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Comunità energetiche: arriva la firma del decreto da parte del Ministro Pichetto Fratin
di Martina Molino
Dopo ormai quasi un anno e mezzo di attesa, il 22 novembre, è arrivato il “via libera” da parte della Commissione europea al provvedimento italiano sulle comunità energetiche, fortemente voluto dal Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin: “È un altro passo importante verso una vera svolta energetica che attende il Paese – ha dichiarato il Ministro all’indomani dell’approvazione di Bruxelles.
Mercoledì 6 dicembre, il Ministro ha firmato e trasmesso alla Corte dei Conti il decreto di incentivazione alla diffusione dell’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili.
Una volta terminato il passaggio alla Corte dei Conti, il provvedimento dovrà essere pubblicato sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, per poi entrare in vigore. Entro trenta giorni dalla pubblicazione, dovranno essere predisposte le regole operative proposte dal GSE e approvate dal Ministero, avviando così la fase attuativa del decreto.
Le interlocuzioni con la Commissione erano in corso da febbraio, con la fase della pre–notifica, e a luglio con la notifica vera e propria. Secondo il Ministro, la dilatazione dei tempi è stata dovuta probabilmente all’elemento di novità introdotto dalle misure previste dal decreto, che “rappresenta un apripista per altre esperienze nel continente europeo”, richiedendo un’attenzione particolare da parte di Bruxelles.
Nella sua valutazione, la Commissione ha osservato che “il regime introdotto dal decreto favorisce lo sviluppo di talune attività economiche” e che si tratta di una misura “necessaria, adeguata e proporzionata”, anche perché “l’aiuto è concesso a piccoli impianti e non supera il deficit di finanziamento” e “ha un effetto di incentivazione”. Gli impianti in configurazione di autoconsumo, “non sarebbero finanziariamente sostenibili senza il sostegno pubblico”. Per queste ragioni, la Commissione ha concluso che “l’aiuto produce effetti positivi, in particolare sull’ambiente, in linea con il Green Deal europeo, che superano eventuali effetti negativi in termini di distorsioni della concorrenza”.
Lo schema di decreto, risultante dal dialogo con la Commissione, mantiene la sua struttura essenziale, rispetto al testo circolato nei mesi scorsi. Mira a incentivare, per un massimo di 5,7 miliardi di euro, impianti per una potenza di 7 GW complessivi, di cui 5 GW con tariffa incentivante, e altri 2 GW con il contributo a fondo perduto del PNRR.
La tariffa incentivante sarà finanziata tramite prelievo sulle bollette dell’elettricità dei consumatori e composta da una parte fissa e una variabile. La parte fissa varia in funzione della taglia dell’impianto, la parte variabile in funzione del prezzo di mercato dell’energia. L’incentivo aumenta al diminuire della potenza degli impianti e al diminuire del prezzo di mercato dell’energia. È inoltre prevista una maggiorazione tariffaria per gli impianti ubicati al Centro e Nord Italia.
Per quanto riguarda, invece, il contributo a fondo perduto, misura rivolta solo a impianti situati in comuni con meno di 5000 abitanti, i progetti ammissibili dovranno diventare operativi prima del 30 giugno 2026.
Il decreto prevede inoltre all’articolo 15 che possano accedere alle tariffe incentivanti anche le Configurazioni di autoconsumo per la condivisione dell’energia rinnovabile (CACER) ubicate sul territorio di Stati membri dell’Unione europea o di Stati terzi confinanti con l’Italia e con i quali l’Unione europea ha stipulato un accordo di libero scambio.
Tra le novità previste dalla nuova versione del provvedimento rientrano le possibilità di rinuncia. È stata difatti esclusa la possibilità per i soggetti a cui era riconosciuto il diritto a ricevere gli incentivi di potervi rinunciare “prima del termine del periodo di diritto”, per evitare che si configurasse una situazione da “aiuti di Stato”. Punto questo su cui la Commissione ha particolarmente insistito.
Un’altra novità introdotta a seguito del parere della Commissione e che nei giorni scorsi aveva richiamato l’attenzione delle imprese del settore riguarda la previsione di un cap sulla tariffa che ottengono le aziende da entrambe le misure. Questo per evitare possibili distorsioni del mercato europeo. L’arrivo del decreto è atteso con trepidazione dagli operatori del settore, che concordano sulla centralità di questo strumento per la diffusione delle comunità energetiche in Italia, oltre che rappresentare un fondamentale tassello per la transizione energetica del Paese. Attraverso il coinvolgimento diretto dei cittadini, accanto alle esperienze di autoconsumo, si auspica anche la diffusione di una maggiore accettazione degli impianti da fonti rinnovabili (sia grandi che piccoli) e una crescente consapevolezza dei cittadini del ruolo indispensabile delle rinnovabili in particolare in questo momento storico.