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La nuova normativa europea sulla rendicontazione societaria in materia di responsabilità sociale

Posted: 17 Aprile 2024 alle 9:49   /   by   /   comments (0)

di Ludovica Montervino

Nell’ultimo trimestre del 2020, la Commissione Europea ha indetto una grande consultazione tra gli Stati membri sulla responsabilità delle imprese in materia ambientale, sociale e sui diritti umani. Circa tre anni dopo, a gennaio 2023, è entrata in vigore la Direttiva 2022/2464 dedicata alla rendicontazione societaria sulla sostenibilità, nell’ambito del Green Deal. Si tratta della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che sancisce l’obbligo di comunicare le informazioni non finanziarie attraverso la pubblicazione periodica del bilancio di sostenibilità. Quest’ultimo è un documento che consente di mostrare ai clienti, ai produttori, agli investitori e ai dipendenti le scelte aziendali in termini di sostenibilità economica, ambientale e sociale.

L’impegno dell’Unione Europea su questo dossier si inserisce in un filone di lavoro più ampio. Difatti, grazie alla sinergia delle istituzioni europee, negli ultimi anni sono state implementate diverse riforme, nell’ottica di consolidare la leadership di Bruxelles nel processo di transizione sostenibile al livello globale. L’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 fa da traino alla creazione di un contesto economico-finanziario sostenibile, in cui le imprese operatrici hanno l’opportunità di agire in modo sempre più consapevole rispetto a responsabilità e impatto ambientale.

La direttiva CSR presenta un punto cardine tra le sue finalità, ossia migliorare l’informativa di sostenibilità nell’ottica di sensibilizzare le imprese e vincolarle a un obbligo di risultato rispetto ai fattori Environmental, Social, Governance (ESG). Questo obbligo di risultato viene equiparato, in termini di importanza e urgenza, ai più tradizionali risultati inclusi nel bilancio civilistico. È il caso di dire, infatti, che nella ristrutturazione della governance aziendale a benefico della responsabilità sociale e di impresa, il bilancio di sostenibilità e il bilancio civilistico vanno pensati e redatti come due documenti strettamente connessi, che devono dialogare tra loro.

La CSRD fra l’altro allarga il bacino di aziende di cui si attende la redazione dell’informativa sostenibilità, superando la Non-Financial Reporting Directive. Il report “Corporate Sustainability Reporting Directive: la nuova direttiva che cambia lo scenario ESG”, redatto dal PWC, cita alcune stime pubblicate dall’Unione Europea, secondo cui le imprese europee con l’obbligo di redigere il documento non finanziario che fornisce indicazioni su valori, visione e sul proprio rapporto con la società e l’ambiente, sono circa 11.700 ma, grazie alla direttiva, passeranno ad essere circa 49.000, di cui 4.000 soltanto in Italia.

Il bilancio redatto dalle aziende sarà, inoltre, soggetto a meccanismi di monitoraggio e di revisione obbligatori, nel rispetto dei regolamenti dedicati alla tassonomia ambientale dell’UE, e dovrà rispettare le linee guida standardizzate al livello europeo in materia. In quest’ottica, la rendicontazione societaria dedicata alla sostenibilità traccia due sentieri per le imprese:

  1. affrontare le lacune presenti nella legislazione sulla comunicazione esterna delle informazioni non finanziarie, con l’obiettivo di rendere l’approccio più inclusivo e trasparente in merito alle modalità con cui le strategie aziendali incidono sulla sostenibilità;
  2. arginare il fenomeno del greenwashing, impedendo alle imprese di sfruttare i temi dell’ecologia e della sostenibilità per migliorare la propria reputazione e obbligandole, nell’interesse di consumatori, fornitori e investitori, a pubblicare informazioni esaustive sulle azioni sostenibili perpetrate da esse stesse.

Nello specifico, la Direttiva CSR si rivolge ai seguenti soggetti:

  • le grandi imprese non quotate che hanno almeno 250 dipendenti medi, 25 milioni di stato patrimoniale (euro) o 50 milioni di ricevi netti (euro);
  • le PMI quotate, gli istituti di credito di piccole dimensioni non complessi, le imprese di assicurazioni dipendenti da un gruppo;
  • aziende cosiddette “figlie” con capogruppo extra-UE, per le quali l’impresa capogruppo abbia generato ricavi netti superiori a 150 milioni (euro) all’interno dell’Unione Europea.

Le tempistiche di pubblicazione del bilancio previste differiscono in base al tipo di società a partire da gennaio 2025 con riferimento all’anno fiscale 2024.

Il dovere di diligenza delle imprese nella sostenibilità: i prossimi passi

L’approfondimento sulla CSRD risulta interessante alla luce della prossima sessione plenaria del Parlamento Europeo, che si terrà, come di consueto, a Strasburgo dal 22 al 25 aprile. In sede verrà discussa la Corporate Sustainability and Due Diligence Directive (CSDDD), un altro tassello fondamentale nell’ottemperanza della sostenibilità sociale e ambientale d’impresa.

A differenza della CSRD, la CSDDD si rivolge solo alle aziende con più di 500 dipendenti e un fatturato annuo globale superiore a 150 milioni (euro). Inoltre, come riporta Euractiv, per alcuni settori “a rischio” (ndr. tessile, agricoltura, produzione alimentare, commercio di risorse minerarie, costruzioni), la soglia si abbassa, includendo solo le aziende con 250 dipendenti e fatturato superiore a 40 milioni (euro), ma soltanto se almeno 20 milioni sono generati in un settore “a rischio”.

È interessante sottolineare che la direttiva si rivolge ad aziende operanti nel mercato dell’UE anche se la loro sede è fuori dall’Unione, favorendo un effetto extraterritoriale che vuole promuovere la tutela dei diritti umani e degli standard ambientali in tutto il mondo.

Brevemente, tra le disposizioni previste della direttiva risultano particolarmente rilevanti quelle che prescrivono l’obbligo di adottare e attuare un piano di transizione per la mitigazione dei cambiamenti climatici, in capo alle società di grandi dimensioni, oppure porre fine a partnership controverse, qualora le imprese verifichino impatti negativi sull’ambiente o sui diritti umani causati da eventuali partner commerciali.

Il testo della CSDDD è attualmente oggetto di negoziati interistituzionali e rappresenta il frutto del seguente iter: la Commissione ha pubblicato una proposta di direttiva sul tema della diligenza in materia di sostenibilità aziendale nel febbraio del 2022, con cui ha introdotto l’obbligo armonizzato di due diligence sui diritti umani per le grandi imprese che operano nell’UE. Il Consiglio ha finalizzato la sua posizione sulla proposta nel in questione nel novembre successivo, modificando alcune disposizioni ma lasciandone, di fatto, invariati gli obblighi. Il 1° giugno 2023, infine, il Parlamento Europeo ha adottato la propria versione della CSDDD come risultato di un complesso compromesso politico.Un accordo definitivo, tuttavia, fatica ad arrivare. Infatti, dopo l’intesa provvisoria raggiunta tra Parlamento e Consiglio (dicembre ’23), ne occorre l’adozione e l’approvazione formale da parte di entrambe le istituzioni. Si attende, dunque, l’esito della discussione prevista, come accennato, il prossimo giovedì 24 aprile, per conoscere l’evoluzione degli orientamenti comunitari sulla direttiva oggetto d’esame e provare a carpire quale strada normativa intenda percorrere l’UE, in materia di responsabilità sociale d’impresa.