Corporate Social Responsibility, In Primo Piano, Post in evidenza, Rinnovabili, Smart cities
Business as unusual
di Giovanni Galgano
Lavoriamo in modalità “smart working” da fine febbraio. Pochi giorni dopo l’esplosione dell’emergenza coronavirus e senza aspettare decreti o ordinanze abbiamo deciso che era il tempo di limitare, da subito, spostamenti riunioni e occasioni di contagio.
Le peculiarità del nostro lavoro ci consentono di adattarci con una certa facilità all’operatività “da remoto”, e di aggirarne almeno in gran parte le oggettive limitazioni.
L’epidemia e i suoi tempi ci hanno imposto e ci impongono di ripensare alla nostra azione professionale quotidiana, in attesa che si possa tornare, gradualmente, alla normalità.
Ci siamo quindi riorganizzati dal primo giorno di crisi, proseguendo l’attività consulenziale con scrupolo e metodo, pur muovendoci in uno scenario del tutto nuovo e affatto piacevole.
Lascio ad altri le riflessioni generali sullo “smart working” e sulle possibilità che esso si consolidi nel sistema delle imprese e del lavoro.
Mi limito qui a sottolineare che il nostro team sta raffinando e gestendo buone pratiche per dialogare con gli stakeholder, con gli interlocutori tecnici, con i clienti e con il mercato in generale. Abbiamo già trasformato tutti gli eventi che ci vedono promotori o “protagonisti” in occasioni virtuali. La tecnologia ci aiuta.
Il primo seminario del PPA Commitee, sarà gestito per esempio con un webinar. E con modalità simili e smart stiamo gestendo e gestiremo riunioni, incontri ristretti o allargati, condivisioni di documenti e dossier.
In questo momento drammatico per il Paese il nostro compito è, oltre che osservare puntigliosamente comportamenti consoni alla limitazione del contagio, tenere la barra dritta, portare avanti il nostro lavoro con scrupolo, comprendere che l’impegno dei singoli è l’unica strada per puntellare il Paese e la sua tenuta economica e sociale.