Gestione dei rifiuti, Sostenibilità
Perché gli impianti per trattare i rifiuti speciali sono necessari
Nella società del XXI secolo, ad eccezione di alcuni sporadici casi, tutti i manufatti che ci circondano, gli alimenti e tutto ciò di cui ci serviamo nella vita quotidiana vengono prodotti in maniera industriale.
Che siano artigianali, piccole, medie o grandi imprese, queste utilizzano materie prime, consumano energia e producono dei rifiuti di lavorazione.
Pertanto ognuno di noi, inconsciamente e indirettamente attraverso il consumo e l’utilizzo di qualsiasi prodotto – dalla lattina di salsa di pomodoro all’automobile – contribuisce alla produzione di rifiuti industriali.
Rifiuti di qualsiasi natura che devono essere recuperati, trattati e smaltiti nella maniera più corretta per evitare potenziali danni all’ambiente e alla salute.
Attualmente la situazione dei rifiuti speciali (sono definiti in questo modo tutti i rifiuti prodotti al di fuori delle abitazioni private) in Italia è molto critica.
Per avere un quadro oggettivo della situazione analizziamo il “Rapporto Ecomafia 2007” edito dall’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente.
Si legge nella presentazione “…Quest’anno il giro d’affari complessivo dell’industria ecocriminale (tra fatturato illegale, in crescita, e investimenti a rischio) sfiora la cifra record di 23 miliardi di euro. Non è mai stato così alto. E cresce pure la montagna di rifiuti speciali, pericolosi e non, che ogni anno non viene registrata nel ciclo legale di smaltimento: siamo arrivati a 26 milioni di tonnellate…”.
E ancora “…L’attività connessa alla gestione dei rifiuti, in particolare a quelli industriali, rappresenta uno dei settori di intervento di maggiore interesse per le organizzazioni criminali, in quanto, a differenza dei rifiuti solidi urbani, che sono di difficile occultamento per il maggior volume dei materiali, quelli industriali offrono la possibilità di realizzare profitti più consistenti e implicano l’utilizzazione di invasi o discariche più piccole e facilmente occultabili… si evidenzia che il rapporto tra le organizzazioni criminali e il mondo imprenditoriale non è più fondato sull’estorsione e sul ricatto, ma si sta evolvendo a causa del tentativo da parte dei primi di creare un rapporto di tipo simbiotico con i secondi, al fine di trarre un vantaggio comune…”.
Per quanto riguarda le quantità smaltite illegalmente, il Rapporto prosegue “…In base a quanto riportato nel Rapporto pubblicato a gennaio 2007, la quantità di rifiuti speciali prodotta in Italia nel 2004 è stata di 108,4 milioni di tonnellate, mentre quelli complessivamente gestiti sono stati pari a 82,4 milioni di tonnellate. La differenza tra questi due dati, e cioè 26 milioni di tonnellate di rifiuti, pari a circa il 24% del totale prodotto, è la quantità di rifiuti scomparsi. O meglio la quantità di rifiuti certamente prodotti, ma di cui non si hanno notizie né di attività di recupero, né di corretto smaltimento… insomma, circa un quarto del totale dei rifiuti speciali prodotti in Italia viene inghiottito nel nulla…”.
Se si analizzano le regioni in cui avvengono gli illeciti, il Rapporto indica un dato allarmante “…analizzando la distribuzione geografica dei traffici illegali oggetto di queste inchieste, emerge un omogeneo coinvolgimento del territorio nazionale con 19 regioni interessate (l’unica eccezione è rappresentata dalla Valle d’Aosta…”.
Nello specifico, riguardo alle regioni settentrionali, l’Emilia Romagna è “…una regione che è ormai una consolidata base operativa di traffici e gestioni illecite di rifiuti…”; la Liguria “…nel 2006 è stata teatro di numerose vicende connesse ai traffici illeciti di rifiuti…”; in Lombardia sono state condotte operazioni giudiziarie contro “…aziende lombarde e di altre regioni del Nord Italia abbattevano i costi di smaltimento e lucravano sulla vendita di rifiuti spacciati per materie prime secondarie…” e inoltre “…sono numerosissimi i casi di discariche abusive individuate dalle forze dell’ordine…”.
Per quanto riguarda il Piemonte, la situazione non è migliore: il Rapporto evidenzia come “…continua anche quest’anno la scalata in classifica del Piemonte. Questa regione si colloca, infatti, al quarto posto per quanto riguarda il ciclo illegale dei rifiuti, con 370 infrazioni accertate, 99 sequestri, 282 persone denunciate o arrestate. Numeri in crescita, dunque, rispetto al precedente Rapporto Ecomafia, che devono indurre tutte le istituzioni a tenere ben alta la guardia sui traffici e gli smaltimenti illegali. Sono diverse le inchieste per organizzazione di traffico illecito dei rifiuti che coinvolgono imprese attive in Piemonte…”
I dati del “Rapporto Ecomafia” di Legambiente sono, come evidenziato, allarmanti per quanto riguarda la gestione dei rifiuti di origine industriale.
Con una maggiore infrastrutturazione del territorio – intesa come un aumento di impianti idonei al trattamento e allo smaltimento dei rifiuti speciali – sarà possibile ridurre il fenomeno dell’illegalità e degli smaltimenti illeciti, in quanto le diverse aziende operanti sul territorio potranno avere più facilmente accesso a un impianto idoneo e di conseguenza una minore incidenza dei costi di trasporto e smaltimento, eliminando in parte i “vantaggi economici” dello smaltimento illegale.
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