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Digitale, comunicazione politica, protezione dei dati: in arrivo nuovi Regolamenti UE
di Carlo De Nicola
Dopo l’adozione nel 2016 del General Data Protection Regulation – il “famoso” regolamento GDPR che ha obbligato innumerevoli piattaforme ad aggiornare le proprie policy in materia di trattamento dati – la Commissione Europea e il Parlamento si muovono in direzione di un ulteriore avanzamento nella normativa volta – a seconda del punto di vista – a tutelare gli utenti delle piattaforme digitali o a limitare l’utilizzabilità dell’enorme mole di dati e conoscenza prodotti dal comportamento online degli utenti.
Anzitutto, il Digital Services Act. Lo scorso 20 gennaio, il Parlamento Europeo ha approvato tale Regolamento, finalizzato a definire obblighi e responsabilità dei fornitori di servizi intermediari – vale a dire, quei soggetti che mettono a disposizione a terzi uno “spazio virtuale” per la condivisione e la diffusione di contenuti. Il Regolamento così emendato sarà nelle prossime settimane soggetto all’esame da parte del Consiglio: qualora quest’ultimo dovesse dichiararsi favorevole alla posizione espressa da Strasburgo, il testo sarà approvato definitivamente e diventerà immediatamente applicabile su tutto il territorio comunitario.
In base al testo licenziato dalla Plenaria, il tracking pubblicitario basato su informazioni riconducibili a minori e ad altre categorie vulnerabili sarà proibito tout court, mentre per le utenze delle quali rimane consentito il tracciamento a fini pubblicitari il regolamento prevede, tra le altre cose, la semplificazione del diniego all’utilizzo dei dati e la possibilità di utilizzare ugualmente la piattaforma senza aver preventivamente acconsentito all’utilizzo dei dati con finalità di tracciamento pubblicitario, acconsentendo quindi a ricevere pubblicità non basate sui dati personali. Infine, si obbliga chi raccoglie i dati ad una maggiore trasparenza in merito alle finalità di utilizzo e ai soggetti che ricevono i dati e finanziano le singole campagne pubblicitarie.
Come riporta la testata Euractiv, alcune delle modifiche più significative sono state promosse dalla Tracking-Free Ads Coalition, coalizione parlamentare intergruppo avente come obiettivo il divieto – o quanto meno la forte limitazione – del tracking a fini pubblicitari: una pratica che, pur costituendo da una parte l’opportunità per facilitare il reperimento dei contenuti commerciali e informativi di maggiore interesse per l’utente (cosiddetto microtargeting), ha negli ultimi tempi preoccupato in modo crescente il legislatore nazionale e comunitario a causa delle potenzialità distorsive e finanche manipolatorie di tali tecnologie.
Si è conclusa, invece, il 31 gennaio 2022 la consultazione pubblica sul testo di Regolamento sulla Pubblicità politica online adottato dalla Commissione Europea: testo che sarà quindi nelle prossime settimane inviato al Parlamento per proseguire l’iter legislativo standard. Il Capo III del Regolamento è interamente dedicato alla regolamentazione delle tecniche di targeting adottate dai fornitori di servizi di pubblicità politica: questi, in particolare, saranno tenuti a redigere una strategia (almeno) quinquennale delle proprie tecniche di targeting, rendendola consultabile dal destinatario della pubblicità politica insieme ad altre informazioni sui dati trattati (ad esempio, i parametri utilizzati per la scelta del target, le categorie di dati personali usati, i meccanismi e la logica di targeting, i criteri di inclusione ed esclusione di categorie di destinatari e i motivi della scelta di tali criteri, e così via).In questa riedizione dell’annoso dibattito tra “apocalittici” e “integrati”, per il momento sembra prevalere la cautela e l’idea che, lasciati a loro stessi, i fenomeni del microtargeting e delle echo chambers che ne derivano non potranno che portare a una sempre più estrema polarizzazione del dibattito pubblico e politico, dei “noi contro loro”, del cherry picking e dell’utilizzo strumentale delle informazioni (vere, inesatte o del tutto false). Per questo motivo, diffondendo conoscenza sul funzionamento della comunicazione politica online, si tenta di depotenziarla, contestualizzarla, indicarne la fonte, gli scopi e in certo senso gli “arcani”. Verum scire est scire per causas, la vera conoscenza è la conoscenza delle cause, e quindi rendere accessibile a ciascun utente perchéproprio questo messaggio gli è stato mostrato dovrebbe aiutarlo a comprenderne la natura persuasiva e quindi ad affrancarvisi.