Gas, Gestione dei rifiuti, In Primo Piano, Post in evidenza, Rinnovabili
Il (bio)futuro del gas nell’era delle emissioni zero
di Caterina Castellani
C’è un giacimento di gas inesauribile, che potrebbe soddisfare ogni anno circa il 20% dell’attuale domanda mondiale, senza emettere CO2. Si tratta della filiera del biogas e, soprattutto, del biometano, secondo quanto si legge nell’Outlook for biogas and biomethane dell’Agenzia Internazionale dell’Energia.
Nella visione di AIE, si tratta di una risorsa sotto-utilizzata: se, infatti, la produzione mondiale di biogas è stata pari a circa 35 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio nel 2018, le stime dell’Agenzia guidata da Fatih Birol prevedono un potenziale di produzione per la sola Europa di più di 100 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. Si tratta, in altre parole, dei due terzi dell’energia consumata dall’Italia nel 2018 o di circa il 7% dell’energia totale consumata dall’UE nello stesso anno (dati Eurostat).
I vantaggi del biogas/biometano, si legge nell’Outlook, si manifesterebbero su diversi livelli della filiera. Ad esempio, il biogas può essere considerato una risorsa energetica di pronto utilizzo nei territori dove viene prodotto, abbattendo i cosi di approvvigionamento nelle aree difficilmente raggiunte dalle reti nazionali o dove la domanda energetica è troppo elevata per essere soddisfatta dalle sole fonti rinnovabili.
Il biogas, quando sottoposto a un processo di upgrading, diventa biometano: un composto praticamente indistinguibile dal metano e che, come tale, può essere iniettato nella rete gas esistente e utilizzato dove viene consumato il gas naturale rimanendo CO2-neutro: una soluzione particolarmente adatta alle industrie caratterizzate da elevate emissioni e che assicurerà un futuro sostenibile alle infrastrutture del gas esistenti. A tal proposito, un recente studio dell’Oxford Institute for Energy Studies (OIES) ha evidenziato come il trasporto del biometano sia al momento il futuro più economicamente vantaggioso per le infrastrutture del gas, dove invece l’utilizzo di altri vettori energetici – come, nel caso dello studio OIES, l’idrogeno – potrebbe richiedere switching costs maggiori.
In uno degli scenari prospettati dal rapporto AIE, il biometano comporterà una riduzione nell’emissione di gas climalteranti di un miliardo di tonnellate, includendo sia le emissioni di CO2 causate dalla combustione del metano tradizionale, sia la CO2 rilasciata dalla decomposizione della materia organica da cui viene ricavato il biogas.
Se, quindi, AIE individua importanti punti di forza nello sviluppo della filiera del biogas, rimane aperta una questione legata al costo maggiore della maggior parte del biogas rispetto al gas naturale. Tale questione può essere affrontata, sostiene l’Agenzia, attraverso l’aumento del costo della CO2, che renderà, gradualmente ma costantemente, più convenienti le fonti di energia a basse emissioni. Questo effetto incentivante può essere ulteriormente aumentato se nel computo saranno inserite anche le emissioni di metano risparmiate, in considerazione del fatto che il gas naturale, se disperso nell’atmosfera, è esso stesso un climalterante.
Il rapporto si chiude con una rassegna dei delle policy che possono rafforzare la filiera di questa importante energia rinnovabile. Da questo punto di vista, è interessante osservare che molti di loro sono sono già stati recepiti dalla normativa UE, che ancora una volta si dimostra all’avanguardia nell’elaborazione di politiche per la sostenibilità.