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Numeri e analisi dei cambi di gruppo parlamentare nella XVIII legislatura
di Emanuele Rosa
Con le reiterate dimissioni di Mario Draghi e il conseguente scioglimento delle Camere da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si è conclusa la XVIII legislatura della Repubblica Italiana.
Non spetta a chi scrive giudicare le riforme approvate e segnalare quelle che non hanno visto la luce ma vogliamo concentrare la nostra analisi sugli equilibri politici che hanno caratterizzato i gruppi parlamentari della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica ed in particolare il fenomeno dei cambi di gruppo parlamentare.
La XVIII legislatura che ha visto il succedersi di 3 governi (Conte I, Conte II, Draghi) e che – pur nella ben nota instabilità dei gruppi politici – non detiene il record dei cosiddetti “cambi di casacca” (più di 400) avvenuto nella precedente legislatura con 569 passaggi che coinvolsero 348 parlamentari.
Il fenomeno dei cambi di gruppo ha caratterizzato la legislatura sin da marzo 2018 e l’evoluzione della composizione dei gruppi parlamentari ha avuto una cadenza pressoché mensile. Tuttavia è bene sottolineare che la maggior parte dei cambi di gruppo si è avuta in quattro momenti: in occasione della nascita del Governo Conte II, nel passaggio dal Governo Conte II a quello guidato dall’ex Presidente della BCE, Mario Draghi, a seguito della rielezione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e dall’abbandono di Luigi Di Maio dal Movimento 5 Stelle.
Se nel primo caso i cambi di casacca sono stati 52, si è arrivati a quota 82 nonostante l’ampia maggioranza di cui ha goduto il Governo Draghi. L’elezione del Presidente Mattarella ha rappresentato un terzo ed importante momento di fibrillazione, il sito OpenPolis evidenzia come “le tensioni e le difficoltà nel trovare un candidato in grado di raccogliere un ampio consenso sono state molto forti. Diversi parlamentari in questo scenario hanno scelto di cambiare collocazione”. Sono stati conteggiati tra dicembre 2021 e gennaio 2022, ben 31 cambi di appartenenza. Infine lo scossone generato dalla fuoriuscita di numerosi parlamentari pentastellati (62 parlamentari tra Camera e Senato) che hanno formato in entrambe le Camere il gruppo parlamentare Insieme per il Futuro guidato dal Ministro Di Maio.
La legislatura ha visto la nascita di nuovi gruppi parlamentari (soprattutto a Montecitorio) e di una crescita costante del Gruppo Misto arrivando a raggiungere quota 64 alla Camera e al Senato i 28 iscritti. Se Lega e Fratelli d’Italia si sono “allargati”, i gruppi che hanno maggiormente beneficiato del fenomeno sono stati Italia Viva di Matteo Renzi, Coraggio Italia di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro (nonostante i due abbiano poi separato le loro strade) e il neonato gruppo parlamentare del Ministro degli Esteri Luigi di Maio, Insieme per il Futuro. Questi gruppi (in particolare i primi due) che si sono formati nel corso della legislatura, hanno rosicchiato parlamentari a destra e a sinistra dell’arco parlamentare.
A subirne maggiormente le conseguenze in termini numerici, il primato spetta al Movimento 5 Stelle con ben 164 parlamentari che hanno abbandonato il gruppo parlamentare, seguito a notevole distanza da Forza Italia (35 tra Camera e Senato) e dal Partito Democratico con 29.
Se alla Camera i Deputati che hanno cambiato gruppo sono stati ad oggi 201, a Palazzo Madama sono stati coinvolti 84 Senatori. Tuttavia dai dati di OpenPolis è possibile constatare come il numero dei passaggi dei singoli Senatori sia stato certamente maggiore dei colleghi di Montecitorio. Diversi Senatori hanno infatti effettuato almeno due cambi, in alcuni casi per ben tre volte se non quattro. Il record comunque appartiene al Senatore Gianni Marilotti al suo primo mandato con cinque cambi. Eletto con il Movimento 5 Stelle, passa al Misto per poi aderire al Gruppo parlamentare delle Autonomie, poi al Centro democratico per tornare al Misto, conclude nel Partito Democratico. Alla Camera invece, il primato della legislatura spetta all’Onorevole Maria Teresa Baldini che come il collega Marilotti ha cambiato per ben cinque volte gruppo: da Fratelli d’Italia al Gruppo Misto per poi approdare a Forza Italia. Successivamente si iscrive a Coraggio Italia per poi passare ad Italia Viva e per concludere nel gruppo Misto.
Difficile fare al momento previsioni su cosa accadrà nella prossima legislatura.
Alle elezioni del 25 settembre si voterà con la legge elettorale già utilizzata per le Politiche 2018, il cosiddetto “Rosatellum” che prevede una soglia di sbarramento nella quota proporzionale pari al 3% su base nazionale, sia al Senato che alla Camera. Una soglia di sbarramento così bassa tenderà probabilmente a replicare comunque un sistema che preveda un numero cospicuo di gruppi parlamentari e che potrebbe influire sulla governabilità. Inoltre, i gruppi parlamentari si limiteranno a riflettere la compagine dei partiti che supereranno la soglia di sbarramento alle elezioni oppure ne verranno creati di nuovi come già avvenuto nelle precedenti legislature?
Infine, dopo l’approvazione del referendum costituzionale che ha previsto la riduzione del numero dei parlamentari (dagli attuali 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori elettivi) le Camere stanno discutendo come modificare i loro regolamenti per una (auspicabile) modernizzazione del procedimento legislativo. Dalle prime analisi sembra che pur prevedendo regole stringenti per quanto riguarda i “transfughi” queste non siano omogenee tra Camera e Senato e che l’iter per la loro approvazione sia lontano dalla sua conclusione con il rischio che le proposte possano saltare o essere riviste al ribasso per facilitare l’accordo tra le diverse forze politiche.
Come cantava Battisti, lo scopriremo solo vivendo.