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Il ruolo del lobbying in un mondo che ha bisogno di decisioni rapide
di Carlo De Nicola
Con le sue Filippiche, il grande oratore ateniese Demostene denunciava, in quello che ormai è un capolavoro dell’arte politica di ogni tempo, l’incapacità della città di Atene ad opporsi al nemico Filippo di Macedonia: quest’ultimo, a capo di una monarchia, stava soggiogando le città greche con una rapidità cui i processi decisionali dell’assemblea ateniese non sapevano rispondere efficacemente. In questo modo, Demostene pose una questione di grande importanza per il pensiero politico occidentale: come conciliare il confronto democratico con la necessità di decisioni rapide?
In risposta a questa domanda, e applicandola ai nostri tempi di pandemia, si potrebbe fare qualche riflessione sul ruolo del rappresentante di interessi come facilitatore dei processi decisionali democratici. Ci troviamo infatti ancora una volta in una fase storica in cui la democrazia è chiamata sia a mantenere intatte le prassi istituzionali e la trasparenza dei processi decisionali, sia a mettere in campo soluzioni economicamente ambiziose in tempi molto brevi.
Da una parte, il decisore deve fornire risposte rapide a una crisi di grandi proporzioni iniziata improvvisamente; dall’altra, la discussione delle risposte fornite dalla politica alle necessità del Paese rimane un irrinunciabile elemento costitutivo delle democrazie.
Come influisce questo sul settore della rappresentanza di interessi? Vi è, effettivamente, un legame tra l’attuale situazione di emergenza e le attività di public affairs: ad esempio, uno studio dello scorso agosto sull’incremento delle attività di lobbying negli Stati Uniti mostra come soprattutto il settore sanitario, ma anche gli altri comparti, abbiano raggiunto nel primo trimestre del 2020 il massimo livello di spesa per le attività di rappresentanza di interessi dal 2018.
Secondo una visione riduttiva, ma purtroppo ancora troppo diffusa, del lobbying questo dato potrebbe essere visto come una conferma della diffusione oltre misura di un ipotetico argumentum ad COVID: “poiché ci si trova in situazione di emergenza, qualunque misura atta a limitare gli impatti della pandemia sul tessuto economico deve essere sostenuta”.
In realtà, nessun’altra figura come il lobbista è in grado di presentare, all’interno di un contesto democratico, le istanze dei settori produttivi alla politica con un’analoga rapidità. E poiché la rapidità e la correttezza delle decisioni sono particolarmente necessarie in questa fase storica, una corretta attività di lobbying può, da questo punto di vista, facilitare la ripartenza, fornendo le basi per prendere decisioni politiche ottimali.