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L’agro fotovoltaico, una possibile soluzione per lo sviluppo di nuovi impianti
di Emilio Conti
La realizzazione dei nuovi impianti a fonti rinnovabili nel nostro Paese va a rilento. Mentre, come sottolineato recentemente dalla IEA, nel resto di Europa il 2020 gli impianti FER hanno fatto un balzo in avanti significativo nel 2020 (+45%), in Italia ai bandi previsti dal DM FER1 le richieste di accesso sono state inferiori a un terzo della potenza incentivabile disponibile. Le cause di questa situazione sono diverse, tra queste la burocrazia, le difficoltà delle Regioni a chiudere gli iter autorizzativi e le contestazioni che sorgono da più parti laddove si voglia costruire un nuovo parco eolico o un impianto fotovoltaico. Tutte cause che portano, nella migliore delle ipotesi, a un allungamento dei tempi significativo.
Ma oggi, forse siamo a una svolta, almeno per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici a terra. Recentemente il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Stefano Patuanelli, illustrando le linee programmatiche del suo Ministero, ha affermato che “l’agro fotovoltaico, che consente di non sottrarre terreno alla produzione food e feed” può essere una soluzione che aiuta gli agricoltori a valorizzare le proprie coltivazioni, permettendo nel contempo una produzione di energia rinnovabile.
Anche le più importanti associazioni ambientaliste si sono espresse favorevolmente su questa tecnologia: in una lettera ai Ministeri competenti, Legambiente, Greenpeace e WWF hanno dichiarato che “anche sui terreni agricoli andrebbe incentivato lo sviluppo di particolari sistemi innovativi quali l’agro fotovoltaico che consente di sfruttare il potenziale solare senza andare a sottrarre terreni utili per alcune colture agricole che traggono anche beneficio da un minore irraggiamento estivo”.
L’agro fotovoltaico sarebbe quindi una soluzione sia per gli agricoltori sia per il settore energetico: per i primi, i benefici riguarderebbero la possibilità di rifinanziamento delle proprie attività in termini economici e progettuali con la possibilità di incrementare la produttività o di piantare colture più redditizie e di nicchia. Chi investe in impianti FER al contempo si ritrova con la possibilità di produrre energia su grandi superfici senza alterare la vocazione di un determinato territorio.
In termini generali i vantaggi dell’agro fotovoltaico sono riconducibili a cinque aspetti principali che ricadrebbero a tutto vantaggio dell’agricoltura locale:
- il recupero dei terreni non coltivati. Su questo aspetto è stata stimata una perdita di circa 100.000 ettari all’anno nel nostro Paese di terreni coltivati per abbandono da parte degli agricoltori;
- l’innovazione dei processi agricoli con nuove tipologie di colture più redditizie per l’agricoltore;
- la possibilità di sviluppare un’agricoltura biologica con abbandono di pesticidi chimici;
- la possibilità di differenziazione del reddito agricolo e delle tipologie di colture;
- la creazione di nuovi posti di lavoro per le aree agricole.
In questo ambito risulta determinante la selezione delle colture da abbinare al fotovoltaico, che devono essere scelte in funzione di molteplici fattori, quali la piovosità, i periodi di siccità, la frequenza degli eventi meteorologici estremi, l’altezza e la distanza tra i pannelli. Da qui la necessità, per chi sviluppa gli impianti, di avviare delle partnership fin dalla fase di progettazione con gli agricoltori o con le associazioni agricole locali. Questi attori locali possono inoltre facilitare l’insediamento dei nuovi impianti sul territorio, limitando quindi le possibilità di contestazioni e velocizzando di conseguenza gli iter autorizzativi.