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Il nuovo Governo e i primi passi su ambiente ed energia
di Elisa Gazzara
Il Governo PD-M5S, ormai al completo dal punto di vista delle nomine (ministri, viceministri e sottosegretari), attende invece ancora l’assegnazione delle deleghe per rendere la ‘macchina’ pienamente operativa. Il passaggio è molto importante poiché identifica il responsabile di importanti materie che necessitano di un interlocutore in grado di prendere decisioni, definire le priorità, guidare la linea dei ministeri su singoli temi. Per quanto riguarda l’energia, materia in capo al Ministero dello Sviluppo Economico, guidato da Stefano Patuanelli (M5S), sarà interessante capire se la rispettiva delega verrà assegnata ad un altro rappresentante del M5S o a uno dei due sottosegretari del PD.
Il nuovo Governo si è certamente aperto ai temi della sostenibilità ambientale, a iniziare dal programma che parla di un “Green New Deal” che possa “condurre ad un radicale cambio di paradigma culturale e che porti a inserire la protezione dell’ambiente tra i principi fondamentali del nostro sistema costituzionale”. Gli obiettivi, ma soprattutto gli strumenti per raggiungerli, sono ancora piuttosto vaghi e l’energia occupa un ruolo alquanto marginale, fatta eccezione per il riferimento ad un sempre più diffuso ricorso alle rinnovabili e allo stop a nuove autorizzazioni per l’estrazione di idrocarburi.
Come approcciare quindi la materia energia-clima? Innanzitutto riconoscendo la complessità e la trasversalità: è evidente infatti quanto energia e ambiente ma anche industria, agricoltura, mobilità e fiscalità siano strettamente connesse tra loro. Questo aspetto è emerso in maniera assai evidente con la presentazione del decreto-legge Clima da parte del ministro dell’Ambiente Costa (in quota M5S), presentato a pochi giorni dall’insediamento del nuovo Governo senza prima condividerlo con i colleghi del Ministero dell’Economia e dello Sviluppo Economico, a quanto ci riportano le cronache politiche. Tra gli interventi previsti, che a questo punto saranno verosimilmente oggetto di revisione, la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi. Secondo l’ultima bozza del decreto-legge “A partire dall’anno 2020, le spese fiscali dannose per l’ambiente indicate nel Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi istituito presso il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare […] sono ridotte progressivamente al fine del raggiungimento degli obiettivi fissati dalla Strategia nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell’aria […] ”. Il Catalogo è di recente pubblicazione (ne avevamo parlato qui) ed è interessante notare come i settori più influenti in termini economici – ovvero cui sono corrisposti i maggiori sussidi – sono il settore energetico e quello agricolo-zootecnico (dagli sconti sul gasolio per l’autotrasporto a quelli sui consumi energetici in agricoltura, dalla detassazione delle auto aziendali all’aliquota IVA agevolata sui consumi energetici di famiglie e imprese). È chiaro che il tema dei sussidi ambientali vada affrontato ed è normale che riceva molta attenzione dalla politica visto l’enorme ammontare nel suo complesso (i sussidi ambientalmente dannosi valgono da soli circa 19 miliardi), ma è altrettanto evidente che mettere mano anche a uno solo uno degli elementi del Catalogo abbia conseguenze a cascata di non poco conto su molti settori ed è quindi bene affrontare questi interventi in un’ottica sistemica.
Capiremo meglio quali siano gli intendimenti in tema di energia-clima da parte dei due partiti già a partire dall’imminente legge di bilancio. Inoltre la legislazione europea offre già fin dalle prossime settimane interessanti opportunità di intervento poiché si aprirà un importante cantiere di recepimento delle direttive che discendono dal Clean Energy Package (ne parliamo qui). Dalla direttiva sulla performance energetica degli edifici alla Renewable Energy Directive II, che rivoluzionerà il mondo dell’efficienza e dell’autoconsumo; dalla revisione della direttiva sull’Efficienza energetica a quella sui Mercati elettrici. Inoltre l’Italia, come gli altri Stati UE, dovrà presentare entro l’anno la versione definitiva – e auspicabilmente più operativa – del Piano Nazionale Energia e Clima che diverrà vincolante per definire le strategie di decarbonizzazione del prossimi, decisivi, anni.