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Gas, rinnovabili, efficienza. Il Decreto Sardegna è una scommessa sull’efficacia delle nuove semplificazioni
di Carlo De Nicola
Nei giorni scorsi è circolata una prima bozza del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri comunemente chiamato DPCM Sardegna. Il provvedimento, previsto dal decreto-legge Semplificazioni-bis di giugno 2021, individua “le opere e le infrastrutture necessarie al phase-out del carbone nell’isola”, intese come nuova capacità rinnovabile, infrastrutture per l’approvvigionamento, il trasporto e la distribuzione di gas naturale e potenziamenti della rete elettrica.
Non si vuole qui entrare nel merito della qualità della soluzione delineata nella bozza di DPCM. Piuttosto, il contenuto del provvedimento è un interessante spunto di riflessione nella misura in cui il caso sardo mostrerà l’effettiva capacità delle semplificazioni autorizzative portate avanti dal Governo Draghi di accelerare la realizzazione di impianti rinnovabili.
Stante, infatti, la necessità di dismettere entro il 2025 la capacità elettrica alimentata a carbone presente sull’isola e di decarbonizzare l’industria locale, l’installazione di nuova capacità rinnovabile acquisisce per il territorio un carattere particolarmente urgente. E la risposta del Governo a tale impellenza attinge copiosamente dai due principali provvedimenti di semplificazione degli iter autorizzativi – il citato DL Semplificazioni-bis e il decreto legislativo di recepimento della RED II (quest’ultimo ancora da emanare).
Anzitutto, nelle intenzioni del Governo la realizzazione dei nuovi 2,6 GW di eolico e dei 2,2 GW fotovoltaici dovrà avvenire sulle aree idonee così come definite ai sensi del decreto legislativo di recepimento della RED II (quindi, in attesa dell’individuazione definitiva delle aree da parte delle istituzioni regionali, sui siti provvisoriamente qualificati come tali dal legislatore nazionale). Tale collocazione dovrebbe consentire ai nuovi impianti di essere sottoposti a un parere non vincolante da parte dell’autorità paesaggistica. Le aree “provvisoriamente idonee” sono sufficientemente estese da garantire l’installazione di una tale capacità? Evidentemente
In secondo luogo, una parte rilevante – se non prevalente – dei progetti rinnovabili destinati a decarbonizzare la Sardegna saranno di competenza della Commissione Tecnica PNRR-PNIEC, quindi sottoposte a iter autorizzativo statale.
Infine, è interessante quanto dichiarato dall’assessore all’Industria Anita Pili in merito alla singolare situazione che, sempre in base all’attuale bozza del DPCM Sardegna, si verrebbe a costituire sull’isola: questa diventerebbe, infatti, l’unica regione “cui è attribuita una quota esatta di rinnovabili”. Vale a dire: un provvedimento amministrativo centrale si sostituirà in larga misura al PEARS nella programmazione dello sviluppo delle rinnovabili sul territorio.
Considerando quanto detto sopra, la centralizzazione dello sviluppo delle rinnovabili in Sardegna appare in tutta la sua evidenza. Le potenzialità per uno sviluppo imponente di eolico e solare ci sono: come mostrano i dati elaborati nell’ambito del Progetto R.E.gions2030 di Public Affairs Advisors ed elemens, la Sardegna è tra le regioni più attrattive per l’una e l’altra fonte di energia. Se il mix di innovazioni normative varato dal Ministero per la Transizione Ecologica funzionerà, tra pochi anni l’isola conoscerà uno sviluppo inedito dell’energia verde, con la risoluzione dei nodi del permitting e lo sblocco possibile di migliaia di MW di capacità. In caso contrario, c’è il serio rischio che la transizione energetica in Italia non decolli, nonostante lo sforzo normativo fatto finora. E diventerà necessario pensare a nuove, e più coraggiose, semplificazioni.