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Il punto politico di aprile: prime tensioni nel Governo, continua la riorganizzazione dei partiti
di Carlo De Nicola
Il Governo Draghi continua a operare in sostanziale stabilità, anche se le tensioni nell’eterogenea base parlamentare che lo sostiene, dapprima quiescenti, sono tornate a farsi sentire nell’ultimo mese. Ad agitare le acque dell’arcipelago delle «larghe intese» sono, in particolare, i botta e risposta tra la componente di sinistra e centrosinistra (Articolo Uno, rappresentata nell’Esecutivo dal Ministro della Salute Roberto Speranza, e il PD, appena uscito dalla fase di riassestamento che ha seguito l’elezione a Segretario di Enrico Letta) e la Lega. Oggetto del contendere sono principalmente le riaperture: il Carroccio, da tempo impegnato a chiedere un rapido superamento delle restrizioni alle attività produttive, ha ad oggi ottenuto risultati parziali e condizionati dal futuro sviluppo dell’emergenza pandemica. Altro tema caldo delle ultime settimane è quello dei ristori, con la Lega che chiede il varo entro aprile di un secondo Decreto Sostegni che preveda uno stanziamento di almeno 50 miliardi di euro.
Per quanto concerne i partiti, si osserva un processo di trasformazione degli equilibri politici, ancora embrionale all’indomani della nascita del nuovo Esecutivo ma via via più rapido con il passare delle settimane.
All’interno della coalizione di centrodestra i barometri suggeriscono, se non una bufera, quantomeno qualche mareggiata. «Pomo della Discordia» è, in questo caso, la presidenza del Copasir, che Fratelli d’Italia rivendica per sé in quanto unico partito di opposizione: del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica è però attualmente titolare la Lega, che non sembra intenzionata a cederlo – a meno che non si passi dalle dimissioni di tutti i membri del Comitato e dal suo integrale rinnovo.
Per quanto concerne la coalizione giallo-rossa, il processo di consolidamento e ufficializzazione avviato negli ultimi mesi prosegue e arriverà, almeno nelle intenzioni delle segreterie di Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, a presentare un candidato congiunto nella prossima tornata elettorale (le Regionali in Calabria, ma anche le Amministrative di Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna). Nel corso del mese di marzo, il M5s è entrato nella Giunta regionale del Lazio: la Regione guidata da Nicola Zingaretti è divenuta così la seconda effettivamente giallo-rossa (l’unico altro precedente è stata, a fine gennaio, la Puglia). Tuttavia, per quanto concerne la corsa congiunta alle elezioni, non vi sono ancora certezze sulla riuscita dell’alleanza.
Proprio la compagine pentastellata è quella attualmente interessata dalla più profonda trasformazione, coincidente con il prossimo insediamento alla leadership dell’ex premier Giuseppe Conte. Nell’ultimo mese, Conte ha incontrato iscritti e parlamentari anticipando le proprie priorità come prossimo futuro capo politico dei pentastellati, a cominciare dall’introduzione della «Carta dei valori» e da un nuovo Statuto. A ciò si aggiunge la recrudescenza delle tensioni con l’Associazione Rousseau, che dalla fondazione ha gestito la piattaforma per l’e-democracy del M5s e che ora sembra in procinto di prendere definitivamente le distanze dal Movimento.