Dai territori, Governo, In Primo Piano, Post in evidenza, Rinnovabili
Ministro Cingolani coraggio, faccia saltare il tappo
di Mattia Fadda per R.E.gions2030
Il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani è, checché se ne dica, un vero campione delle rinnovabili. Un ministro ecologista che tratta la transizione energetica per quello che è, cioè un processo storico complesso guidato dalle tecnologie e da un’industria capitalistica orientata da macro obiettivi assunti in sede internazionale e da incentivi pubblici, e che pertanto considera le zavorre che gravano su di essa non argomenti per lamentazioni postume ma blocchi che vanno rimossi se vogliamo raggiungere gli scopi prefissi.
In audizione presso le commissioni congiunte Ambiente di Camera e Senato sul Piano per la transizione ecologica nazionale, il 14 ottobre scorso, il ministro-professore ha spiegato ad alcuni (e ricordato ad altri) che solo mettendoci in condizione di installare sul suolo nazionale 80 GW di nuova capacità rinnovabile entro il 2030 sarà possibile sostenere le grandi iniziative di decarbonizzazione altrettanto necessarie. Insomma, dice Cingolani, bisogna costruire parchi eolici e fotovoltaici.
Fra le cose nuove dette da Cingolani in audizione, invece, c’è l’esternazione pubblica (forse figlia della raggiunta consapevolezza politica) di quale sia il vero blocco alla realizzazione degli impianti FER in Italia, e la conseguente quantificazione non affatto scontata di tutta la capacità ferma a causa di tale blocco. Cingolani ha detto:
“(…) Noi abbiamo fatto un decreto Semplificazioni potentissimo (…), con i poteri sostitutivi dello Stato se l’amministrazione locale tergiversa. (…). Se però il 95% delle proposte è fermato dalle Intendenze c’è un problema. E io però su questo posso fare poco. Vi posso dire che in questo momento abbiamo 3 GW – 3 miliardi di watt – fermi di impianti eolici e solari che sono bloccati dalle Soprintendenze. Saremmo alla metà di quello che dovremmo fare nel primo anno di PNRR, perché le Soprintendenze dicono che l’impatto paesaggistico non è accettabile. Purtroppo sono tutte bloccate, non ce n’è qualcuna che passa, sono tutte sbagliate…, e anche se hanno l’approvazione VIA. Allora, io ho chiesto di portare in Consiglio dei Ministri la decisione come dice la norma … se dopo un po’ le cose si fermano e non vanno avanti decide il Consiglio dei Ministri con i poteri sostitutivi dello Stato. Spero di non dover fare questo per ogni benedetto impianto, (…) se per 5 anni dobbiamo fare 8 GW all’anno, non oso pensare ogni settimana portare in Consiglio dei Ministri una cosa che deve passare sopra… Io spero che ci sia un intendimento comune perché altrimenti è chiaro che stiamo parlando due lingue diverse (…). Prendiamo una via di mezzo, non è possibile che siano tutte ferme le cose e tutte sbagliate (…)”.
In sintesi: a) il blocco è delle soprintendenze; b) se fermano tutto indiscriminatamente allora non può essere una questione di merito; c) sono 3 i gigawatt fermi per ragioni paesaggistiche; d) possiamo sbloccare tutto portando in Consiglio dei Ministri; e) vorrei evitare di farlo, cerco un compromesso con il Ministro della Cultura Dario Franceschini.
Noi di R.E.gions2030 nel pezzo del 20 luglio 2021 abbiamo scritto che presso il solo dipartimento per il coordinamento di Palazzo Chigi (il DICA) erano congelati almeno 757 MW di rinnovabili e che sarebbe stato possibile per il Governo sbloccabili subito, al primo Consiglio dei Ministri utile. Il nostro calcolo pur corretto era parziale visto che era frutto di un sondaggio svolto fra 20 imprese partner del progetto (più alcune non partner) che domandava agli operatori dei propri progetti fermi alla presidenza del Consiglio dei Ministri. In sostanza progetti “impugnati” per ragioni paesaggistiche anche in zone non protette da alcun vincolo archeologico, artistico o paesaggistico dalle Soprintendenze e perciò dal Ministero della Cultura.
Cingolani ci dice ora che la capacità rinnovabile ferma a causa delle soprintendenze sarebbe invece quattro volte di più di quella da noi contata al solo DICA.
Crediamo non esista alternativa a fare quanto dal ministro prospettato (minacciato?) in audizione. L’intero Consiglio dei Ministri, e quindi il Presidente Draghi, deve assumersi la responsabilità politica di stappare la transizione ecologica italiana. In merito all’accordo che Cingolani propone a Franceschini (velatamente in audizione ma confermato anche da nostre fonti) non vediamo su quali basi si possa trovare una “via di mezzo”. Quali i criteri adottare per discriminare i progetti eolici e fotovoltaici che pur avendo magari ottenuto la VIA sono ad oggi congelati dalla moratoria strisciante e silenziosa imposta dai “burocrati del paesaggio”? Un criterio meramente cronologico non discriminerebbe da un punto di vista paesaggistico e non sarebbe perciò interessante per Franceschini. Un criterio tecnico differente da quello previsto dalla legge in vigore al momento in cui il progetto fu valutato dal titolare del procedimento amministrativo non farebbe altro che ingolfare nuovamente i tribunali.
Non c’è, ci permettiamo di dirlo, alcuna mediazione possibile. Ministro Cingolani, lo faccia, porti 3 GW di Rinnovabili in Coniglio dei Ministri. Faccia saltare il tappo.