In Primo Piano, Produzione di Energia, Rinnovabili
Il Renewable Energy Report presentato al Politecnico di Milano
È stato presentato martedì 19 maggio il “Renewable Energy Report” prodotto dall’Energy Strategy Group del Politecnico di Milano e coordinato dal professor Vittorio Chiesa.
Il fatto che, per la prima volta, si siano riunite sotto un unico “cappello” tutte le rinnovabili elettriche già inquadra di per sé la minor vitalità, per rapporto agli anni scorsi, che questo comparto sta vivendo soprattutto in Italia. Il Report cerca comunque di dipingere un quadro del settore nazionale e internazionale, evidenziando da un lato l’incidenza delle rinnovabili sulla bolletta energetica e dall’altro il valore che si verrà a creare in un prossimo futuro per la gestione degli impianti già oggi installati.
A livello mondiale le fonti rinnovabili nel 2014 hanno prodotto il 23% dell’energia elettrica garantendo oltre 5.400 TWh di produzione. La potenza installata è passata da 1 TW del 2007 a oltre 1,7 TW nel 2014, grazie soprattutto all’incremento del fotovoltaico. Nel nostro Paese si è assistito a un aumento della produzione da fonti rinnovabili che è passato dal 29% del totale nel 2011 al 45% del totale nel 2014, anche se bisogna registrare un calo nella domanda di energia elettrica di circa l’8% nel medesimo periodo.
Interessante l’analisi sull’impatto delle rinnovabili sull’andamento dei prezzi: sono stati presi in considerazione due scenari, uno “limite” e uno “conservativo”. Nel primo caso, il calo del Prezzo Unico Nazionale (PUN) dal 2011 al 2014 è interamente ascrivibile alle rinnovabili (-27,8%), mentre nel secondo, scontando gli impatti della riduzione dei prezzi del gas, del carbone e del petrolio, il calo del PUN attribuibile alle rinnovabili è di circa il 17%. Se si considerano, oltre al PUN, le altre componenti la bolletta elettrica – costo del servizio di dispacciamento, quello dei servizi di trasporto e gli oneri generali di sistema (che includono anche la componente A3 – copertura degli incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate) – si evidenzia come in uno scenario a breve termine l’effetto netto dell’incremento di produzione da rinnovabili tra il 2011 e il 2014 può essere stimato tra i 7 e gli 8,6 miliardi di € di costi aggiuntivi. A medio termine (2018) il costo delle rinnovabili può considerarsi tra i 6 e i 7,6 miliardi di €, grazie alla scadenza di un discreto numero di certificati verdi, mentre a lungo termine (2035) si potrà avere una riduzione della bolletta, seconda dello scenario che si vuole considerare, tra i 3,2 e i 4,8 miliardi di euro.
Importante la valutazione del volume di affari che hanno generato nel 2014 le diverse fonti, pari a quasi 7 miliardi di euro. Di queste a parte la vendita dell’energia, che copre circa il 50% dei ricavi, risulta interessante il circa 30% di O&M sugli impianti esistenti. Questo dato illustra come l’indotto generato dalla manutenzione degli impianti esistenti potrebbe attestarsi in futuro oltre i 2 miliardi di euro l’anno.
Infine, alcune considerazioni sugli sviluppi futuri del settore in termini di nuove installazioni: per il fotovoltaico si prevede un mercato in crescita solo per i piccoli impianti (< 10 MW) e per il residenziale; per l’eolico la situazione è più critica, con poco installato di grande taglia e uno sviluppo inferiore al fotovoltaico per impianti di piccola taglia; per l’idroelettrico si prevede un aumento dell’installato di 90 MW al 2020, di cui oltre il 90% con impianti di piccola taglia (mini-idro). Per le biomasse la criticità è massima: si prevede addirittura la chiusura di molti impianti al termine del periodo di incentivazione, e già oggi, in particolare per gli oli vegetali, il valore aggiunto del comparto è fortemente negativo. Resistono solo alcuni impianti a biomasse agroforestali. E anche il biogas presenta seri problemi dovuti alle difficoltà del reperimento e del costo della materia prima.
In conclusione il Report dell’Energy Strategy Group delinea un quadro interessante per chi ha investito in passato nel settore delle rinnovabili elettriche, mentre traccia un quadro fosco riguardo ai prossimi anni in termini di investimenti, fatto salvo per le realtà interessate all’O&M degli impianti esistenti.
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