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Il punto politico di luglio: chiamala, se vuoi, “secolarizzazione”
di Carlo De Nicola
“Attaccare lo spirito della legge se non lo permette la lettera, attaccare la lettera se non lo permette lo spirito”, suggerivano gli antichi teorici di retorica riferendosi, in particolare, al dibattito giudiziario. Lo stesso vale per il posizionamento politico dei partiti: fissando la lettera e lo spirito del proprio agire in un documento di principio si vuole, si cerca di evitare scomode discrasie.
Guardiamo ad esempio le ultime settimane, piuttosto travagliate per il Movimento 5 Stelle che da tempo subisce gli scossoni del prolungato avvento della leadership dell’ex premier Giuseppe Conte. Il nuovo Statuto – che dovrebbe essere votato online, nelle intenzioni dei vertici del Movimento, “a breve” – sembra infatti aver toccato e destabilizzato dalle fondamenta un arcanum imperii della compagine pentastellata: il potere di indirizzo politico del Garante – Beppe Grillo – che sarebbe con il nuovo corso pressoché interamente trasferito alla figura del leader del Movimento.
In attesa di leggere quello che sarà il nuovo Statuto, chi scrive ritiene che l’obiettivo del soloniano cimento non sarà solo quello pratico di trasformare il M5s in un partito di Governo a tutti gli effetti, ma anche quello culturale e comunicativo di superare le discussioni basate sui richiami allo spirito delle origini del Movimento, alla base della lunga polemica tra “ortodossi” e “governisti”, proiettando – così si legge in un comunicato – al 2050 i suoi valori identitari e la sua vocazione innovativa. Chiamala, se vuoi, “secolarizzazione”: la storia è ricca di contrasti tra un potere preesistente legato a simbologie, dettami generali di condotta e figure carismatiche e quello successivo spesso sostenuto da un più complesso, preciso e istituzionalizzato sistema di norme, che non sempre ma il più delle volte si concludono in un progresso (nella cultura greca, ad esempio, si passò da themis, la giustizia divina, a dike, il diritto civile).
Una dinamica analoga a quella che si può intravedere, a livello europeo, nell’evoluzione dei partiti di destra con la Carta dei valori dei sovranisti europei: anche qui un tentativo di fare il punto e trovare un insieme di principi comuni per superare ogni definizione localistica delle destre europee, consolidando la credibilità di questa specifica offerta politica sul tavolo delle trattative di Bruxelles. Come si collocherà il progetto di federazione di centrodestra che presto potrebbe vedere la luce in Italia, e che per altro ad oggi non riscuote l’entusiasmo di una delle due formazioni “firmatarie”, rispetto agli ormai codificati valori sovranisti?
Al netto delle ipotesi sulle evoluzioni future, constatiamo come dopo la vittoria di una cultura cosiddetta “antipolitica” nel marzo 2018 si assista in queste ultime settimane a un ritorno del dibattito sui principi, un abbandono della dicotomia “populismo versus establishment” a favore di un posizionamento di merito, ideologico nel senso virtuoso della parola.