Efficienza energetica, Energia Elettrica, Gas, Rinnovabili, Smart cities, Unione Europea
L’Unione Europea lancia il pacchetto d’inverno sull’energia.
La Commissione Europea ha pubblicato il “pacchetto d’inverno” sull’energia, ossia il maxi piano da dell’Unione in tema di rinnovabili, sicurezza, efficienza energetica e molto altro. Le novità, infatti, sono tante e importanti, come sostenuto anche dal Vicepresidente della Commissione Maros Sefcovic, per il quale ci troviamo di fronte alla “più importante trasformazione del sistema energetico in Europa da quando è stato introdotto un sistema centralizzato di energia fossile”. Ma cosa c’è scritto in questo voluminoso documento che – stando alle intenzioni – vuole sistematizzare le tante direttive sull’energia e proporre nuove leggi più “pulite”? Il titolo, innanzitutto: “Clean Energy for All Europeans”, per racchiudere il lavoro di diversi apparati della Commissione che hanno prodotto ventuno provvedimenti suddivisi in quattro misure non legislative, otto proposte legislative e nove documenti scritti. Perché gli investitori chiedono una cornice certa e stabile. Già, gli investimenti. In ballo ci sono anche 177 miliardi di euro di potenziali investimenti pubblici e privati ogni anno, nel decennio dal 2020 al 2030, che secondo le stime Ue porterà a un aumento del Pil del Vecchio continente pari all’1% e 900 mila posti di lavoro in più.
Il Piano vuole dare sostanza ai tre cardini ritenuti imprescindibili per la strategia energetica dei prossimi anni: in primis, l’incremento dell’efficienza energetica, a partire soprattutto dall’edilizia; il rafforzamento dell’impiego europeo nell’uso delle fonti rinnovabili; terzo, un occhio anche ai consumatori, all’insegna della trasparenza in bolletta e con un contrasto serio alla povertà energetica.
La proposta della Commissione europea dovrà passare al vaglio sia del Consiglio che del Parlamento europeo.
EFFICIENZA ENERGETICA
Le ambizioni sono importanti e quando l’asticella si alza significa che si ritiene che le basi sui cui poter contare sono solide. In questo senso dobbiamo leggere la proposta di direttiva sull’efficienza che alza al 30% il target per il 2030, superando il 27% attualmente indicato dal Consiglio. Il 30% è un valore vincolante per tutti gli Stati membri che dovranno dunque attrezzarsi al meglio per il suo raggiungimento, rispettando la riduzione dei consumi dell’1,5% annuo nel periodo 2021-2030. Secondo i dati della Commissione, un impegno maggiore sul fronte dell’efficienza consentirà di abbattere del 12% (entro il 2030) l’importazione dei combustibili fossili e di migliorare i livelli non ancora eccezionali dell’edilizia (cui sono dedicate specifiche norme). Non certo di secondo piano, inoltre, l’intervento sulle prestazioni energetiche dei prodotti del cosiddetto “ecodesign” e il raffinamento dei meccanismi di finanziamento previsti dalla “Smart finance for smart buildings”, con ulteriori 10 miliardi di Euro di investimenti di qui al 2020. Da segnalare anche le iniziative mirate al contenimento dell’uso dei vecchi biocarburanti di prima generazione provenienti da colture alimentari (mais, colza, girasole) e gli incentivi all’impiego di quelli di seconda generazione prodotti da scarti agricoli. Per i primi viene proposto di fissare la soglia massima al 3,8% al 2030 anziché l’attuale 7%, mentre i biofuel avanzati cresceranno sino ad attestarsi al 6,8% per miscela di carburante, nel 2030.
FRONTE RINNOVABILI, INCENTIVI, PROSUMER
Non cambia invece l’obiettivo al 2030 per le rinnovabili, che resta al 27% come indicato dal Consiglio Europeo. Novità di rilievo riguardano comunque il settore, con l’eliminazione della priorità di dispacciamento per i nuovi impianti a rinnovabili con potenza superiore a 500 kW, e tale limite scenderà ulteriormente.
In generale gli Stati saranno spinti ad adottare un approccio market-based per sostenere le rinnovabili, che dovranno confrontarsi con le altre fonti alla pari. La semplificazione degli iter autorizzativi servirà alle fonti pulite per essere più competitive: per questo la proposta della Commissione prevede un “one stop shop” per le autorizzazioni e tempi certi.
La direttiva prevede inoltre i principi che i meccanismi incentivanti dovranno avere: l’apertura transfrontaliera, la non retroattività delle misure e la visibilità sul lungo termine dei meccanismi di supporto.
L’attenzione viene posta anche ai prosumer, indicati nel testo come una risorsa per il sistema energetico: “i consumatori dovranno poter autoconsumare energia senza restrizioni indebite e dovranno essere remunerati per l’energia che cedono alla rete”, scrive la Commissione europea. I consumatori inoltre potranno organizzarsi in gruppi per la generazione, il consumo, lo stoccaggio e la vendita di energia da rinnovabili.
CAPACITY MARKET
In merito al market design elettrico, la Commissione ha presentato una proposta di regolamento dove si affronta il tema del capacity market.
Nello specifico il capacity market dovrà essere aperto agli impianti dei Paesi confinanti e basarsi su una “solida valutazione di lungo-termine dell’adeguatezza della generazione” condotta da Entso-E (European Network of Transmission System Operators for Electricity): qualora non dovessero emergere criticità, non potranno essere introdotti sistemi di remunerazione della capacità (o utilizzati quelli eventualmente esistenti).
Inoltre, trascorsi 5 anni dall’entrata in vigore del regolamento, ai capacity market non potranno accedere gli impianti con emissioni di CO2 superiori a 550 grammi per kWh.
LE REAZIONI
Per il commissario Ue per l’Azione per il clima e l’energia Miguel Arias Canete, il “pacchetto d’inverno” è “una forte spinta al mercato delle nuove tecnologie” che “crea le giuste condizioni per gli investimenti, dando maggiore forza ai consumatori e facendo in modo che i mercati dell’energia possano funzionare meglio e contribuiscono al raggiungimento dei nostri obiettivi sul clima”. Di segno opposto le prime esternazioni delle principali associazioni ambientaliste: per Tara Connolly di Greenpeace Ue “questo pacchetto di misure non fa altro che tirare il freno distribuendo soldi alle centrali a carbone e conferendo alle compagnie energetiche più potere di controllo sul sistema energetico, a scapito dei consumatori produttori di energia rinnovabile”. In casa nostra, Zanchini di Legambiente giudica l’obiettivo del 27% per le rinnovabili ancora troppo basso e l’eliminazione della priorità di dispacciamento delle rinnovabili non funzionale al sistema.