Energia Elettrica, Gas, Governo, Idrocarburi, In Primo Piano, Parlamento, Produzione di Energia, Rinnovabili, Unione Europea
La Strategia Energetica Nazionale tra pianificazione e politica
Quattro anni e alcuni ministri dello Sviluppo Economico dopo si parla della nuova Strategia Energetica Nazionale. Un importante lavoro di raccolta e analisi sull’attuale scenario energetico e – per quanto possibile – di orientamento sui modelli energetici nazionali di domami. Come afferma lo stesso Ministro dello Sviluppo Economico Calenda, la SEN non può infatti essere un documento rigido, che pretenda di definire i binari di sviluppo energetici dei prossimi decenni. Troppe le variabili da considerare e che non possono essere predette in un orizzonte temporale di medio-lungo periodo: Europa, infrastrutture, economia, scenari internazionali, tecnologia.
Un documento quindi importante, ma non vincolante e la cui stessa natura giuridica, se così si può chiamare, è alquanto dibattuta. Utile per disegnare un quadro strategico entro il quale inserire prossime scelte di politica energetica, ma non “legge” se le circostanze o la politica dovessero richiedere altre valutazioni.
Da questo tema discende anche una riflessione sulle tempistiche. La legislatura volge al termine: quanto i prossimi Parlamento e Governo – che non avranno sottoscritto la SEN e magari, anzi, si troveranno molto distanti dall’attuale esecutivo – si sentiranno obbligati ad attenersene? Può un documento di – almeno pretesa – pianificazione pluriennale come la SEN sopravvivere alle repentine evoluzioni della politica? In ogni caso sarebbe forse più opportuno che la SEN divenisse il “manifesto” energetico di un Governo, piuttosto che un atto di congedo, da lasciare in eredità al successivo.
Partono ora le consultazioni – si parla di una trentina di giorni di tempo perché ogni azienda o associazione di categoria invii le proprie. E tuttavia, si può pensare ad un vero coinvolgimento degli stakeholder sulla SEN con soli 30 giorni di consultazione? In parte, c’è da dire, molte aziende e associazioni avevano già fatto avere nei mesi scorsi le loro proposte nell’ambito della pre-consultazione informale che il Ministero avevo apposta voluto avviare. Calenda ha aggiunto che sì, trenta giorni appaiono più che sufficienti per inviare segnalazioni puntuali. Intanto circola già voce che le consultazioni sulla SEN non partiranno prima di questa settimana. Tempo ulteriore per farsi trovare pronti all’avvio della procedura di consultazione ufficiale. Il ministero dell’Ambiente ha inoltre confermato che non appena verrà pubblicato il documento verrà fissato un workshop, un momento di confronto generale con gli stakeholder.
Andando brevemente sui contenuti, già ampiamente esposti altrove, questi gli spunti più interessanti:
- l’ipotesi di uscita dal carbone tra il 2025 e il 2030. Il ministro sottolinea però che il phase-out ci costerà sui 3 miliardi di euro per le nuove centrali e infrastrutture energetiche. Molta fiducia nel gas, sia come sostituto del carbone che come risorsa di back up delle fonti rinnovabili e per la sicurezza per l’approvvigiomento delle fonti; è compreso anche l’aumento delle importazioni di GNL per sfruttare l’opportunità di un mercato in oversupply fino a metà anni ’20.
- Sulle rinnovabili elettriche, obiettivi in linea con l’Europa, ovvero 27% al 2030 sui consumi complessivi lordi. Per il fotovoltaico in particolare non occorrono più “più incentivi diretti ma contratti a lungo termine mediante gara competitiva per garantire un segnale di prezzo per un certo numero di anni”. Novità in vista anche sull’eolico occorre puntare “nella promozione dei nuovi impianti e repowering, semplificando l’iter autorizzativo con procedure ad-hoc”.
- Faro su efficienza energetica e la riduzione delle emissioni nei trasporti settore nel quale dove, ammette Calenda, “abbiamo un problema gigantesco sul parco circolante e se non l’affrontiamo saranno estremamente ridotte le possibilità di incontrare i nostri obiettivi”.