Dai territori, Governo, In Primo Piano, Post in evidenza, Rinnovabili
È possibile uno sviluppo delle rinnovabili senza coinvolgere il Ministero della Cultura?
di Emilio Conti
Con la pubblicazione del Decreto-legge di riordino dei Ministeri nella Gazzetta Ufficiale n. 51 del 1° marzo, prende corpo la nuova riorganizzazione ministeriale voluta dal Governo Draghi per traghettarci più velocemente verso una transizione ecologica ed energetica. Il nuovo Ministero della Transizione Ecologica (MiTE) guidato da Roberto Cingolani assume, in questo quadro, le competenze del Ministero dell’Ambiente e quelle del MiSE in materia di politica energetica.
“Serve una transizione ecologica ma anche una transizione burocratica: servono regole per operare in modo efficace ed efficiente. Se abbiamo idee fantastiche ma non gli strumenti che ci consentono di realizzarle, tutto può essere vano” ha spiegato in un’intervista il neo Ministro. Queste parole ci fanno sperare in un cambio di passo sostanziale verso la crescita degli investimenti nelle energie rinnovabili che in quest’ultimo anno sono rimasti sostanzialmente al palo. L’ultima asta per accedere agli incentivi, collegata al Decreto FER1 (DM 4 luglio 2019), ha visto infatti l’aggiudicazione solamente di meno del 20% della potenza disponibile per mancanza di impianti, mentre in altri Paesi, come la Spagna ad esempio, le domande sono state superiori di tre volte l’offerta.
Lo stesso Decreto Legge prevede l’istituzione, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Comitato interministeriale per la Transizione ecologica (CITE) che ha come obiettivo quello di coordinare e programmare le politiche nazionali per la transizione ecologica. A questo Comitato parteciperanno i Ministri della Transizione ecologica, dello Sviluppo economico, delle Finanze, delle Infrastrutture, del Lavoro e dell’Agricoltura. Con sorpresa di molti operatori non fa parte del CITE il Ministro della Cultura, dal momento che le Soprintendenze, emanazione diretta del MiC, sono le principali responsabili della bocciatura di nuovi impianti a fonti rinnovabili.
Le Soprintendenze, giustamente, svolgono il loro ruolo di controllo degli aspetti fondamentali inerenti la tutela del nostro paesaggio e dei beni artistici e architettonici presenti, ma pensare di dare un impulso alla transizione energetica senza un coinvolgimento del Ministero che le guida è come pensare di partire con una macchina a cui manca una ruota. Quanto previsto dal Decreto ci pare inoltre perlomeno in contraddizione con altre parole del Ministro Cingolani rilasciate nella medesima intervista “Stiamo coinvolgendo tutti i Ministeri perché i problemi complessi devono essere affrontati in modo non verticale”.
Ascoltando le sue parole, auspichiamo quindi che il Ministro possa contribuire a rimediare a quello che viene definito da molti come un errore, in maniera che in breve tempo si possa recuperare il tempo perduto verso il raggiungimento degli obiettivi delineati dal PNIEC, nel pieno rispetto della tutela del paesaggio del nostro Paese, ma evitando atteggiamenti prevenuti nei confronti di determinate tecnologie.