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L’Associazione dei collaboratori parlamentari: obiettivi e proposte per promuovere la professione
di José De Falco, Presidente AICP – Associazione Italiana Collaboratori Parlamentari
L’AICP è un’associazione trasversale e apartitica, costituita da professionisti operanti presso la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica, che fornisce ai collaboratori opportunità di formazione, incontro e approfondimento, nonché una tutela professionale e specializzata in ambito legale. Ma soprattutto l’Associazione nasce per affermare, garantire e promuovere la professione del collaboratore parlamentare, e a tal fine si prefigge di sensibilizzare gli Uffici di Presidenza in merito all’assenza di una regolamentazione della figura del collaboratore e del rapporto di lavoro che intercorre con il parlamentare, contrariamente a quanto accade presso il Parlamento UE e le istituzioni parlamentari dei principali Paesi europei.
Ad oggi, in assenza di una disciplina, ogni singolo parlamentare è libero di instaurare un rapporto di lavoro con un proprio collaboratore decidendo la formula contrattuale, la durata, il pagamento e quant’altro. Dal momento che non esiste un capitolo di bilancio destinato ai collaboratori, il parlamentare di fatto attinge al proprio plafond personale denominato “Spese per l’esercizio del mandato” corrisposto cash dalle Camere e che va rendicontato solo per la metà.
Ciò comporta una serie di problemi, anzitutto il fatto che ogni parlamentare abbia piena discrezionalità in ordine alla formula contrattuale, la quale nella prassi spesso non corrisponde alla prestazione lavorativa richiesta al collaboratore. Sono state riscontrate irregolarità sotto molti profili: in particolare, si registra un abuso di contratti di collaborazione (co.co.co.) e partite IVA a fronte di rapporti di lavoro che hanno di fatto, in tutto e per tutto, le caratteristiche del rapporto subordinato (ad esempio, la soggezione a direttive del datore, e/o orario e sede di lavoro fissi) e richiederebbero pertanto la stipula di contratti a tempo determinato o indeterminato. Tale dissociazione tra forma e sostanza è contro la legge e potrebbe quindi dare luogo – come già accaduto nel recente passato – a controversie giudiziarie, in quanto al collaboratore non vengono assicurati diritti fondamentali quali, in particolare, ferie, maternità o malattia.
In secondo luogo, la piena discrezionalità comporta che le retribuzioni, oltre a variare da collaboratore a collaboratore, anche a parità di mansioni, siano in molti casi non proporzionate all’orario di lavoro e alle prestazioni lavorative richieste, in violazione dell’articolo 36 della Costituzione, e ben lontane dalle fasce retributive previste nei contratti collettivi nazionali che regolano prestazioni affini.
L’associazione chiede dunque una riforma della materia che definisca i seguenti punti:
1. una gestione amministrativa e finanziaria ricondotta in capo all’amministrazione delle Camere (ferme restando la natura fiduciaria del rapporto di lavoro e la durata del contratto di collaborazione, imprescindibilmente legata a quella della legislatura e del mandato del parlamentare);
2. l’istituzione di una voce vincolata nel Bilancio interno delle Camere, che sia adeguatamente finanziata e destinata esclusivamente alla retribuzione dei collaboratori parlamentari contrattualizzati;
3. l’individuazione di tipologie contrattuali specifiche e relative fasce retributive (eventualmente anche facendo riferimento a CCNL affini).
L’insieme dei collaboratori parlamentari è in gran parte costituito da professionisti altamente qualificati, portatori di istanze innovative e conoscenze avanzate in tutti i settori, desiderosi di contribuire fattivamente al buon funzionamento e al prestigio delle Istituzioni del Paese: una risorsa per il Parlamento e per la qualità della democrazia. La condizione professionale fin qui descritta è da tempo inconciliabile con ogni idea di dignità professionale e di rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori: è penoso che si alimenti proprio nel cuore dell’organo costituzionale deputato alla elaborazione delle regole per tutti i cittadini.
Nella Legislatura in corso, specie con il Presidente della Camera, on. Roberto Fico, è nata una interlocuzione perché si sani, con una delibera dell’Ufficio di Presidenza, una volta per tutte l’anomalia tutta italiana, rispetto ai parlamenti europei, l’assenza di ogni disciplina riguardante il lavoro di giovani professionisti che quotidianamente contribuiscono al funzionamento dell’Istituzione parlamentare. Proprio in queste settimane l’impegno di procedere ad una regolamentazione, assunto pubblicamente dal Presidente, sembra stia venendo meno, mancando da parte di quest’ultimo ogni attività volta all’adozione di una delibera ad hoc. Come Associazione, siamo pronti ad attivarci perché l’urgenza della trattazione del tema incida nell’agenda delle Camere.