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Fotovoltaico e agrovoltaico negli ultimi provvedimenti nazionali e regionali: segnali di un’apertura
di Carlo De Nicola
Qualcosa si sta muovendo nel complesso rapporto tra fotovoltaico e agricoltura: nel DL Energia, con un’importante modifica rispetto al testo emanato dal Governo, il Parlamento ha eliminato il limite del 10% di occupazione di superficie agricola il rispetto del quale era precondizione affinché gli impianti agro-voltaici potessero accedere agli incentivi statali.
Tale importante modifica è rappresentativa di un cambio di prospettiva, da parte delle istituzioni, sul tema dell’inserimento degli impianti fotovoltaici in aree agricole e, in particolare, sulle opportunità delle configurazioni agro-voltaiche per bilanciare produzione agricola ed energetica. È cambiato l’approccio al problema della doppia vocazione dei terreni: se prima la soluzione era “limitare la quantità di fotovoltaico da installare sui campi, così da preservarne la fruibilità”, ora è “assicurarsi che il fotovoltaico non infici la fruibilità dei campi, così che possa esserne realizzato quanto più possibile”.
Il provvedimento favorisce nello specifico gli impianti dotati di moduli sollevati da terra e con possibilità di rotazione: per questi sarà necessaria la realizzazione di sistemi di monitoraggio dell’attività agricola sulla base delle Linee guida adottate dal CREA, in collaborazione con il GSE, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del Decreto.
Si tratta indubbiamente di un passo avanti: la precedente formulazione, infatti, avrebbe reso concretamente molto difficile l’accesso dell’agro-voltaico agli incentivi, limitandone la realizzazione solo su aree appartenenti ad aziende agricole particolarmente estese.Più ambigui i segnali dalle Regioni, alcune delle quali sembrano recepire meglio di altre il cambio di prospettiva registrato a Roma. Due esempi opposti arrivano dagli antipodi della Penisola. Il primo è quello del Veneto, dove il Consiglio Regionale sta lavorando a una proposta di legge volta a limitare fortemente la realizzazione di fotovoltaico in area agricola (si pensa addirittura a un limite di capacità pari a 1 MW!). Tale misura, a meno di una significativa revisione del testo, sembra destinata a inserirsi nella lunga tradizione di leggi regionali prontamente impugnate dal Consiglio dei Ministri per eccessivi limiti alla realizzazione di impianti rinnovabili. Il secondo esempio è quello della Calabria, dove proprio in considerazione delle modifiche al DL Energia il Consiglio Regionale si muove verso l’approvazione di una proposta di legge che, in deroga alle disposizioni contenute nel Quadro Territoriale Paesaggistico della Regione, non applica agli impianti agro-voltaici innovativi il limite massimo del 10% di occupazione dell’area dedicata alle coltivazioni prevista per gli impianti rinnovabili. Un approccio decisamente più in linea con il cambio di prospettiva cui si è assistito in questi giorni in Parlamento.