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L’Europa salva l’ETS. Nasce il mercato della riserva di stabilità
Un passo importante l’accordo raggiunto martedì scorso fra Parlamento europeo e Consiglio dei Ministri dell’Unione: la riforma del meccanismo europeo per lo scambio delle quote di emissioni di CO2 (Emission Trading Scheme – Ets), inizialmente prevista in avvio per il 2021, sarà anticipata al 2019 con la nascita del Mechanism Stability Reserve.
ETS, progetto ambizioso per un’Europa in crisi
L’ETS si sta dimostrando da alcuni anni inefficace con un prezzo della CO2 in picchiata, che negli ultimi mesi ha raggiunto i suoi minimi storici. Si pensi che il costo attuale è oggi fermo a circa 7-8 euro per tonnellata di anidride carbonica, mentre il prezzo ideale per mantenere il sistema in equilibrio avrebbe dovuto stabilizzarsi attorno ai 30 euro per tonnellata di CO2. La crisi economica, ha però stravolto i piani: si è verificato un eccesso di offerta di quote e, di conseguenza, un calo dei prezzi ed un conseguente innalzamento delle emissioni in Europa.
Fregio della politica ambientale europea dell’inizio del ventunesimo secolo (quando la crisi non bussava ancora alla porta), l’Ets è anche un tassello fondamentale del Pacchetto energia-clima approvato appena lo scorso ottobre, che introduce una riduzione obbligatoria delle emissioni di CO2 del 40% entro il 2030 nell’insieme dell’Ue rispetto ai livelli del 1990. Difficile pensare ad un abbandono del meccanismo, meglio quindi revisionarlo.
E’ l’aprile del 2013 quando la Commissione europea propone misure “tampone” immediate, come il cosiddetto ‘back loading’ che consiste nell’accantonare quote (circa 900 milioni di tonnellate di CO2) nel periodo 2013-2015, cioè nel corso della prima parte della fase 3 dell’ETS, per poi restituirle nel 2019-2020, consentendo un rialzo dei prezzi nel breve periodo. Il Parlamento respinge, a sorpresa, la misura proposta dalla Commissione europea. Ma quella del Parlamento non è una vera e propria bocciatura, è anzi la richiesta di misure strutturali e più stringenti. Nel 2014, ancora nessun accordo sull’Ets e la riforma del meccanismo figura tra le priorità del Semestre italiano di presidenza europea.
I termini dell’accordo raggiunto
Continuano i negoziati e il testimone della presidenza del Consiglio dell’Unione europea passa in mano alla Lettonia che riesce a condurre il negoziato per l’accordo. Martedì scorso il Consiglio europeo dei Ministri dell’Energia – in un accordo di massima con il Parlamento – ha annunciato la prossima istituzione del Market Stability Reserve (MSR), un sistema che farà passare automaticamente una porzione di quote Ets dal mercato alla cosiddetta riserva di stabilità, se l’eccedenza fosse superiore a una certa soglia. In particolare, i 900 milioni di quote di emissione backloaded nel 2014-2016 saranno messe in riserva insieme a circa 600 milioni di quote non assegnate. L’obbiettivo è eliminare gli impatti negativi dell’eccedenza di quote disponibili, non intervenendo sull’ammontare totale delle quote per ciascun periodo. Si è inoltre deciso di mantenere una parte delle quote a titolo gratuito per incentivare il sistema anche in quei Paesi (in particolare dell’Europa dell’Est) a più bassa decarbonizzazione.
L’accordo, come dicevamo, è stato anche sulla tempistica. Già da fine 2018 – proponeva il Parlamento europeo. Entro il 2021, replicavano Commissione e Consiglio europeo. Con una diplomatica mediazione tra le parti, la data di avvio del meccanismo è stata individuata nel 2019.
I prossimi passi
Per promuovere progetti di innovazione industriale low carbon, infine, la Commissione europea dovrà prevedere, nella prossima revisione dell’ETS, l’istituzione di un fondo di innovazione di 50 milioni di quote.
L’accordo provvisorio dovrà essere confermato dal Comitato dei rappresentanti permanenti (COREPER) il 13 maggio. La commissione per l’ambiente dovrà poi votarlo il 26 maggio, seguita dalla plenaria del Parlamento a luglio.
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