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L’eolico cresce a rilento: il report WindEurope sul 2020
di Redazione
La nuova capacità eolica installata nell’UE nel 2020 è stata ben al di sotto di quanto necessario per raggiungere i target fissati a livello europeo: si tratta, infatti, di 10,5 GW (dato ancora inclusivo del Regno Unito), a fronte dei 18 GW annui necessari per il raggiungimento degli obbiettivi al 2030. Lo evidenzia Wind Energy in Europe, il report sullo sviluppo dell’eolico in Europa pubblicato a fine febbraio dall’associazione europea delle aziende del settore, WindEurope. Della nuova capacità, inoltre, circa 300 MW deriva da progetti di repowering: un dato che, pur in crescita rispetto al 2019, risentirebbe della complessità delle procedure di permitting.
A spingere in basso le installazioni ha contribuito senz’altro l’emergenza sanitaria, ed è proprio sulle modalità di gestione dell’emergenza nei prossimi anni che, secondo il report, si giocherà il raggiungimento dei target comunitari: secondo lo scenario “realistic expectations”, infatti, nei prossimi cinque anni in UE saranno installati mediamente 15 GW annui, (comunque inferiori a quanto necessario per il raggiungimento degli obbiettivi di produzione eolica), con la prospettiva di un ulteriore ribasso laddove i Governi non implementino strategie per velocizzare gli iter autorizzativi e incentivare il repowering della capacità esistente.
Per quanto concerne l’Italia, il report evidenzia come nel 2020 siano stati installati solo 137 MW di nuova capacità (circa lo 0,1% della capacità installata nell’UE); il fatto, poi, che tutte le aste FER indette nel corso dell’anno abbiano siano andate pressoché deserte non contribuirà a sostenere la crescita nei prossimi anni – cosa che invece il report prefigura in altri Paesi, segnatamente Germania, Francia e Spagna.
Ancora una volta, quindi, l’Italia risente negativamente dell’iter lungo e incerto che caratterizza la costruzione di infrastrutture energetiche: se consideriamo che il nostro PNIEC è stato sin dall’inizio indicato come uno dei più ambiziosi a livello UE, la contraddizione appare particolarmente stridente. E la misura prevista dal DL Semplificazioni, che avrebbe assicurato “corsie preferenziali” per i progetti strategici ai fini del raggiungimento degli obbiettivi del PNIEC, non è (ancora?) stata varata, andandosi ad aggiungere ad una lunga tradizione che vede, tra i propri ascendenti più noti, le gride di manzoniana memoria.
Il rischio è, citando il celebre verso di Ovidio, “vedere e approvare il meglio, ma seguire il peggio”. Che la transizione energetica passi dalla semplificazione amministrativa è da tempo sottolineato dagli operatori del settore; dati alla mano, e confrontando quanto accade in Italia con quanto accade in altri Paesi UE, il problema diventa ancora più evidente; senza contare, poi, come siano noti a tutti gli effetti devastanti dei mutamenti climatici; e tuttavia si rimane ancora in attesa delle riforme che davvero potrebbero rendere, nei prossimi decenni, l’Italia un Paese carbon-neutral.