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Fine tutela, come (e quando) sarà il rinvio?
di Gianmarco Maisto
Il completamento della liberalizzazione del mercato della vendita di energia elettrica e gas – o meglio, l’ipotesi del suo ennesimo rinvio – ha fatto capolino nella manovra economica che il Parlamento si appresta ad approvare in questi giorni. Il Senato stava infatti per dare il via libera alla proroga al 1° gennaio 2022 della cessazione dei prezzi tutelati ma la Presidente del Senato Alberti Casellati ha dichiarato inammissibile il comma sul Fine tutela del maxi-emendamento del Governo “in quanto estraneo al contenuto del disegno di Legge di bilancio”.
A dire il vero c’è poco da esultare per operatori e associazioni dei consumatori, che da anni discutono di mercato libero e delle strategie più efficaci per implementare una riforma che attende da troppo tempo di essere portata a compimento: il rinvio è infatti scontato visto che poco o nulla si è fatto per rispettare l’attuale scadenza al 1° luglio 2020. Ma sul come e quando evidentemente si dovranno fare tutte le valutazioni del caso per scongiurare che una proroga indiscriminata prevalga sull’intervento normativo serio e lungimirante. In questo senso, la decisione della Presidenza del Senato è stata certamente accolta di buon grado dagli stakeholder poiché il subemendamento del Movimento 5 Stelle, recepito nella versione provvisoria del maxi-emendamento del Governo, oltre a spostare troppo in là nel tempo la fine della maggior tutela, non prevedeva alcuna distinzione tra clienti domestici e PMI, a differenza di un’altra proposta della maggioranza del Partito Democratico – anch’essa soltanto discussa durante l’esame della manovra – che prevedeva lo slittamento al 1° gennaio 2021 per i clienti commerciali con consumi superiori a 16,5 kW, al 1° luglio 2021 per i clienti commerciali con consumi fino a 16,5 kW e al 1° gennaio 2022 per i domestici.
Lo stesso Ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli, di recente intervenuto in Commissione Industria del Senato e nell’omologa Attività produttive della Camera, aveva sottolineato che la fine della tutela non sarebbe stata tout court, parlando di “uscite frazionate” per accompagnare i clienti verso il libero mercato. Occorre inoltre considerare che la nuova proroga deve tenere conto della direttiva comunitaria 2019/944 che, come rilevato anche dall’Autorità per l’energia, dovrebbe consentire la fine della tutela dal 1° gennaio 2021 almeno per le piccole imprese. E sulla gradualità partendo appunto dalle imprese, ha insistito il Presidente Stefano Besseghini dichiarando che la data del 1° gennaio 2022 sarebbe suonata come “un rinvio secco” a scapito degli operatori e anche dei cittadini “che si stanno progressivamente informando sul tema”. Il Presidente dell’ARERA non ha fatto mistero di avere invece apprezzato la parte del subemendamento 5 Stelle che fissava la deadline di marzo 2020 per l’emanazione dell’Elenco venditori, lungamente (e invano) atteso dal settore.
In attesa che il Governo delinei la sua posizione, il dibattito dentro e fuori dal Parlamento prosegue e un’importante nuova occasione di confronto, già a partire da gennaio, potrebbe essere la risoluzione dell’Onorevole Luca Squeri (Forza Italia) in Commissione Attività produttive della Camera.