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Il Dibattito Pubblico irrompe nel Codice Appalti
Nello Schema di Decreto Legislativo “Nuovo Codice dei contratti pubblici” c’è un’interessante novità per quanto riguarda il tema dell’informazione e della condivisione di progetti con il territorio e realizzazione di opere ed infrastrutture.
Il tema del Dibattito Pubblico è una costante della discussione politica nazionale. Un tentativo di introduzione relativamente recente era stato promosso nel febbraio 2013, quando il Governo Monti aveva approvato un Ddl in Consiglio dei ministri per regolare la partecipazione delle comunità in fase di programmazione e progettazione delle grandi infrastrutture. Quel testo, di fatto, è rimasto lettera morta, dal momento che l’esecutivo lo presentò di fatto a termine legislatura. Un’altra proposta recente, a firma dei senatori PD Borioli, Esposito e Vaccari, ha preso la discussione ormai quasi un anno fa ma ora giace tra i disegni di legge depositati in Senato.
L’articolo 22 dello Schema di Decreto licenziato dal Consiglio dei Ministri e oggi all’esame delle Commissioni parlamentari per la consueta prassi consultiva, prevede che le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori provvedano alla pubblicazione, nel proprio profilo del committente, dei progetti di fattibilità relativi ai grandi progetti infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale, aventi impatto sull’ambiente, la città o sull’assetto del territorio, nonché degli esiti della consultazione pubblica comprensivi dei resoconti degli incontri e dei dibattiti con i portatori di interesse.
Per le grandi opere infrastrutturali aventi impatto rilevante sull’ambiente, sulle città e sull’assetto del territorio, è invece obbligatorio il ricorso alla procedura di dibattito pubblico. La disciplina del dibattito pubblico prevede la convocazione, da parte del soggetto proponente, di una conferenza a cui sono invitate le amministrazioni interessate, e altri portatori di interessi, ivi compresi comitati di cittadini, che abbiano già segnalato agli enti locali il loro interesse, nella quale si definiscono le modalità del dibattito pubblico, che, in ogni caso, deve concludersi entro 4 mesi.
Gli esiti del dibattito pubblico (di cui deve essere data pubblicità on line) sono valutati in sede di predisposizione del progetto definitivo e sono discusse in sede di conferenze di servizi – istituto che nel frattempo ha subito delle semplificazioni – relative all’ opera sottoposta al dibattito pubblico. L’individuazione delle tipologie di opera e delle soglie dimensionali per l’attivazione della procedura di “dibattito pubblico” è demandata ad un apposito decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, su proposta del Consiglio superiore dei lavori pubblici.
Così con un decreto ministeriale, si affaccia sul panorama italiano questo nuovo istituto che, ci si augura, non si accontenti di essere un mero adempimento burocratico ma rappresenti piuttosto uno strumento per gestire la fame di partecipazione e ascolto che sempre più forte proviene dai territori interessati dal progetto.