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La competitività dell’Italia nella cornice europea: i contributi di Giorgia Meloni e Mario Draghi alla vigilia del Consiglio Europeo

Posted: 25 Marzo 2025 alle 11:12   /   by   /   comments (0)

di Redazione

Il 20 e il 21 marzo si è riunito a Bruxelles il Consiglio Europeo, l’organo collegiale dei Capi di Stato e di Governo dei ventisette Stati membri che definisce le priorità e gli orientamenti politici generali dell’Unione Europea, adottando conclusioni (ndr. si differenzia dal Consiglio dell’Unione Europea – anche noto solo come “Consiglio” – che, invece, riunisce i ministri e che ha facoltà di negoziare e adottare le leggi dell’UE, in concertazione con il Parlamento europeo).

Pochi giorni prima, Giorgia Meloni si è recata al Senato e alla Camera per fare le consuete comunicazioni. In questa sede, ha affrontato diversi argomenti di interesse strategico, su cui l’Italia insisterà nell’arco della legislatura europea. Ovviamente, non hanno potuto mancare i riferimenti all’energia (cfr. il comunicato stampa).

Difatti, come ha ricordato Meloni, il Consiglio Europeo di marzo è tradizionalmente dedicato all’economia e alla competitività, quest’anno secondo una prospettiva di rilancio e rafforzamento. Ripercorrendo le istanze prioritarie che l’Italia porterà in sede europea, Meloni ha quindi insistito sulla necessità di perseguire gli obiettivi declinati dalla “Bussola della Competitività”, auspicando a un rapido passaggio alla fase operativa da parte della Commissione Europea. In particolare, sarà fondamentale sviluppare quanto prima un quadro normativo e finanziario comune e favorevole ad “assicurare un percorso di decarbonizzazione sostenibile per le nostre imprese e per i nostri cittadini, così da risolvere il divario nell’innovazione che l’Europa sconta, e ridurre le nostre troppe, e troppo pericolose, dipendenze strategiche”.

Il primo input deve partire, sempre secondo Meloni, dalla definizione di una politica industriale efficace, tale da permettere la combinazione di obiettivi ambientali e competitività. In questo quadro si inserisce il  Clean Industrial Deal, presentato dalla Commissione lo scorso 26 febbraio, particolarmente apprezzato dall’Esecutivo nazionale a fronte del consistente rincaro dei prezzi dell’energia che ormai affligge l’Italia (ndr. negli ultimi mesi, il tema è stato oggetto di diversi atti di indirizzo e controllo del Parlamento nei confronti del Governo, che ha anche recentemente approvato ad hoc il decreto-legge 19/2025, cosiddetto “DL Bollette”, attualmente al vaglio del Parlamento per l’approvazione della legge di conversione, attesa entro il prossimo 30 aprile). Di conseguenza, la Presidente ha anche fatto riferimento alla sicurezza energetica come “tassello fondamentale della strategia industriale europea” e per cui sarà fondamentale mettere in atto interventi strutturali di macro portata. Nello specifico, contestualmente al Clean Industrial Deal, il lancio del Piano d’Azione per l’energia accessibile è stato un buon punto di partenza per individuare le misure urgenti volte a contrastare la volatilità dei prezzi dell’energia e per aumentare la resilienza del sistema comunitario, ma sarà importante lavorare anche all’introduzione di misure a lungo termine, sulla scorta della riforma del mercato elettrico europeo, adottata a luglio scorso.

L’audizione di Mario Draghi, da dichiarazioni politiche a stime precise

A proposito di competitività, le comunicazioni di Meloni alla vigilia del Consiglio Europeo hanno coinciso con l’audizione del Prof. Mario Draghi davanti alle Commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche dell’UE di Camera e Senato, per un follow up sul suo “Rapporto sul futuro della competitività europea”, sei mesi dopo la presentazione. Alla luce delle premesse sull’imminente impegno del Governo a Bruxelles e in qualità di consulente per gli orientamenti politici della Presidente della Commissione Europea, Draghi ha fatto un intervento molto interessante, non solo per autorevolezza e competenza, ma anche per tempismo. È stato esaustivo ma puntuale, toccando gli aspetti fondamentali legati alla competitività dell’Italia.

Quali sono, dunque, le prospettive fattuali per l’attuazione delle misure che il Governo, oggi, dovrebbe auspicare a livello europeo, secondo il punto di vista di un tecnico che, fra l’altro, è stato anche Presidente del Consiglio?

Contestualizzando, l’intervento di Draghi è avvenuto in uno scenario internazionale radicalmente cambiato, anche alla luce dell’elezione di Donald Trump a Presidente degli USA. Proprio alla luce di questo nuovo equilibrio, Draghi ha sottolineato la necessità per l’Europa di presentarsi compatta sul fronte internazionale e di potenziare tre ambiti: costo dell’energia, innovazione, difesa. Sono queste, infatti, le direttrici che l’ex Presidente ha utilizzato per delineare la strategia per accrescere la competitività dell’Italia e, in modo più generale, dell’UE.

Tra le tre, in coerenza con quanto richiamato nella prima parte dell’articolo, in questa sede si è scelto di concentrarsi sui temi energetici che Draghi ha affrontato nel corso del suo intervento. Difatti, ha trattato il costo dell’energia come prima minaccia alla competitività italiana: più nel dettaglio, oggi il caro bollette influisce sulla debolezza strutturale che, partendo dall’UE, attanaglia il nostro Paese, ancor più rispetto a sei mesi fa. “Una seria politica di rilancio della competitività europea deve porsi come primo obiettivo la riduzione delle bollette per imprese e famiglie”, ha detto Draghi con fermezza. Questo perché il prezzo del gas naturale all’ingrosso, tra settembre e febbraio, è mediamente aumentato di oltre il 40%, con punte di oltre il 65%, per poi attestarsi a +15% nell’ultima settimana. Idem vale per i prezzi dell’elettricità all’ingrosso, cresciuti in modo generalizzato fino ad arrivare, come nel caso italiano, al doppio/triplo del valore vigente negli Stati Uniti. In ambito comunitario l’Italia “vanta” prezzi dell’elettricità all’ingrosso in media superiori dell’87% rispetto a quelli francesi, del 70% rispetto a quelli spagnoli e del 38% rispetto a quelli tedeschi (ndr. dati aggiornati al 2024).

Draghi ha dato poi risalto anche al tema delle fonti energetiche rinnovabili, sottolineando che i benefici dei loro costi operativi toccheranno appieno i consumatori solo tra molti anni. Questo dato ha messo in luce la necessità di introdurre misure più tempestive, nel frattempo, per porre un freno alle ricadute economiche del rincaro dell’energia “tradizionale” su famiglie e imprese. Più in generale, ha evidenziato che la decarbonizzazione “è a rischio. I prezzi all’ingrosso dell’elettricità dipendono dal mix di generazione ma anche da come si forma il prezzo. In Europa, nel 2022, pur rappresentando il gas solo il 20% del mix di generazione elettrica, ha determinato il prezzo complessivo dell’elettricità per più del 60% del tempo. In Italia, per circa il 90% delle ore”. Questo è stato, infatti, il pretesto per rinnovare l’invito al disaccoppiamento del prezzo dell’energia prodotta da FER e nucleare da quello dell’energia proveniente da fonte fossile, e di quello dell’energia, in generale, da quello del gas, senza per forza aspettare l’introduzione di riforme a livello europeo.

Così ha chiosato Draghi, nell’ambito del suo intervento, la dissertazione sull’energia: “In Italia sono disponibili decine di GW di impianti rinnovabili in attesa di autorizzazione o di contrattualizzazione. È indispensabile semplificare e accelerare gli iter autorizzativi, e avviare rapidamente gli strumenti di sviluppo […] slegare la remunerazione rinnovabile da quella a gas, sia sui nuovi impianti che su quelli esistenti, adottando più diffusamente i Contratti per Differenza (CfD) e incoraggiando e promuovendo i Power Purchasing Agreement (PPA)”. Aspetti, questi, su cui le istituzioni e gli stakeholder protagonisti del comparto energetico italiano stanno già prestando particolare attenzione.

Fonte foto: https://newsroom.consilium.europa.eu/