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Il 6,5% delle emissioni di CO2 italiane è assorbito dai boschi
di Redazione
Nel 2019, il 6,5% delle emissioni di CO2 italiane, pari a 31,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica, non è finito in atmosfera grazie al patrimonio boschivo nazionale. A presentarci quest’ottima notizia è il Rapporto ISPRA “Transizione Ecologica Aperta. Dove va l’ambiente italiano?”, uscito a metà dicembre 2021.
In un’epoca in cui enormi sforzi sono profusi da istituzioni e operatori privati per ridurre l’impatto delle attività produttive sull’ambiente – aumentando la quota di energia verde prodotta e/o consumata, o viceversa riducendo al minimo l’impatto delle attività produttive di più difficile decarbonizzazione – risulta davvero sorprendente come nel dibattito sulla transizione ecologica il ruolo strategico del patrimonio boschivo sia così spesso relegato in secondo piano. Eppure, il risultato di ridurre del 6,5% le emissioni climalteranti, se ottenuto in altro modo, richiederebbe indubbiamente investimenti consistenti: non si può certo dire, quindi, che si tratti di poca cosa.
Il patrimonio boschivo nazionale – continua il report ISPRA – è in continua crescita sin dal secondo dopoguerra: in questo lasso di tempo, con una particolare accelerazione a partire dagli anni ’80, le superfici coperte da bosco sono pressoché raddoppiate, passando da 6,5 a 11,1 milioni di ettari, pari al 37% del suolo nazionale: per dare un’idea dell’importanza di tale cifra, il report ISPRA evidenzia come l’Italia sia più “boschiva” di Paesi nell’immaginario comune caratterizzati da ampie aree forestali, come Germania e Svizzera (entrambe al 31%). I nostri boschi maggiormente in crescita si trovano in aree montane o collinari, e secondariamente in aree agricole cadute in disuso.
I boschi sono una risorsa preziosa non solo sul piano climatico (che, visti gli ottimi risultati in termini di carbon sinking, basterebbe a fare per lo meno una riflessione approfondita su quanto possano contribuire i boschi nel trasformare l’Italia in un Paese a emissioni nette zero), ma anche sul piano energetico, per la produzione di biomassa, industriale, grazie alla filiera del legno, vera e propria eccellenza nazionale, e ambientale, grazie agli effetti di contrasto al dissesto idrogeologico e di erosione del suolo. Per questo motivo, le istituzioni comunitarie e nazionali stanno dedicando una crescente attenzione alle modalità per valorizzarli.
Sul piano UE, è di luglio la Strategia Forestale Europea, considerata da Bruxelles una parte essenziale del Green Deal europeo finalizzato a raggiungere il 55% della neutralità climatica entro il 2030. In Italia, invece, il Mipaaf è attualmente impegnato nelle fasi finali dell’iter di approvazione della Strategia Forestale Nazionale, che ha ricevuto lo scorso 2 dicembre il via libera dalla Conferenza Stato-Regioni.