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La proposta del Parlamento sul lobbying. Il nodo giornalisti
Forse sarà “l’ennesimo tentativo non riuscito” di mettere le mani su un aspetto molto delicato ed importante della nostra macchina legislativa. Eppure il dato inconfutabile è che questa volta esiste un testo base condiviso tra tutte le proposte politiche (una decina i DDL già presentati solo in questa legislatura). E c’è una data, il 23 aprile, per presentare emendamenti e oltrepassare almeno il primo scoglio, il voto in Commissione Affari costituzionali al Senato. Stiamo parlando del Disegno di legge Disposizioni in materia di rappresentanza di interessi presso i decisori pubblici, del quale sono autori i senatori Orellana e Battista (ex M5S, ora rispettivamente Gruppo Misto e Autonomie).
Si tratterebbe, ove approvato, della creazione di un ormai sempre più necessario quadro regolatorio sui rapporti fra le Istituzioni e i gruppi di pressione, togliendoli dal cono d’ombra nel quale ora si trovano. Riconoscere innanzitutto il lobbying e i lobbisti, per fare sì che questi soggetti diventino legittimi interlocutori della politica sui temi che rappresentano. Una legge importante, di cui l’Italia ancora non si è dotata. Vediamo per brevi punti cosa prevede la proposta normativa in questione.
Il Comitato e il Registro
Innanzitutto, si istituisce un Comitato per il monitoraggio della rappresentanza di interessi presso Palazzo Chigi. Ruolo del Comitato, composto da quattro funzionari e che opportunamente prevede un ricambio dei componenti ogni quattro anni, è di gestire il Registro obbligatorio dei portatori di interesse. Ciascun portatore di interesse presenterà un proprio Codice di Condotta, posto al vaglio del Comitato (e qui ci permettiamo di suggerire: perché non un Codice per tutti?).
I soggetti iscritti al Registro avranno accesso a una Banca dati con le informazioni di interesse sui vari dossier normativi, ma soprattutto vedranno finalmente riconosciuta la prerogativa di poter partecipare ufficialmente all’attività legislativa con proposte di modifica, invio di note e analisi, richieste di incontro. Spunto interessante, la possibilità di partecipare alle attività di analisi e verifica dell’impatto della regolamentazione.
Le incompatibilità
Il disegno di legge affronta il tema delle incompatibilità, cercando di regolamentare innanzitutto il “revolving door”, fenomeno per cui dirigenti della PA ed esponenti politici passano a ruoli decisionali in soggetti privati, portando con sé un prezioso e sensibile bagaglio di relazioni e informazioni. Per loro, divieto di iscrizione al Registro per i due anni dalla data di cessazione dell’incarico pubblico. Troppo poco? Forse, ma il minimo accettabile è comunque garantito. Ciò che desta maggiore perplessità è invece il divieto di svolgere attività di rappresentanza di interessi imposto a giornalisti, pubblicisti o professionisti, iscritti all’Ordine. Non si coglie in questa circostanza quale elemento debba precludere a chi scrive su testate di tutelare interessi particolari. Una modesta critica, che scaturisce anche dalla riflessione sulla complessità del mondo dell’informazione di oggi e sugli elastici confini ormai assunti dal giornalismo ai tempi del Web 2.0.
Gli articoli sulle Sanzioni e l’Attività di vigilanza chiudono il Disegno di Legge che, per quanto migliorabile, ha l’indubbio merito di non approcciare la materia in termini punitivi (a differenza di alcune proposte che ad esempio attribuivano il coordinamento all’Autorità Nazionale Anticorruzione, tradendo una certa diffidenza aprioristica nei confronti del lobbying).
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