Dai territori, Dalle Istituzioni, Governo, Idrocarburi, In Primo Piano, Parlamento, Produzione di Energia, Sostenibilità
«I veri nemici del mare restano in libertà»
Idrocarburi. Dietrofront del Governo sulla ricerca off-shore
La lettera aperta inviata da Pierluigi Vecchia, geologo della Petroceltic e della Società Geologica Italiana, alla stampa abruzzese
Scrivo mentre la Legge di Stabilità viene prima blindata e poi approvata con la fiducia al Senato. E con essa passano alcuni articoli che impattano in maniera sostanziale sul settore industriale dell’esplorazione e produzione di idrocarburi. Articoli “ad progettum” che, con il chiaro intento di colpire una specifica vittima, producono una serie di danni collaterali ad altre vittime. Tutte sacrificate sull’altare del consenso politico, senza entrare nel merito.
Si può avere opinioni molto diverse sul tema, ma penso che queste debbano avere sempre una base fattuale, non opinabile e non discutibile. La mia opinione è basata su più di 20 anni di lavoro sul campo, in prima linea, a parlare con le persone e a dirigere operazioni anche molto delicate, da geologo a cui piace il proprio lavoro, da cittadino che pensa anche allo sviluppo del proprio Paese. Triste è il Paese che rinuncia a sviluppare le proprie risorse naturali, la tecnologia e il sapere in nome di una incerta salvaguardia ambientale, di un nuovo modello di sviluppo che non ha ancora i numeri, le capacità, la tecnologia sufficienti per smarcarci dal modello che ora conosciamo e che ci ha portato all’attuale livello di benessere nonostante tutto.
Il geologo: i veri nemici del mare restano in libertà.
Il tutto in nome di un “ma il nostro oro è il turismo/l’agricoltura/la pesca”, che ci porterà a chiedere la mancia al turista di turno che viene a godersi il nostro Paese “molto pittoresco”, ma solo fino a quando non saremo più in grado di garantire acqua calda, luce e internet. Perché il turismo vive di acqua calda, luce e internet; se non glie li dai, il turista non viene e se viene non torna.
Un Paese in cui l’Amministratore della cosa pubblica cavalca l’onda della demagogia di un modo di tutelare il territorio ancora legato ad un movimentismo anni ’70, secondo il quale ” non va bene” qualunque ipotesi o progetto, comunque. Anche se relativo a quegli strumenti del nuovo modello di sviluppo tanto auspicato (eolico, solare, geotermia, biomassa, tubi, cavi, …). Triste è il Paese dove l’Amministratore del bene comune decide di cavalcare quest’onda solo per opportunismo e cinismo politico. E triste è il Paese che non riesce a smarcarsi da questo modo di fare politica e di fare tutela del territorio entrambi antichi, sia da parte del politico che da parte dell’associazionismo/movimentismo ambientale.
Recentemente, un Presidente di una delle Regioni promotrici dei referendum NoTriv rispose più o meno così a chi gli chiedeva quale sarebbe stata la fine dei 3-4000 lavoratori del settore idrocarburi in quella Regione: “3-4000? Ma io ho decine di migliaia di lavoratori nel turismo, nell’agricoltura, nella pesca”, e il presidente di una associazione ambientalista che gongolava soddisfatto annuendo con la testa. Loro pensavano ai voti e alle tessere, non pensavano alle famiglie. Io, ingenuo, continuavo a chiedermi perché i 3-4000 lavoratori non possono continuare a lavorare “insieme” alle decine di migliaia di altri lavoratori; perché questo serve, lavoro serio e onesto, “insieme” e non “invece”.
Il danno vero è per il Paese intero, per la sua credibilità nei confronti di un qualunque investitore italiano o straniero, non solo del petroliere brutto sporco e cattivo ma, chissà, un domani anche di chi fa ricerca sulle energie “altre”, sulle macchine o sui televisori, perché il messaggio è che questo è il Paese della in-certezza del diritto e di una politica territoriale in mano a “4 comitatini” che strillano e che usano la (e sono usati dalla) politica di turno. C’è da chiedersi quale sia la lobby che sta facendo danni al nostro Paese: quella dei petrolieri, che non sono stati capaci di comprendere la protesta che montava o di intercettare ben 4 stravolgimenti normativi in cinque anni, oppure quella di un associazionismo sempre più arroccato su posizioni integraliste di una paventata tutela del territorio e sempre più rappresentato nei centri di potere? Quella cioè di un ambientalismo troppo spesso più di facciata che di sostanza, alla ricerca più del massimo consenso (o massimo dissenso) che della sostanza delle questioni.
I veri inquinatori del “nostro splendido mare” resteranno a piede libero: depuratori non funzionanti, scarichi e discariche abusivi, cementificazione selvaggia, regole infrante quotidianamente. Loro si porteranno a casa le prossime elezioni (il politico) e qualche tessera associativa in più (l’associazionismo), noi ci sveglieremo invece in un Paese virtuoso, che rispetterà tutti i parametri e vincoli di Kyoto e di Parigi: zero emissioni, perché saremo un Paese morto.
Pierluigi Vecchia, geologo