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La stretta dell’Unione sui gas fossili: il 4 agosto entra in vigore la nuova direttiva

Posted: 24 Luglio 2024 alle 11:31   /   by   /   comments (0)

di Ludovica Montervino

L’Unione Europea il 13 giugno ha approvato un nuovo pacchetto di interventi dedicati ai gas rinnovabili, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE il 15 luglio 2024. Il provvedimento entrerà in vigore a partire dal 4 agosto mentre il recepimento è previsto per l’agosto del 2026.

Nello specifico, le misure sono state concepite per dismettere l’uso del gas naturale, in primis del metano, da parte dei singoli Stati membri, in virtù degli obiettivi di neutralità climatica al 2050 e in favore della progressiva dismissione delle fonti fossili.

Difatti, i legislatori comunitari hanno ritenuto opportuno aumentare la trasparenza sulle caratteristiche qualitative del gas e sui costi di gestione ad esso connessi, anche favorendo un approccio armonizzato e coordinato delle autorità regolatorie nazionali competenti in materia.

L’ultimo provvedimento varato è proprio la Direttiva UE 2024/1788 del 13 giugno 2024, con cui, contestualmente, il Parlamento e il Consiglio europei hanno introdotto nuove norme comunitarie dedicate ai mercati interni del gas rinnovabile, del gas naturale e dell’idrogeno, modificando la DE 2023/1791 e abrogando la DE 2009/73/CE. 

Il provvedimento rientra nel pacchetto Fit for 55 e completa sia il Regolamento UE 2024/1787 sulla riduzione delle emissioni di metano nel settore dell’energia (che ha modificato il precedente RE 2019/942) che il Regolamento UE 2024/1789 con l’obiettivo di creare un framework comune per guidare la decarbonizzazione e incentivare lo sviluppo delle filiere del gas verde e dell’idrogeno. In particolare, il RE 2024/1787 e, da ultima, la DE 2017/1788, mirano a:

  • introdurre misure comuni per disciplinare il trasporto, la distribuzione, la fornitura e lo stoccaggio del gas naturale e stabilire i criteri e le procedure per il rilascio delle relative autorizzazioni;
  • regolamentare organicamente l’organizzazione e il funzionamento del settore del gas naturale, nonché l’accesso al mercato di riferimento;
  • definire misure comuni per il trasporto, la fornitura e lo stoccaggio dell’idrogeno attraverso il “sistema dell’idrogeno”, ossia un sistema produttivo basato principalmente sullo sfruttamento di questa risorsa come primo vettore energetico, anche per fornire surplus energetico alla rete elettrica tradizionale;
  • varare i provvedimenti necessari all’implementazione di un sistema dell’idrogeno interconnesso, che favorisca la flessibilità del sistema elettrico e la riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra nei settori hard to abate, al livello europeo.

Le prospettive italiane: focus sull’idrogeno verde e la Strategia Nazionale Idrogeno

Come accennato, l’obiettivo dei legislatori europei è superare il quadro normativo precedente per favorire l’approvazione di nuove misure dedicate al comparto dei gas verdi, per raggiungere la progressiva indipendenza energetica in chiave quanto più possibile sostenibile. Contestualmente, un’accelerazione del processo di decarbonizzazione, riducendo drasticamente le emissioni nell’aria, risulta necessaria.

Occorre specificare che l’UE ha avviato questo filone di lavoro nel 2020, con la pubblicazione della strategia europea sull’idrogeno. In merito, sono state varate una serie di iniziative di tipo strategico, economico e legislativo, tra cui: il RePower EU, che ha raddoppiato i target di produzione domestica e di import per un totale di 20 milioni di tonnellate di idrogeno al 2030; l’Hydrogen Bank, che finanzierà progetti di produzione d’idrogeno, incentivando l’idrogeno rinnovabile prodotto al kg; la Renewable Energy Directive III (cosiddetta, RED III) e l’Alternative Fuel Infrastructure Regulation (cosiddetto, AFIR), con cui sono stati fissati i target per l’utilizzo di idrogeno e i vincoli per la costruzione di una rete di infrastrutture di rifornimento.

Nello specifico, la RED III ha introdotto target significativi nell’ambito dei combustibili rinnovabili di origine non biologica (RFNBO). Gli Stati membri devono, pertanto, adoperarsi affinché il contributo degli RFNBO utilizzati sia, entro il 2030, almeno pari al 42% dell’idrogeno utilizzato nell’industria, a scopi energetici e non. 

Dal canto suo, l’Italia ha predisposto una traiettoria per strutturare il comparto dell’idrogeno attraverso la definizione di obiettivi di utilizzo, nell’ottica di decarbonizzare alcuni settori particolarmente impattanti, e lo stanziamento di risorse per incentivare progetti su tutta la filiera: dalla produzione, all’uso nei settori hard to abate e nella mobilità. Ad esempio, all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sono stati allocati 3,64 miliardi per implementare la filiera dell’idrogeno nazionale. In particolare, al 2026 è previsto, fra l’altro, l’avvio di 52 “Hydrogen Valleys” in aree dismesse, ossia nuclei di produzione di idrogeno come primi esempi di produzione e consumo di idrogeno rinnovabile sul territorio. Il PNRR intende anche supportare la filiera delle tecnologie connesse alla produzione e utilizzo dell’idrogeno, come gli elettrolizzatori e le celle a combustibile. Anche con la revisione del PNRR, trasmessa nei mesi scorsi alla Commissione Europea, sono stati inseriti progetti consistenti, tanto che saranno necessari ulteriori finanziamenti, esterni al PNRR.

Difatti, attualmente il Governo ha deciso di destinare all’implementazione della filiera H2 un nuovo capitolo del REPowerEU. Si tratta di uno “scale up” che, sinteticamente, prevede:

  • il potenziamento dell’investimento M2-C2 – I 3.1, “Produzione di idrogeno in aree industriali dismesse (Hydrogen valleys) per consentire il finanziamento di progetti ammessi ma non finanziati per insufficienza delle risorse”:
  • nell’ambito della M2-C2 – I 3.5, ulteriore sostegno alla ricerca e allo sviluppo sull’idrogeno, per finanziare progetti già selezionati ma non finanziati per carenza di risorse. Fra questi, rientrano i progetti di R&S per la fattibilità e sperimentazioni di strutture per il trasporto di energia, nell’ottica di sviluppare infrastrutture “hydrogen ready” per il trasporto di idrogeno al 100%.

In questo contesto, la DE del 13 giugno 2024 mira a incentivare l’aumento di gas rinnovabile soprattutto nei Paesi ad alta concentrazione di carbonio, tra cui l’Italia. Si auspica di favorire, tra le varie risorse, proprio l’idrogeno verde, insieme al biometano, come alternativa all’uso dei combustibili fossili. Tuttavia, il successo delle misure approvate dall’Unione Europea dipenderà dall’introduzione di altrettanti provvedimenti nazionali che accompagnino lo sviluppo di una filiera costosa e, attualmente, ancora allo stato embrionale: pertanto, gli incentivi e lo snellimento delle procedure, secondo una prospettiva armonizzata con Bruxelles, sono elementi essenziali per potenziare la produzione e l’impiego dell’idrogeno in Italia.

A questo proposito, a gennaio 2024 il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha istituito un Focus Group interministeriale per redigere la Strategia Nazionale Idrogeno (SNI). Recentemente, in un’intervista a “Il Messaggero” del 14 luglio 2024, il Ministro ha dichiarato di voler predisporre e pubblicare un documento programmatico completo entro la fine del mese (ndr. luglio 2024). Si tratta, certamente, di un obiettivo ambizioso che potrebbe tradursi in linee guida e non in uno, o più, provvedimenti giuridicamente vincolanti. L’intento principale della Strategia, ha detto Pichetto, è sviluppare il mercato nazionale dell’idrogeno verde, anche attraverso la creazione di un’infrastruttura ad elevato potenziale di interconnessione, così da incentivare l’import-export di tale risorsa. Per questo obiettivo, che rientra ancora in una prospettiva di lungo termine, il MASE ha istituito un Tavolo tecnico composto da:

  • i rappresentanti delle istituzioni centrali (tra cui spiccano il Ministero delle Imprese e il Ministero della Cultura, accanto al MASE);
  • le autorità di settore, ossia l’ARERA e il GSE;
  • i rappresentanti delle principali imprese attive nel settore della produzione e delle infrastrutture energetiche, fra cui Eni, Enel, Snam e Terna;
  • le associazioni di settore, come l’Associazione Italiana Idrogeno (H2I).

Il contenuto della strategia sarà, dunque, reso noto con la pubblicazione del documento redatto dal Tavolo tecnico. Tuttavia, alcune previsioni sono state anticipate nel “nuovo” PNIEC, inviato a Bruxelles lo scorso giugno. In sintesi, per quanto riguarda gli obiettivi di neutralità climatica al 2030, i punti dedicati all’idrogeno verde prevedono l’obbligo di garantire almeno 0,25 milioni di tonnellate di consumi (entro il 2030), di cui almeno l’8o% della domanda deve essere prodotto in Italia e, pertanto, assicurare una capacità installata pari a 3GW di elettrolizzatori. Inoltre, la quota maggiore di investimenti (almeno 1 miliardo di euro, secondo le stime del MASE) dovranno essere destinate all’impiego dell’idrogeno rinnovabile per decarbonizzare i comparti cosiddetti hard-to-abate.