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Italia ventesima nell’UE per digitalizzazione: serve un cambio di passo
di Redazione
L’era del digitale è già iniziata da un pezzo. In politica la comunicazione digitale e social riesce a mobilitare l’opinione pubblica a livelli quantitativamente e qualitativamente inediti; sul piano economico (e, in particolare, per quanto riguarda il settore energetico) le mobilitazioni che nascono sul web hanno dato un peso estremamente rilevante al cosiddetto effetto NIMBY; sul piano culturale, le potenzialità pressoché illimitate di diffusione e produzione di informazioni stanno causando trasformazioni diffuse ed estremamente rapide, anche se non sempre con esiti costruttivi.
Se, tuttavia, delle possibilità dischiuse dal digitale si parla tanto, non si può dire che ad oggi il Bel Paese si stia librando nei cieli virtuali del 2.0. Tutt’altro: secondo il DESI – Digital Economy and Society Index del 2021, da poco pubblicato dalla Commissione Europea, l’Italia sarebbe il 20° Paese su 27 per digitalizzazione dell’economia, della società e della Pubblica Amministrazione. A onor del vero, si tratta di un miglioramento significativo rispetto al 2020, quando l’Italia era al 25° posto; ma il dato assoluto è ancora decisamente troppo basso rispetto a quanto ci si aspetterebbe da una delle principali economie europee.
L’indice europeo si compone di quattro variabili. La prima, denominata Capitale umano, misura il grado di diffusione delle competenze informatiche nel Paese. Questo è anche il campo in cui l’Italia performa peggio: ci troviamo, infatti, al 25° posto, con un punteggio – in centesimi, ndr – ben al di sotto della media UE (35,1 contro 47,1). La seconda, denominata Connettività e che misura la disponibilità di infrastrutture per la fruizione del digitale, non mostra un quadro particolarmente più roseo: ci troviamo al 23° posto, con un punteggio di 42,4 versus una media UE di 50,2. Migliore il livello di digitalizzazione delle attività aziendali, misurato dalla terza variabile, Integrazione delle tecnologie digitali: in questo, l’Italia è al 10° posto, con un punteggio superiore alla media UE (41,4 vs 37,6). Il livello di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione è misurato dalla quarta variabile, Servizi pubblici digitali. L’Italia si trova al 18° posto, con un punteggio di 63,2 contro il risultato medio UE di 68,1. Guardando le singole componenti di tale variabile, si nota una significativa crescita in tutti gli indicatori di digitalizzazione della P.A. – un dato che stride con la bassa percentuale di cittadini che usufruiscono di servizi di e-government (36% contro la media UE del 64%).
La digitalizzazione è la prima delle Missioni del PNRR: per questo motivo, la speranza è che quanto prima la performance digitale dell’Italia conosca una spinta propulsiva notevole grazie all’attività di policy e ai progetti sbloccati dai fondi europei. Nel frattempo, è da notare come diverse istituzioni si affaccino – sia pure a ritmi diversi – sul digitale: ad esempio, a partire dal 3 dicembre entreranno in vigore le norme integrative per i giudizi davanti alla Consulta che consentiranno ai soggetti interessati di svolgere in digitale le procedure di giudizio presso la Corte Costituzionale, tramite il portale e-Cost.
Nell’ambito delle procedure autorizzative per la realizzazione di impianti FER, il decreto legislativo di recepimento della RED II prevede l’implementazione di uno Sportello Unico Digitale per le Energie Rinnovabili (SUDER), finalizzato a unificare e facilitare la presentazione, l’istruttoria e la valutazione dei progetti.
A livello locale, si cita il caso della Sicilia: la Commissione Affari costituzionali dell’Assemblea Regionale Siciliana ha da poco approvato un disegno di legge che introduce numerose norme per la digitalizzazione dei procedimenti amministrativi, tra cui l’introduzione di un software per lo svolgimento delle conferenze di servizi e impegnando il governo siciliano ad attuare il principio del digital first, favorendo ovunque possibile l’avvio e l’espletamento in digitale delle procedure.
Vedremo nella prossima rilevazione del DESI – ma anche nella vita di tutti i giorni – quanto le misure per la digitalizzazione contribuiranno a fare dell’Italia un Paese più digitale.