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Il punto politico di ottobre: agenda del Governo, Zan e Quirinale
di Caterina Castellani
All’attenzione del Governo si trovano oggi una serie di dossier di particolare rilevanza: lotta alla pandemia (Green Pass e prosecuzione della campagna vaccinale), aumenti dei costi di gas ed energia elettrica, Riforma del fisco, Legge annuale sulla concorrenza ed infine attuazione del Piano Nazionale di ripresa e resilienza e Legge di Bilancio.
In questo contesto la Lega vive un momento di fibrillazione molto forte tra un’ala più “governista” e una più “sovranista”, che porterà probabilmente ad un ripensamento della politica generale del partito anche nell’ottica di un riposizionamento interno alla coalizione di centrodestra che si realizzerebbe per le Politiche 2023 e, prima ancora, per l’elezione del Presidente della Repubblica prevista per inizio febbraio 2022.
Nel corso delle ultime settimane di ottobre, diversi esponenti di primo piano di Forza Italia – tra cui il Ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta e il Ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini – hanno caldeggiato la fondazione di un centrodestra moderato che riunisca le sensibilità liberali, popolari e socialiste e sia privo della trazione “sovranista” che ha caratterizzato gli ultimi anni. Tali dichiarazioni sono state successivamente smorzate dal Presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi, il quale ha assicurato in merito alla permanenza di Forza Italia nell’attuale coalizione di centrodestra. Sempre Berlusconi, tuttavia, ha anche rilanciato la necessità di un ruolo più centrale del proprio partito. L’ex premier ha infatti definito i partiti di Matteo Salvini e Giorgia Meloni «troppo caratterizzati» per poter essere considerati forze federatrici.
Sempre in relazione alle spinte anti-sovraniste che caratterizzano Forza Italia, il Presidente di Italia Viva Ettore Rosato si è detto soddisfatto dalle dichiarazioni di Brunetta, dicendosi altresì fiducioso che in concomitanza o immediatamente dopo il voto per l’elezione del Presidente della Repubblica nascerà un «terzo polo» di matrice centrista che vedrà la partecipazione di Italia Viva, Azione, Forza Italia e Coraggio Italia, il nuovo partito di Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, e Giovanni Toti, Presidente della Regione Liguria. A tale proposito, ha evidenziato Rosato, sarebbe anche auspicabile una revisione in senso proporzionale della legge elettorale.
In Parlamento il mese ottobrino si chiude con un Senato incontrollato che, a scrutinio segreto, ha votato a favore della cosiddetta “tagliola” proposta da Lega e Fratelli d’Italia per il ddl Zan: ovvero si ferma l’esame del testo. A favore, 154 senatori, 131 i contrari e due astenuti. Presenti 288 senatori.
In Aula è assente Matteo Renzi: il leader di Italia Viva, volato in Arabia Saudita per per partecipare all’ennesima iniziativa voluta il principe saudita Bin Salman è perciò apparso a molti dei suoi avversari come il perfetto mandante politico dell’affossamento della proposta di legge.
“Chi per mesi, dopo l’approvazione alla Camera, ha seguito le sirene sovraniste che volevano affossare il ddl Zan è il responsabile del voto di oggi al Senato. È stato tradito un patto politico che voleva far fare al Paese un passo di civiltà. Le responsabilità sono chiare”, ha scritto infatti su Twitter l’On. Zan alludendo a Renzi.
A questo punto per il provvedimento il cammino si fa davvero difficoltoso. Per non dire proibitivo. Ma ciò che rileva è il nuovo profondo solco tracciato sul campo arato e pronto per la semina quirinalizia fra la coalizione di sinistra guidata da Enrico Letta (PD+ LeU+ M5S) e la galassia centrista (Renzi e Calendasoprattutto) divisa su tutto tranne che sul veto al Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte.
Un solco che potrebbe farsi voragine alla vigilia delle elezioni del Capo dello Stato (e dopo).