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Il punto politico di settembre: i partiti al banco di prova delle Amministrative
di Caterina Castellani
Il 3 e 4 ottobre dodici milioni di italiani si recheranno alle urne. Parliamo di 1700 Comuni coinvolti, di cui venti capoluoghi di provincia: Benevento, Bologna, Carbonia, Caserta, Cosenza, Foggia, Grosseto, Isernia, Latina, Milano, Napoli, Novara, Pordenone, Ravenna, Rimini, Roma, Salerno, Savona, Torino, Trieste e Varese. In parallelo è previsto anche il rinnovo della carica di Presidente della Regione Calabria e del Consiglio regionale. Per il Governo Draghi si tratta del primo test elettorale.
In caso di elezioni politiche – stando ai principali sondaggi – le intenzioni di voto nazionale sanciscono la netta affermazione del centro-destra; questo dato però non si riflette nello scenario delle amministrative che vede la coalizione presentarsi in modo unitario.
A Bologna, Milano, e Napoli le chances di vittoria a risultano infatti scarse; aperto ad ogni pronostico l’esito delle competizioni a Roma e Torino dove il probabile ballottaggio sembrerebbe tuttavia penalizzare i candidati di centro-destra. Vale la pena sottolineare inoltre che nessuno dei sopracitati capoluoghi ha quale sindaco uscente un esponente di Lega, Fratelli d’Italia o Forza Italia. Una circostanza che non solleva tuttavia la coalizione dall’annoso problema della maturazione di un personale politico all’altezza delle ambizioni coltivate e dei consensi raggiunti. Per I’area di centro-sinistra allargata al MSS vediamo ancora scenari variabili. PD, 5Stelle, Italia Viva e MdP si presentano insieme a Bologna e Napoli mentre a Milano e Torino i 5Stelle si sfilano dalla coalizione. Tutti in solitaria nella Capitale, eccetto Pd e MdP che convergono su Gualtieri.
II voto si inserisce in un momento politico nazionale particolare, segnato dal Semestre Bianco e dalla sofferenza delle forze di «maggioranza». Pesano per queste ultime I’accentramento di cui si è reso protagonista il presidente del Consiglio, i modesti dividendi politici ottenuti e, quindi, la dinamica negativa dei consensi. A questa sostanziale irrilevanza le forze politiche hanno tentato di porre rimedio, in quest’ultimo frangente, politicizzando ad esempio le misure di salute pubblica. Una tendenza condivisa nella sostanza dalla principale forza d’opposizione, Fratelli d’ItaIia, che comunque si guarda ben oltre dal contestare l‘indirizzo di politica economica dell’esecutivo. La ricerca a fini elettorali di una ribalta pubblica assume in conseguenza contorni inconsueti, imponendo — tra le altre cose — un brusco rallentamento dei lavori parlamentari.
In vista del fatidico appuntamento deII’eIezione del Quirinale, tutte le forze politiche sono impegnate nella costruzione di equilibri più «avanzati». Punto di attrito di questo lavoro la competizione interna al centro-destra tra Fratelli d’ItaIia e Lega. Alla forza che ottiene maggiori consensi in questa tornata dovrebbe spettare infatti la leadership di coalizione in vista delle elezioni politiche (un appuntamento che certamente nei desideri della leader di FdI non dovrebbe coincidere con la naturale conclusione della legislatura nel 2023). Voci di corridoio suggeriscono che il centro-destra si stia adoperando per ottenere le elezioni anticipate. Un’ipotesi da ritenersi remota anzitutto per la claudicante presa di Salvini su un partito diviso al suo interno – nonché reduce dallo scandalo delle ultime ore relativo all’apertura dell’indagine della Procura di Verona per cessione e detenzione di stupefacenti nei confronti del (ex) capo della Bestia, Luca Morisi – e in secondo luogo per la caotica situazione dell’area centrista a trazione azzurra.
Fondamentale il risvolto del voto amministrativo per l’area del centro-sinistra. La tendenza bipolare, venutasi riaffermando a livello locale in questi ultimissimi anni, fiacca le aspirazioni delle componenti di centro (Italia Viva e Azione), per le quali la consultazione assume un valore di prospettiva soltanto a Roma dove è candidato Carlo Calenda.
II voto per Letta, candidato alle suppletive di Siena dov’è sostenuto dai 5Stelle è invece un banco di prova per ottenere una qualche investitura pubblica che ne legittimi ulteriormente la leadership, dopo I’elezione da parte dell’assemblea nazionale dello scorso marzo. All’elettorato è rimesso ancora una volta il giudizio sull’ipotesi di un’intesa organica con i 5S (già guidata da Zingaretti e fatta propria oggi da Letta) a dispetto di una forte opposizione interna.
II Movimento 5 Stelle è nel pieno della sua fase di transizione. La direzione (sia in termini di forma organizzativa che per quanto riguarda la sostanza programmatica) scelta dal neo-presidente Conte non risulta ancora ben definita. Le parole del Presidente sulle amministrative (ricordiamo che in diversi Comuni non è stata presentata la lista e dove non c’è un accordo col Pd le possibilità di ottenere un successo solitario sono basse – si veda ad esempio Roma) ne sono una conferma: «il risultato di questo voto non potrà essere significativo per il Movimento, visto che il nuovo corso non ha ancora potuto dispiegare i suoi effetti».