Dalle Istituzioni, Efficienza energetica, Energia Elettrica, In Primo Piano, Produzione di Energia, Rinnovabili, Sostenibilità, Unione Europea
Europa 2020. A che punto siamo con gli obbiettivi energia e ambiente?
Nella fase di revisione degli obbiettivi energia-clima europei al 2030, è forse ora di fare un tagliando su quelli, molto più vicini, al 2020. Ricordiamoli: 20% di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, modulato su scala nazionale; la riduzione a livello UE delle emissioni climalteranti del 20% rispetto al 1990; aumento del 20% nell’efficienza energetica. Questi target sono stati introdotti con la direttiva del 2009 come pacchetto di politiche in materia di clima e energia dell’Ue, e a questo scopo era stato ideato e predisposto il mercato dei permessi di emissione (Ets), che vedrà presto una revisione. La legislazione Ue per le energie rinnovabili, invece, è entrata in vigore nel 2001, quando è stata adottata la direttiva sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, seguita nel 2003 da quella sulla promozione dell’uso dei biocarburanti o di altri carburanti rinnovabili nei trasporti e nel 2009 dalla direttiva sulle rinnovabili presente nel pacchetto energia.
Quali sono stati dunque a oggi gli effetti di questa produzione normativa? Innanzitutto i dati della relazione della Commissione Europea del 2015 sui progressi compiuti nel raggiungimento dell’obiettivo vincolante di una quota del 20% di energie rinnovabili entro il 2020, dicono che nel 2014 sono state le biomasse a produrre più energia verde (47%), seguite da idroelettrico (17%), eolico (11%), biocarburanti (9%), solare (7%), pompe che estraggono calore (5%), biogas (4%), geotermico ed energia marina (1%). La quota finale del 15,3% di energie rinnovabili nel consumo finale lordo del 2013 dimostra che l’Unione europea e la grande maggioranza degli stati membri stanno riportando notevoli progressi. Si prevede che 25 stati membri raggiungeranno i propri obiettivi nazionali 2013/2014. Inoltre, 26 paesi dell’Ue hanno già centrato gli obiettivi 2011/2012. I dati dell’Italia sono in linea con quanto prospettato dalla Commissione: l’obiettivo relativo alla quota di risorse rinnovabili 2020 è del 17%, e già nel 2013 il nostro paese lo aveva praticamente raggiunto con il 16,7%.
L’Europa con lentezza ma senza tregua tenta di portare a concretezza i propri sforzi e proprio di recente si è riunito un importante Consiglio dei Ministri UE dell’Ambiente. Nell’agenda dell’incontro la revisione della direttiva sui limiti alle emissioni nazionali (NEC), Conferenza sul clima e sistema Ets. In particolare la riforma del meccanismo europeo per lo scambio delle quote di emissioni di CO2, prevede l’istituzione di una riserva di stabilità per il ritiro dal mercato di 900 milioni di diritti di emissione di CO2 e la stabilizzazione del loro prezzo, oggi troppo basso.
Anche nel nostro Paese si è svolto di recente un incontro di rilievo su questi temi. Il 22 giugno alla Camera dei deputati si sono tenuti infatti gli Stati generali del clima, prima tappa nazionale verso l’appuntamento dell’Onu COP21 a Parigi nel prossimo mese di dicembre. La conferenza è stata voluta dal governo e organizzata dal ministero dell’Ambiente e da Italia sicura, struttura di Palazzo Chigi creata per combattere il dissesto idrogeologico. A tema i 35 miliardi di euro da utilizzare in “difesa del clima”. Degno di nota l’intervento del ministro dell’ambiente Galletti che ha annunciato lo stanziamento da parte del governo di 10 miliardi per prevenire il dissesto idrogeologico e l’impegno a tagliare le emissioni di gas serra del 40 per cento entro il 2030.
Intanto Eurostat ha pubblicato i primi dati relativi alle emissioni di Co2 in Europa, in discesa mediamente del 5% rispetto all’anno precedente. In cima alla classifica europea per riduzione delle emissioni di Co2, la Slovacchia (-14,1%), seguita da Danimarca (-10,7%), Slovenia (-9,1%), Regno unito (-8,7%) e Francia (-8,2%). A seguire, l’Italia, che con un – 6,9% di emissioni si pone al di sopra della media Ue (-5%). In fondo alla classifica Bulgaria (+7,1%), Cipro (3,5%) e Malta (2,5%).
A fronte dello scenario e di questi dati c’è da dire che le attuali politiche energetiche europee, a partire dagli obiettivi vigenti al 2020, risentono dell’arco temporale particolarmente lungo che intercorre tra il momento in cui gli obiettivi e le strategie sono concepiti e il momento dell’attuazione. Non solo, gli Stati hanno filiere, economie e caratteristiche molto diverse fra loro e la dipendenza da fonti come il carbone è ancora molto forte nei Paesi dell’Est, ma anche in Germania, dove continua a rappresentare una risorsa molto importante. Questa situazione rende le politiche europee spesso superate dagli eventi, come dimostrato dagli obiettivi di riduzione delle emissioni, che in teoria ne rappresentano l’aspetto più importante. L’integrazione dei mercati, promossa dall’Esecutivo UE, sembra essere davvero la mossa più importante per riallineare tutti i Paesi verso gli obbiettivi prefissati.
Comments (0)