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Bilanci per le rinnovabili. Dopo Cingolani tocca alle regioni
di Mattia Fadda per R.E.gions2030
R.E.gions2030 aveva chiesto già a fine ottobre 2021 al Ministro della transizione di far saltare il tappo portando il prima possibile in Consiglio dei Ministri l’approvazione dei 3 GW di rinnovabili che lui stesso aveva censito come fermi a causa dell’opposizione dogmatica delle Soprintendenze. Lo scorso 2 dicembre un segnale in tal senso era arrivato: il Governo aveva sbloccato 6 impianti eolici pugliesi bloccati dal MiC. Appena un segnale ma comunque un segnale incoraggiante, per quanto lo scenario ideale sarebbe comunque quello di non dover ricorrere a un intervento ministeriale ad hoc per progetti strategici e, soprattutto, così urgenti.
Invece, la recrudescenza della questione costo del gas naturale e del relativo aggravio delle bollette per famiglie e imprese italiane ha indotto a credere che il meccanismo compensativo sul prezzo dell’energia prodotta andrà ad impattare sul mercato delle rinnovabili, riportando la pedina alla casella di partenza del solito gioco dell’oca italiano. È infatti indiscutibile che l’iniziativa del Governo finalizzata a raccogliere per ragioni contingenti pochi miliardi di euro dai produttori di energia elettrica rinnovabile per coprire parte dei costi delle misure già previste per tutelare i consumatori, lanci un segnale negativo a chi le rinnovabili investe per realizzarle. Nei fatti un ulteriore impedimento sulla strada della transizione energetica.
È certo che il Governo abbia considerato questo effetto disincentivante degli “extra-profitti” calcolandone i potenziali effetti. Pensiamo che il peso del solo messaggio politico (tassiamo le rinnovabili) avrebbe dovuto indurre ad un ripensamento, ma nel calcolo costi-benefici avrà pesato la tanta, temiamo troppa, fiducia che il MiTE ripone nel contro-effetto (questa volta positivo) che la stagione delle semplificazioni autorizzative del secondo semestre 2021 dovrebbe apportare al sistema. Inoltre solo da pochi giorni la commissione PNRR-PNIEC ha acceso i motori. La partenza seppur stentata promette bene ma su di essa pesano il ritardo cumulato, la lunga coda di progetti in attesa del vaglio e soprattutto le attese.
Accanto a ciò non si comprende – perché in contraddizione con la fiducia riposta da Cingolani nella Commissione PNRR-PNIEC e nelle sue riforme di semplificazione – la sortita di Mariastella Gelmini, Ministra degli affari regionali, che lo scorso 20 gennaio in audizione alla Commissione Bilancio della Camera, sull’attuazione del PNRR, ha proposto la costituzione di un tavolo tecnico presso la Conferenza Stato-Regioni per provare ad accelerare il sistema delle autorizzazioni e snellire le procedure per aumentare la produzione di energia da fonte rinnovabile. Pertanto, come si suol dire, delle due l’una: cos’altro c’è da semplificare che non poteva essere semplificato a maggio 2021? Perché non sono state raccolte prima le indicazioni dei produttori e delle loro associazioni che quotidianamente si scontrano con le resistenze delle burocrazie e le opposizioni preconcette dei territori? Oppure, di converso: perché, se ci sono i margini per ulteriori semplificazioni non sono già state implementate? Si aspettava una crisi energetica?
Sempre secondo Gelmini, “occorre andare oltre il 40% di fabbisogno energetico soddisfatto attraverso le fonti rinnovabili”. Per la Ministra con un’intesa con il collega della transizione ci sono “i margini per rafforzare la sinergia con le Regioni in questa direzione”.
Anche su questo ci si consenta di chiosare, che l’occasione per rafforzare la sinergia tra Stato e Regioni in materia energetica è già imminente: presto le Regioni saranno chiamate ad individuare le aree idonee – alcune si stanno già attivando, in attesa dell’emanazione dell’apposito Decreto Ministeriale previsto dal d. lgs. di recepimento della Direttiva RED II. A partire dalla distribuzione delle aree idonee sarà inoltre ridefinito il burden sharing regionale. Infine, diverse Regioni – alcune delle quali particolarmente importanti per i settori eolico e fotovoltaico – sono in questi mesi impegnate nell’aggiornamento del proprio PEAR.
Se non assisteremo a una svolta nell’approccio legislativo delle istituzioni regionali verso le rinnovabili, il timore è che qualsiasi ulteriore strumento – che sia un tavolo per la semplificazione o un Decreto Semplificazioni-ter – si riduca alla proverbiale vox clamantis in un deserto di vincoli, moratorie e opposizioni di comitati di cittadini spaventati.