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Energia versione UK. Niente più incentivi per l’eolico onshore
Cosa c’è scritto nel programma energetico ambientale dei Tory guidati da David Cameron
Nel Regno Unito il partito conservatore – forte della recente vittoria elettorale – avvierà con più decisione alcuni programmi che finora hanno subito ovvi ammorbidimenti e annacquature per via della condivisione della guida di governo con i liberaldemocratici. In tema di energia la piccola rivoluzione è già stata annunciata e tutto lascia pensare a una politica energetica molto più forte e diretta emanazione delle volontà del partito vincitore. L’esponente del Liberali democratici Ed Davey intanto dice addio al mandato per lasciare il posto a Amber Rudd nominata segretario all’Energia e al Clima nel nuovo esecutivo di David Cameron. Ex giornalista economica, la Rudd è stata segretaria personale dello stesso Cameron: una donna di fiducia per guidare un Ministero strategico nella grande campagna di attrazione di investimenti che Londra sta portando avanti.
I liberaldemocratici avevano esposto la loro agenda energetico-ambientale al motto di ‘Keep Britain Green’, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di anidride carbonica di almeno il 40% entro il 2030. Gli ex compagni di governo avevano inoltre l’obbiettivo di stimolare gli investimenti nelle energie rinnovabili, dopo aver creato una Green Investment Bank, che ha investito ingenti somme di denaro pubblico in progetti sulle rinnovabili.
I conservatori non rinunciano all’investimento in rinnovabili, ma lo inseriscono in un mix di attività che non vuole lasciare indietro nessuna chance o risorsa energetica. Nel loro programma – che vedremo come verrà effettivamente declinato nella fase di implementazione – affermano di voler rimuovere tutte le forme di sussidio per la tecnologia eolica onshore, che ha garantito per anni un approvvigionamento importante di energia elettrica, ma che non ha mai goduto di un esteso supporto pubblico. Per questo, basta sostegni all’eolico onshore, che sarà anche “frenato” con una modifica alla legislazione in grado di “assicurare che la parola finale sulla realizzazione dei parchi in terraferma sia delle comunità locali”. Al contempo si parla di un significativa espansione del nucleare di nuova generazione.
Quanto alle risorse energetiche fossili, nessun passo indietro sullo sfruttamento delle risorse di shale gas, che pure sta costando malumori in particolare fra gli abitanti delle regioni del Nord. Cameron, consapevole di questo, ha promesso nel suo programma un pacchetto di benefit per quelle popolazioni, che saranno destinatarie di parte delle risorse economiche ottenuto dallo sviluppo di progetti, creando un Sovereign Wealth Fund.
Nella premessa del capitolo dedicato all’energia si ammette inoltre di aver poco sfruttato le risorse domestiche di petrolio e gas, garantendo così continuità ai progetti in corso nel Mare del Nord.
Sul fronte del mercato retail, si ricordano i risultati conseguiti nel giungere al 10% della presenza di operatori indipendenti sul mercato, nel semplificare lo switching tra operatori nei contratti di fornitura, nella semplificazione della struttura delle tariffe. Sul futuro la promessa è fare sì che entro il 2020 tutte le case e gli uffici siano dotati di un contatore Smart Meter.
Sul clima l’impegno è di giungere ad un accordo importante alla Conferenza di Parigi sul clima ma il tema vero rimane quello del bilanciamento tra competitività e regole per attenersi alle raccomandazioni europee sull’ambiente. E qui arriva forse la nota dolente. Il 2017 è alle porte e il referendum sulla permanenza nell’Unione europea – una mossa anche per riguadagnare terreno rispetto agli indipendentisti scozzesi – potrà avere un importante effetto sulla partecipazione del Regno Unito alle politiche di contrasto alle emissioni di anidride carbonica.
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