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Pianificazione e permitting, elementi cruciali per compiere la transizione energetica
di Giovanni Galgano, managing director Public Affairs Advisors
L’Italia si è data obiettivi di crescita delle fonti rinnovabili molto ambiziosi. I numeri del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima sono importanti e molto impegnativi, ma il parere generale è che tecnicamente essi siano raggiungibili. Tuttavia le questioni aperte, tralasciando qui quelle tecniche e accennando solo alle “regolatorie”, sono tante: la necessità ormai non più rinviabile di un coordinamento delle decisioni tra molti attori governativi, istituzionali e locali, i tanti problemi autorizzativi, la mancanza di adeguate regole che sostengano il processo di transizione.
Le Regioni, così centrali e determinanti nella gestione delle procedure autorizzative delle FER, devono essere investite di un ruolo anche politico sul raggiungimento degli obiettivi fissati dal PNIEC e in generale negli sforzi collettivi che puntano alla decarbonizzazione.
Si ha oggi infatti l’impressione che ai centri decisionali regionali e locali manchi la consapevolezza del ruolo decisivo che rivestono: quasi certamente il Piano del governo non troverà sbocchi adeguati se non ci sarà un committment convinto da parte sia del Centro che della Periferia delle nostre istituzioni, e quindi dei territori coinvolti.
Un accenno doveroso va dedicato anche al tema specifico della valutazione paesaggistica, che sta creando enormi difficoltà di interpretazione all’interno delle procedure amministrative. Un recente rigido orientamento del Ministero per i Beni e le Attività Culturali sta infatti ritardando o addirittura “decapitando” molti nuovi progetti, soprattutto nel settore eolico, compromettendo quell’accelerazione nella costruzione di nuovi impianti di produzione rinnovabile che tutti auspicano. Senza contare che – frequentemente – le posizioni e le valutazioni sugli impatti paesaggistici di un tale progetto vengono considerati in maniera diversa o opposta dagli enti competenti locali e da quelli centrali, creando un paradosso dal quale appare arduo uscire.
Davide Crippa, il sottosegretario allo Sviluppo Economico competente per la partita energetica, ha recentemente preso impegni chiari su questi temi così determinanti, comprendendone l’impatto. Sta ora al governo coordinare le varie anime burocratiche e politiche al suo interno, prendendo decisioni univoche per rimuovere i lacci che frenano e ritardano gli investimenti sui nuovi impianti e le attività di repowering su impianti già esistenti.