinnovabili? L’Ue cerca l’accordo sugli obiettivi 2030
Il 19 aprile scorso si è svolto a Sofia (Bulgaria) un meeting informale dei Ministri dell’Energia dell’Unione europea per discutere della proposta di direttiva sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, la cosiddetta direttiva “RED II”. Come noto, la direttiva fa parte del Winter package “Clean Energy for All Europeans” e fissa il target al 2030 di energia prodotta da fonti rinnovabili a livello comunitario. Si tratta di un provvedimento fortemente sostenuto dalle istituzioni europee poiché mira a modificare in modo sostanziale la precedente direttiva sulle rinnovabili, che aveva come orizzonte il 2020: la revisione si è resa necessaria per recepire i cambiamenti avvenuti proprio a partire dall’adozione delle misure del 2009, quando i concorrenti sui mercati mondiali hanno iniziato a rafforzarsi aumentando gli investimenti nelle FER.
Non mancano tuttavia le frizioni tra i vari organismi dell’Ue che hanno il delicato compito di mettere a punto una proposta che si vuole ambiziosa e, comunque, tale da restare alla portata dei Paesi membri e degli operatori del settore. Infatti, il 17 gennaio scorso l’Europarlamento ha approvato con il 70% di voti favorevoli l’innalzamento degli obiettivi al 2030 per le fonti rinnovabili: dal 27% – inizialmente proposto dalla Commissione europea e avallato dal Consiglio dell’Ue – al 35%. Per sanare il disaccordo e giungere a un compromesso occorre dunque trovare una soluzione condivisa tra la volontà del Parlamento di Bruxelles e le istante dei ministri dei singoli governi, riunitisi appunto nel Consiglio di giovedì scorso nella capitale bulgara. Ebbene, a seguito del meeting presieduto dal ministro bulgaro dell’energia Temenuzhka Petrova gli Stati membri hanno ulteriormente definito le loro posizioni: in particolare, è emersa la presenza di un nucleo di governi nazionali fortemente contrario a qualsiasi aumento del target, mentre importanti Paesi del Nord – come Germania, Austria, Francia, Olanda, Danimarca e Lussemburgo – hanno dimostrato significative aperture verso il superamento del 27%, senza tuttavia spingersi sino al 35% voluto dall’Europarlamento. Svezia e Portogallo hanno invece sostenuto chiaramente di essere favorevoli all’innalzamento dell’obiettivo al 35%, come confermato anche dal Commissario Ue per l’Energia e il clima, Miguel Arias Cañete il quale si è detto ottimista circa la disponibilità generale ad un innalzamento del target.
L’entrata in vigore della RED II è prevista il 1° gennaio 2021, mentre il termine per il recepimento da parte degli Stati membri è fissato entro il 30 giugno 2021 ma l’impressione è che le istituzioni comunitarie vogliano accelerare per evitare lungaggini e approvare la direttiva in tempi brevi, eventualmente già entro giugno prossimo, come ha dichiarato al termine del meeting di Sofia il ministro Petrova che punta a concludere i negoziati in concomitanza con la scadenza del mandato della presidenza di turno della Bulgaria.