Dai territori, Gestione dei rifiuti, In Primo Piano, Post in evidenza
Deposito nazionale rifiuti radioattivi: la lisciata di pelo dei governatori al peggior NIMBY
di Mattia Fadda
Poco prima che la maionese della politica romana impazzisse, fra le altre cose significative si discuteva anche della localizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi. Ad inizio gennaio, infatti, SOGIN, azienda pubblica creata allo scopo, aveva pubblicato la carta delle aree potenzialmente idonee (CNAPI). Quella dell’individuazione delle aree idonee e poi del sito puntuale è una questione molto importante poiché quotidianamente in ogni angolo del Paese industria e presidi sanitari producono rifiuti radioattivi che devono essere “smaltiti a titolo definitivo” in completa sicurezza.
Prima o poi il sito sarà scelto e persino la comunità che lo ospiterà, dopo un monte di polemiche, capirà che in fondo non c’è molto di cui preoccuparsi. Ma con Thomas Eliot occorre ricordarsi che ciò che conta non è la meta, ma il percorso del viaggio. Per capire, infatti, una volta di più quanto sia difficile assumere decisioni sulle infrastrutture in questo Paese, occorre guardare alle reazioni a caldo dei presidenti di Regione alla notizia che alcuni dei 67 siti inseriti fra quelli potenzialmente idonei ricadevano fra i loro confini.
Si consideri che la valutazione fatta in questa fase da SOGIN è eminentemente tecnica e si basa su criteri tecnico-scientifici (idrogeologici, pedologici, sismici ma anche economici e urbanistici). La Carta censisce infatti 67 luoghi che soddisfano i 25 criteri stabiliti oltre un lustro addietro. Le regioni interessate dalla carta sono Basilicata, Lazio, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia e Toscana. Ma nonostante i presidenti di queste Regioni conoscano bene i criteri SOGIN e la genesi della carta, in ode ai peggiori istinti populisti, alcuni si sono subito adoperati in una lisciata di pelo preventiva alle masse bercianti dei social. Di seguito riportiamo le reazioni a caldo dei sette presidenti.
Per Christian Solinas, presidente della Sardegna, accogliere il deposito nazionale trasformerebbe l’isola “in una pattumiera nucleare al centro del mediterraneo”, con un danno irreversibile alla vocazione turistica ed al suo tessuto economico. Anche Michele Emiliano, governatore pugliese, mette in contrapposizione – chissà poi perché – il deposito nazionale con un “modello di sviluppo improntato sulla tutela dell’ambiente e della salute”. Emiliano scrive di scelte imposte dall’alto “che rimandano al passato più buio” e “umiliano le comunità”. Parla poi di scelta “irragionevole che contrasteremo in ogni sede”. La Regione Basilicata, secondo il presidente Vito Bardi, “si opporrà con tutte le forze” ad ogni ipotesi di ubicazione nel proprio territorio del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi: “abbiamo già dato”. Il deposito, sempre secondo Bardi, “rischierebbe – chissà poi perché (ndr) – di pregiudicare la prospettiva di sviluppo sostenibile” della regione. Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemonte, stigmatizza la mancanza di confronto coi territori: “è inaccettabile – dice il Governatore – che da Roma piovano di notte sulla testa dei cittadini piemontesi decisioni così importanti e delicate che riguardano le nostre vite”. Ovviamente non vi è stata alcuna decisione ma solo l’apertura di una fase di consultazione con gli stakeholder territoriali cointeressati. Istituzionalmente corretta, invece, la risposta del Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci. Un post neutro su Facebook per render nota la costituzione di un comitato tecnico volto a contrastare l’individuazione dei quattro siti regionali e per fornire poi osservazioni in fase di consultazione. Ci va piano anche Eugenio Giani, presidente toscano, che con lo stile che lo contraddistingue si limita a ricordare che Maremma e Val d’Orcia costituiscono un valore ambientale unico al mondo (come gli altri 65 luoghi, vien da dire…) e a dire “il Governo si ricrederà”. Non sorprende ma questa volta conforta, invece, l’ennesimo silenzio di Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio. Nessun post o dichiarazione del segretario PD sul fatto che anche la Tuscia si stata censita fra le aree idonee ad accogliere il deposito.
Esercizio stimolante per il lettore sarà quello di aprire i post e leggere alcune decine di commenti.